Per poter meglio comprendere la «metamorfosi interculturale», avvenuta grazie alla presenza di persone immigrate che provengono da tutte le parti del mondo, le autrici partono dal bisogno di ri-definire gli elementi fondanti della multiculturalità, dello stereotipo, del pregiudizio e del razzismo, così come di declinare le diverse scuole di pensiero della pedagogia in ambito interculturale e i criteri che ne sono alla base.
Il testo si apre con la prefazione di Antonio Genovese che analizza, attraverso alcuni esempi pregnanti, le cause (guerre, conflitti, catastrofi) che sono diventate i principali fattori di spinta e di incremento dei processi migratori. Obiettivo dichiarato del volume è quello di arrivare alla comprensione dei processi che, nel corso del tempo, hanno portato all'affermarsi di una società multiculturale e alla relazione fra cultura e culture, sempre più contaminate, al fine di acquisire le competenze necessarie per interagire consapevolmente a partire dal proprio ruolo di educatori, operatori della scuola, operatori sociali ma anche di cittadini autoctoni e non.
La tesi delle autrici prevede di partire dalla conoscenza degli squilibri e delle disuguaglianze, fattori essenziali negli spostamenti degli esseri umani. Attraverso la lettura di dati aggiornati ci viene mostrato come il progresso umano non sia certo omogeneo, per quanto sia innegabile negli ultimi decenni un miglioramento complessivo delle condizioni di vita. Eppure ci viene ricordato come ancora oggi più di 800 milioni di persone continuino a soffrire di fame cronica mentre gli analfabeti sono stimati in quasi 900 milioni; ci sono poi i dati drammatici su gravi problemi di salute e di malnutrizione, sulla mancanza di acqua potabile e di igiene.
Proseguendo nella lettura del testo comprendiamo come applicare uno sguardo «interculturale» ai fenomeni della mobilità umana voglia dire comprenderne non solo la complessità ma anche la ricchezza e la problematicità, facendo proprio un modello democratico, inclusivo e partecipativo. Educare all'interculturalità vuol dire soprattutto educare all'incontro, all'accoglienza, alla valorizzazione delle peculiarità e delle differenze. Compito della pedagogia interculturale, dunque, è quello di creare consapevolezza negli insegnanti e negli educatori affinché siano in grado di promuovere il necessario cambiamento di prassi e di metodologie nelle proprie classi, così come di fare in modo che le relazioni individuali degli allievi siano basate sul dialogo e l'ascolto reciproci.
Per meglio intendere e perseguire le finalità della pedagogia interculturale le due autrici ritengono imprescindibile approfondire la conoscenza dei fenomeni quali lo stereotipo, il pregiudizio e, in particolare, il razzismo. A quest'ultimo sono dedicati due interi capitoli in cui vengono esaminate approfonditamente ed esaurientemente le più diverse teorie attraverso gli autori che le hanno formulate, senza dimenticare la tratta degli esseri umani e dei migranti, il femminicidio, lo schiavismo, l'islamofobia. Se, come sappiamo, la pedagogia ha per oggetto l'educazione della persona, la pedagogia interculturale deve porre in aggiunta una particolare attenzione verso gli atteggiamenti discriminatori diretti a determinate categorie di persone.
Per parlare di questioni di identità nell'era della globalizzazione nel capitolo quinto vengono presentati autori occidentali e non, fra i più accreditati studiosi in questo campo, per arrivare a definire l'identità mai come statica bensì come il frutto di reiterati processi di incontri e relazioni che modificano costantemente la visione del mondo. Per poi conoscere e approfondire i diversi paradigmi pedagogici il capitolo sesto prende in esame in particolare la pedagogia compensativa, multiculturale, antirazzista, presentandone i contributi positivi e i limiti e giunge alla conclusione, attraverso gli studi presentati, che la pedagogia interculturale contiene gli elementi importanti delle altre teorie pedagogiche ma va oltre perché sceglie di concentrarsi sulla pluralità e sulla complessità, sul superamento del monoculturalismo e dell'etnocentrismo.
Nell'ultimo capitolo l'obiettivo centrale è quello di ri-definire i principi fondanti da cui la pedagogia interculturale non può prescindere: valorizzare le differenze, il pluralismo, il dialogo, l'ascolto e la tolleranza attiva. Tuttavia, per educare i giovani allievi nella prassi scolastica quotidiana le autrici ci ricordano che occorre passare dai principi alle competenze: competenza comunicativa a carattere interculturale, competenza in una seconda e terza lingua straniera, competenza relazionale che prevede anche il decentramento culturale, competenza nel controllo/contenimento dei pregiudizi, capacità di problematizzare, capacità di gestire i conflitti. Ciascuna di queste competenze viene presa in esame e approfondita attraverso il pensiero di vari autori. La conclusione di un'approfondita dissertazione sulle teorie e sulle prassi interculturali ci indica la strada per imparare a convivere con le diversità sul piano delle idee e delle esperienze, in nome di un bene comune e di una nuova umanità.
Il libro rappresenta senza dubbio una lettura preziosa per tutti gli adulti interessati a vario titolo al cambiamento sociale ma è vivamente consigliabile soprattutto agli studenti universitari, agli insegnanti e agli operatori della scuola e del sociale in quanto ricco ed esauriente dal punto di vista delle teorie, dei dati e degli esempi, formativo per le preziose indicazioni didattiche e metodologiche contenute, particolarmente utile per la ricchissima bibliografia e sitografia.