Il ruolo della terapia logopedica in un soggetto autistico sottoposto a trattamenti “alternativi”: efficacia e limiti

Maria Giovanna Leotta, Roberta Perletti

Ogni volta che il logopedista accoglie nel suo ambulatorio un bambino e la sua famiglia, seppur soltanto per una valutazione, acquisisce gli elementi per parlare di un'esperienza, per «narrare» una storia. Questo lavoro nasce dall'esigenza delle autrici di raccontare la storia di una bambina di 4 anni, affetta da autismo, che in un periodo di tempo molto breve è stata sottoposta a diversi interventi terapeutici e a trattamenti «alternativi». L'obiettivo di questo contributo, quindi, non è solo quello di stabilire il ruolo della terapia logopedica nel trattamento dell'autismo, ma soprattutto quello di evidenziare i limiti della professione del logopedista e le difficoltà che quest'ultimo incontra nell'affrontare l'introduzione improvvisa e incontrollata di interventi terapeutici, privi di riconoscimento scientifico, all'interno del programma riabilitativo. Tali interventi vengono definiti trattamenti «alternativi», ossia metodi non suffragati da studi scientifici riconosciuti; essi non sono menzionati nelle Linee guida per l'autismo (SINPIA, 2005) tra le indicazioni al trattamento e sono stati fortemente sconsigliati in un recente studio spagnolo (Fuentes-Biggi et al., 2006).

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