Vol. 16, n. 1, gennaio 2020

EDITORIALE

Cosa ci ha portato il 2019…

Cari Lettori,

iniziamo questo primo numero con un ringraziamento per l’attenzione e la condivisione di questo progetto editoriale. L’annata 2019, infatti, è stata positiva sotto tutti i punti di vista: dal numero degli abbonati in significativa crescita (con un aumento del 37% rispetto al 2018), alla vitalità della partecipazione dei colleghi che hanno inviato davvero molti contributi per la pubblicazione.

Anche la novità del corso strutturato in modalità blendend, che forniva 25 ECM sulla base di domande relative agli articoli della rivista, ha riscosso un buon successo.

Per quanto riguarda i contenuti della Rivista, gli argomenti trattati negli articoli pubblicati nel 2019 riflettono in modo coerente la realtà della professione in Italia, con un rapporto di circa due a uno tra articoli dedicati all’età evolutiva e articoli dedicati all’età adulta.

Molto impegnativo, ma indispensabile, è stato mantenere gli standard richiesti per l’indicizzazione esistente, che richiedeva una revisione in doppio cieco di ogni proposta di pubblicazione, così come l’equilibrio tra i diversi argomenti trattati in ogni numero, processo che ha talvolta causato tempi di attesa non brevi.

L’anno che sta arrivando…

Il 2020 porterà molte novità, che scaturiscono dalle riflessioni fatte insieme al Comitato Scientifico. In primis, una nuova organizzazione delle sezioni della rivista, che a partire da questo numero saranno:

  • Età evolutiva
  • Età adulta
  • Esperienze e buone prassi.

Questa strutturazione avrà però una caratteristica dinamica, che prevede la possibilità di integrare altre sezioni, tra le quali:

  • Professione logopedista
  • Strumenti di valutazione
  • Linee guida
  • Recensioni di articoli e libri
  • Numeri monografici.

Una prima riflessione riguarda la sezione «Esperienze e buone prassi cliniche», che prende spunto dai numerosi suggerimenti arrivatici: in questa sezione inseriremo anche trattazioni di specifici casi clinici, organizzate secondo una struttura editoriale ben precisa, sulla quale stiamo lavorando e che prenderà il via con il secondo numero di quest’anno.

La seconda è sulla mission della Rivista, che si pone l’ambizioso obiettivo di aiutare nella crescita professionale i colleghi più giovani, anche guidandoli nella capacità di stesura dei contributi. Tra le strategie per raggiungere questo traguardo abbiamo individuato:

  • redazione di un documento che raccolga gli obiettivi e le aree di interesse della rivista (argomenti, taglio, struttura degli articoli, contenuti delle diverse sezioni, standard di qualità);
  • aggiornamento e ampliamento delle norme per gli autori, con aggiunta di informazioni circa la lunghezza degli articoli da inviare, la composizione delle bibliografie, la struttura degli articoli;
  • istituzione di calls for papers su argomenti specifici: questo strumento potrebbe rivelarsi molto utile anche per la costruzione di numeri monografici;
  • un ulteriore aumento della selettività, rimandando agli autori tutti quei contributi che non si atterranno in modo scrupoloso alle norme per gli autori aggiornate;
  • una rimodulazione del sistema di risposta all’invio dei contributi, riducendo il tempo di risposta nelle revisioni.

Anche su questo aspetto vale la pena di soffermarsi: la revisione da parte dei referee, cui chiediamo un’ulteriore attenzione a questo aspetto, in particolare quando non immediatamente positiva, deve essere considerata come un’opportunità di scambio e di crescita professionale per i colleghi giovani, o semplicemente meno esperti di pubblicazioni.

Le ultime due novità (per il momento) riguardano la nuova veste grafica che caratterizzerà la Rivista a partire da questo numero e la nuova versione del sito web che sarà in rete a breve, accessibile sempre al link http://rivistedigitali.erickson.it/logopedia/, che consentirà non solo di leggere la versione online, ma anche di scaricare direttamente i singoli articoli in formato pdf.

Altre novità sono in arrivo, ma ne riparleremo nel prossimo editoriale… nel frattempo stiamo organizzando uno «spazio aperto» ai suggerimenti, alle proposte e alle considerazioni sui temi trattati nei singoli numeri.

Vi lascio ora con un report delle colleghe Valeria Di Martino e Anna Giulia De Cagno sulla Consensus Conference 2019 sui Disturbi Primari di Linguaggio.

Grazie ancora,

Luigi Marotta

Considerazioni sulla Consensus Conference sui Disturbi Primari di Linguaggio

Il documento finale della Consensus Conference sul Disturbo Primario del Linguaggio (DPL) rappresenta contemporaneamente il punto di arrivo e il punto di partenza di un lavoro che ha visto coinvolti da diversi anni gruppi di professionisti interessati nella loro pratica clinica alla diagnosi e al trattamento dei DPL. Già dalla fine dell’anno 2014, infatti, un gruppo di specialisti medici, logopedisti e psicologi aveva cominciato a ragionare sulla necessità di produrre raccomandazioni utili alla pratica clinica e a raccogliere le idee su quale potesse essere lo strumento più adeguato a tale scopo. Data la difficoltà a reperire le evidenze scientifiche necessarie alla stesura di Linee guida, si è optato per l’organizzazione di una Consensus Conference che ha consentito, comunque attraverso un processo formale e rigoroso, di giungere a un accordo tra diverse figure professionali, delineando posizioni ragionevoli e scientificamente solide.

Si deve senza dubbio all’intuizione della Federazione Logopedisti Italiani e di CLASTA il proposito di realizzare un lavoro rigoroso, attraverso una metodologia evidence-based, che ha coinvolto oltre 70 professionisti di diverse discipline e che ha consentito di sintetizzare i punti di forza e i limiti della letteratura disponibile sull’argomento.

Realizzare un progetto di ricerca, perché tale è considerata una revisione sistematica come quella realizzata, senza finanziamenti esterni ma unicamente grazie al contributo spontaneo di Società, Associazioni ed Enti partecipanti al Comitato tecnico scientifico, è stato un arduo compito che, grazie all’entusiasmo di ciascun partecipante e alla competenza dei singoli professionisti, ha prodotto il risultato finale oggi disponibile per tutti gli operatori sanitari coinvolti nel processo di diagnosi, valutazione e trattamento dei bambini con DPL.

Nella presentazione del documento, il prof. Salvatore Panico, coordinatore scientifico dell’Officina Napoli Cochrane, scrive: «Riuscire a integrare il valore dell’esperienza clinica quotidiana e quello dell’esperienza cumulativa di letteratura è un’impresa che richiede grande rigore metodologico, capacità di ascoltare tutti i punti di vista interpretativi, onestà intellettuale. Se poi l’argomento trattato ha una storia culturale legata alla medicina scientifica, ma con una giovane esperienza di valutazione secondo una metodologia EBM, allora l’impresa è anche più difficile. Sia per la novità dell’approccio sia per una comprensibile difesa di un corpo di conoscenza consolidata e applicata alla pratica clinica». In poche righe si coglie il vero senso di questo lavoro, lo spirito con cui va letta con attenzione ogni parte del documento. Dall’introduzione, che analizza puntualmente il background scientifico di riferimento con i motivi e lo scopo di questa Consensus, alla descrizione della metodologia utilizzata per la sua organizzazione, alla identificazione dei quesiti clinici e alla descrizione puntuale della strategia di ricerca e dei criteri di valutazione della qualità metodologica degli studi inclusi. La seconda parte, costituita dal documento finale di consenso elaborato dalla giuria, descrive puntualmente i contenuti degli studi inclusi per i quesiti formulati relativi agli strumenti da utilizzare per la diagnosi di DPL, all’età appropriata per utilizzarli, all’esistenza di indicatori precoci per il riconoscimento del DPL e agli interventi maggiormente efficaci per la presa in carico abilitativa/riabilitativa.

Molti professionisti approcciano con perplessità i risultati derivanti da una metodologia così rigorosa. Spesso infatti questi sembrano poco risolutivi rispetto al desiderio di trovare risposte ai molteplici problemi che devono essere affrontati nella pratica clinica quotidiana, di fronte ai quali gli operatori devono comunque prendere decisioni spesso in un clima di incertezza e in un sistema nel quale, in assenza di evidenze provate, un corpo di conoscenze consolidate viene automaticamente applicato alla pratica clinica.

Il merito di un lavoro come quello condotto nell’ambito dell’organizzazione della Consensus sui DPL è quello di aver consentito un acceso dibattito tra professionisti e reso molti di questi consapevoli dell’importanza che la ricerca deve assumere in questo ambito.

È emersa l’importanza di creare le condizioni favorevoli alla raccolta sistematica dei dati del proprio lavoro che consenta, attraverso un processo peer reviewed, di rendere disponibile a livello internazionale l’esperienza di tanti professionisti italiani al pari di quella dei colleghi di altri Paesi.

La lingua infatti rappresenta una variabile importante che influenza decisamente la possibilità di trasferire nel contesto italiano i risultati degli studi condotti in Paesi stranieri. Se questo è risultato essere un problema rilevante per l’utilizzo di test diagnostici, lo è ancor di più nel contesto del trattamento, nel quale la variabilità dei setting di erogazione (domiciliare, scolastico, ambulatoriale) e quella delle lingue dei trattamenti studiati (prevalentemente anglosassoni) non consentono di trarre conclusioni sufficienti a favore di uno specifico trattamento anche in presenza di risultati confortanti in alcune aree di competenza linguistica.

In definitiva, molte delle raccomandazioni della Consensus Conference contengono indicazioni per un’ulteriore ricerca che consenta di completare il processo di validazione degli strumenti diagnostici in uso, di adattare al contesto italiano quelli individuati nella letteratura e di verificare i risultati sull’efficacia dei trattamenti con ricerche su bambini di lingua italiana.

I risultati di questa Consensus, come quelli di altre organizzate secondo la stessa metodologia, vanno considerati alla luce della difficoltà di sviluppare raccomandazioni che, pur non garantendo realmente un consenso su larga scala, possono e devono rappresentare un punto di partenza condiviso all’interno della comunità scientifica.

La diffusione che il documento sta avendo grazie a diversi eventi organizzati dalle Associazioni promotrici della Consensus, attraverso il sito web dedicato e i social media, sta già producendo interessanti risultati, a cominciare da proposte di studi multicentrici lanciate da alcuni ricercatori italiani che siamo certi contribuiranno ad accrescere e rafforzare le conoscenze sul DPL.

Maria Valeria Di Martino e Anna Giulia De Cagno

 

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