Il bel libro, originale e sorprendente, delle cinque autrici ci porta a esplorare attraverso gli albi illustrati realtà differenti, mondi vicini e lontani, punti di vista e visioni del mondo che mutano e si modificano così come muta e si modifica la realtà sociale e politica da cui sono in gran parte generati.
Nel libro si parte da un assunto condiviso: l’ottica è quella dell’educazione interculturale che si basa su una concezione dinamica della cultura per superare e decostruire sia gli stereotipi sia le visioni del mondo codificate e consolidate. Occorre liberarsi, sostengono le autrici rafforzate nelle loro tesi da ricerche accurate sul campo, da quelle «narrazioni tossiche» che raccontano la storia e le storie sempre dallo stesso punto di vista e rimuovendo gli stessi elementi di contesto e complessità. Al contrario, nel libro le autrici mettono costantemente in guardia contro il pericolo delle semplificazioni e delle tentazioni di «naturalizzare» e quasi annullare le differenze, ricordando ai lettori come queste siano sempre espressione di dominio. Il volume nasce da un progetto condiviso fra pedagogiste italiane, francesi e brasiliane: l’obiettivo e la sfida prevede di indagare come gli albi illustrati veicolino e rappresentino la realtà, diventando «oggetti mediatori» e «agenti di trasmissione culturale». Le autrici sono accomunate dalla condivisione del «risveglio pedagogico transnazionale» sull’importanza di presentare ai bambini/bambine, attraverso l’attento uso da parte di insegnanti, educatori, mediatori e genitori, un’ampia scelta di albi illustrati finalizzata all’educazione alla diversità e alla pluralità. Fortunatamente negli ultimi anni la produzione letteraria rivolta all’infanzia è ricca e variegata: sono nate e si sono sviluppate case editrici e collane dedicate al superamento degli stereotipi, al riconoscimento della parità, contro la violenza di genere fino alla presentazione di nuovi modelli di famiglia.
A suffragio delle tesi delle autrici, nel volume vengono indagate e riproposte le teorie più accreditate che ne costituiscono l’impianto ideologico. Per proseguire su questo terreno occorre guidare i lettori e le lettrici verso una visione ampia e arricchente che la vasta produzione letteraria oggi ci offre anche come biblioterapia: il libro, infatti, può diventare cura e terapia che ci aiuta a esplorare le diverse situazioni della vita, i passaggi, le tensioni sociali e ci insegna anche ad accettare i diversi punti di vista per educarsi all’ascolto e al rispetto. Il sostegno e l’orizzonte teorico di riferimento viene dalla pedagogia interculturale e, in particolare, da due aspetti particolarmente significativi ai fini dell’indagine del libro: il concetto di «cultura» intesa come espressione di un punto di vista in relazione ad altri e differenti punti di vista e il concetto di «dialogo», imprescindibile nell’incontro con l’altro. Di fatto le insegnanti quando utilizzano diverse tipologie di albi illustrati scelgono o interpretano a partire dalle proprie rappresentazioni culturali mentre è importante acquisire la competenza e la capacità di leggere in chiave interculturale anche l’albo illustrato e a questo fine il libro presenta ricerche che promuovono la riflessione e sollecitano l’agire didattico degli insegnanti. In Francia come in Brasile la questione del colore della pelle presuppone un riferimento alla nozione di razza e il capitolo che ne parla si fonda sulle ricerche realizzate da African American Studies e dagli Studi post-coloniali. In Brasile dal 2003 è obbligatorio l’insegnamento della cultura afro-brasiliana e africana all’interno di tutte le scuole e l’inclusione di personaggi neri e appartenenti ad altri gruppi etnici e razziali nei supporti per l’insegnamento come forma di prevenzione alla discriminazione, grazie anche a una selezione di opere che rispondono a questo criterio e, in parte, esaminate dalla ricerca. In Francia, come è noto, la scuola ha scelto il modello dell’assimilazione che di fatto nega le differenze a favore di un’educazione che rende tutti uguali e... francesi ma finalmente, a partire dagli anni Novanta si sono sviluppati anche studi e ricerche sui percorsi scolastici dei figli di migranti, sulle questioni legate alla violenza e al conseguente clima scolastico. Nella ricerca si affronta il nodo della rappresentazione del colore della pelle nei libri francesi (13) e brasiliani (22) e a quali tematiche viene associato. Molti dei libri proposti hanno come sfondo l’America segregazionista o contesti associati a un Africa stereotipata dove i bambini camminano sempre a piedi nudi… e che finiscono col riproporre forme di neo-razzismo focalizzate sulle proiezioni occidentali delle differenze etniche e culturali. Ma fortunatamente ci sono di recente opere il cui obiettivo esplicito è quello di ridare fiducia ai bambini di colore vittime di razzismo scolastico, attraverso la valorizzazione e l’orgoglio del colore della pelle e dei capelli e che fa riferimento a un movimento di militanza e di riconoscimento dei gruppi sociali da cui provengono i bambini neri. La parte del libro in cui si parla della ricerca nella scuola dell’infanzia in Italia mostra le peculiarità proprie del nostro contesto: attraverso l’uso del questionario e la realizzazione di focus group le autrici hanno acquisito informazioni utili a definire l’oggetto di indagine per rendere chiaro come l’albo illustrato sia un oggetto mediatore grazie al quale l’adulto può avvicinare il bambino/bambina ai temi pregnanti della nostra società quali migrazione ed ecologia. Ma la ricerca sottolinea altresì l’importanza di riconoscere che non esistono albi più o meno adatti per rappresentare una cultura e che tutto dipende dal buon uso che ne fa l’insegnante, a partire dal livello di consapevolezza dei propri processi cognitivi ed emotivi e di quelli dei bambini, offrendo sempre proposte plurime di storie e di immagini. A questo fine la ricerca analizza e presenta in bibliografia alcuni titoli originali ed essenziali.
L’ultima parte della ricerca è incentrata sulla questione di genere e potremmo anche definirla «Dalla parte delle bambine», tematica presente da molti anni ma sulla quale ancora molto c’è da lavorare e indagare da quando Elena Gianini Belotti pubblicò nel 1973 il suo libro apripista. E per fortuna sulla scena letteraria è arrivata già da tempo anche il personaggio di Pippi Calzelunghe che ha rappresentato una svolta nella rappresentazione delle bambine nella letteratura per l’infanzia e che rimane fondamentale per la costruzione dell’identità e per la formazione dell’immaginario di ciascuno. Oggi ci sono molti altri libri che presentano finalmente bambine e ragazze coraggiose e curiose e che offrono modelli e messaggi alle giovani lettrici per progettare la propria vita senza limitazioni di genere, imparando a gestire le emozioni e le paure mentre purtroppo ancora oggi il modello femminile adulto è presentato in modo vago quando esce dal ruolo materno. Ci sono infine alcuni libri molto stimolanti incentrati sul tema famiglia/famiglie in cui viene proposto un nuovo assetto e riequilibrio dei ruoli domestici e di cura. L’autrice della ricerca conclude col riconoscere i cambiamenti significativi ma pone anche l’attenzione sui rischi di ricadere comunque in versioni stereotipate in quanto l’immaginario proposto negli albi ben rappresenta il clima socioculturale diffuso oggi nel nostro Paese.
A conclusione della lettura di questo volume pregnante di significato e ricco di informazioni, ringraziamo le autrici anche per il sussidio prezioso rappresentato dall’ampia e accurata bibliografia che può aiutare e stimolare insegnanti, educatori, mediatori e genitori a presentare e a leggere ai bambini/bambine gli albi illustrati con sempre maggiore attenzione, consapevolezza e competenza.