Disprassia verbale evolutiva (DVE)

Mirella Mariani

Obiettivo di questo articolo è condividere e discutere un protocollo di valutazione per la Disprassia Verbale Evolutiva (DVE), da considerare applicabile nei vari contesti di riferimento e nelle varie realtà cliniche. Questo perché nella pratica clinica italiana non c’è, effettivamente, univocità nella valutazione ai fini diagnostici e riabilitativi. La diagnosi di DVE, infatti, è molto complessa, soprattutto per la presenza di molti aspetti in comune con il disturbo fonetico-fonologico di grado severo e con il disordine dell’articolazione. Vanno inoltre considerati ai fini diagnostici una serie di criteri di esclusione, che richiedono un approccio multidisciplinare, quali la presenza di anomalie strutturali oro-faciali, paralisi cerebrale infantile, disordini neurometabolici, sindromi genetiche note, sindromi con anomalie morfostrutturali specifiche del sistema nevoso centrale e deficit uditivi. Non ultima, quindi, una accurata valutazione in grado di descrivere le caratteristiche del funzionamento espressivo del bambino a vari livelli, da quello articolatorio a quello prassico, da quello esecutivo a quello funzionale comunicativo. Ma come poter organizzare un percorso adeguato rispettando criteri di adeguatezza clinica e sostenibilità operativa? Di seguito una prima proposta operativa con la speranza di aprire una discussione tra i vari attori di questo processo.

DOI
10.14605/LOG2012406

Keywords
Disturbi Fonetico Fonologici, Disprassia Verbale Evolutiva, Diagnosi, Protocollo di valutazione, Approccio multidisciplinare.

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