Piccoli sordi stranieri: il filtro della cultura e la difficile attuazione degli interventi sanitari
Marisa Bonomi
L'articolo, attraverso la descrizione delle vicende di una bambina indiana di 9 anni sottoposta all'Impianto Cocleare (IC), esemplifica la singolare complessità della situazione in cui vengono a trovarsi il bambino straniero e i soggetti che hanno il compito di curarlo. Viene evidenziato come solo abbandonando una posizione etnocentrica, e prendendo in considerazione il progetto migratorio della famiglia e la prospettiva di vita futura del bambino, sia possibile realizzare interventi efficaci. La bambina alla quale si fa riferimento nell'articolo è stata sottoposta a due Impianti Cocleari a distanza di quattro anni, dopo il suo arrivo in Italia. In situazioni simili, è necessario accompagnare i genitori e il bambino per aiutarli non solo a comprendere l'intervento dei medici, ma anche a esprimere le loro ansie e aspettative. L'esperienza relativa alle visite domiciliari dimostra come sia possibile impedire che un'azione di cura, all'interno di una situazione già di per sé a rischio, si possa trasformare in un ulteriore elemento di destabilizzazione.
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