“Non pensavo che la curiosità si potesse allenare,

ma durante le passeggiate ho visto i bambini

appropriarsi del senso della proposta

e andare alla ricerca gioiosa di diversità culturali,

coinvolgendo anche semplici passanti.”

(Oana, volontaria del Servizio Civile Regionale Stranieri)

Premessa

Riflettere, creare occasioni di confronto e di scambio, innesti, orizzonti, nuove frontiere e nuove visioni, costruire ponti, amicizie, relazioni: sono questi gli intenti ai quali ci rifacciamo per costruire una società accogliente e una comunità educante. Sono gli orientamenti che ci hanno accompagnato in questi anni di lavoro nell’ente pubblico nel programmare le politiche dell’interazione sociale e scolastica dei nostri cittadini, molti dei quali provenienti da altre realtà, da altre culture e da altre società.

Non è una visione idealistica e utopica, è la visione di una realtà, oggi, e di un possibile futuro, domani. Il nostro sforzo deve essere quello di trovare le giuste connessioni e le giuste azioni per costruire nuovi progetti di sviluppo e nuovi sensi di appartenenza che coinvolgano tutti i cittadini di uno stesso territorio. Siamo capaci di pensare che non esiste nessun nemico? Siamo capaci di vedere il nostro mondo come l’unica casa che appartiene a tutti?

Il Comune di Casalecchio di Reno da diversi anni sostiene l’interculturalità come base per la crescita della comunità locale e come elemento centrale dello sviluppo dell’offerta formativa rivolta alle nuove generazioni. Sono proprio le nuove generazioni a essere coinvolte per prime, sono loro a cui rivolgiamo la nostra attenzione e con le quali abbiamo sviluppato un percorso che dura dal 1994, attraverso una progettazione condivisa tra le varie istituzioni (ente locale, scuole, associazioni di volontariato, servizi socio-sanitari, famiglie, ecc.) per una pedagogia inclusiva e di accoglienza.

Progettare in modo partecipato presuppone un coinvolgimento delle realtà che più di tutte hanno maturato la consapevolezza che la strada da percorrere prevede conoscenza reciproca, dialogo, e partecipazione. In particolare in questi momenti di crisi di risorse il dialogo tra le varie istanze diventa una risorsa importante per sviluppare il più possibile la condivisione, l’unità e il benessere di tutti.

La scommessa è quella di essere parte attiva di un mondo che fluttua, si muove, crea un pensiero migrante e nomade, un pensiero capace di orientarsi tra idee diverse, di capire le differenze, di creare le possibili connessioni e integrazioni, di coniugare dialetticamente insieme identità e alterità, uguaglianza e differenze, vicino e lontano.

Come osserva Roberto Beneduce, «quanto più ci troviamo di fronte a qualcosa o qualcuno che esce dai nostri schemi e quindi ci turba, tanto più diventa importante e forse necessario, riuscire a riconoscere, per quanto possa essere faticoso, il ruolo di queste nostre eterogenee appartenenze, perché è così facendo che possiamo creare uno spazio in noi stessi e nel rapporto con l’altro in cui fare emergere la diversità e la soggettività altrui» (Amodio, 2009, p. 51).

L’idea delle passeggiate interculturali nasce proprio da queste premesse e dalla necessità di attivare nuovi spazi di confronto, a partire dal mondo della scuola, per far conoscere il territorio e la sua continua trasformazione sociale e culturale. Daniela Iotti li chiama spazi intermedi (Amodio, 2008) in cui è possibile lo scambio e la reciprocità, il riconoscimento e la curiosità verso l’altro e verso le reciproche differenze culturali.

 

La pratica del passeggiare

L’incontro con persone e contesti di altre culture non richiede spostamenti spaziali ma avviene “a chilometri zero” ogni giorno nei luoghi in cui abitiamo e operiamo. Il nostro territorio è ormai connotato da quotidianità in cui persone di diverse culture si intrecciano e non sempre vengono esplorate le ricche potenzialità, anche educative, della reciproca conoscenza e dello scambio interculturale.

Ogni primavera gruppi di bambine e bambini, guidati da operatrici interculturali comunali e testimonial stranieri, vengono accompagnati per le strade di Casalecchio di Reno in itinerari con tappe a sorpresa: visitano esercizi commerciali gestiti da cittadini immigrati, incontrano il pope ortodosso della città, interagiscono con le donne straniere impegnate in un corso d’italiano, improvvisano danze albanesi in piazza, conoscono le filastrocche e i braccialetti della festa della primavera dell’est Europa, esaminano la simbologia di stoffe africane o vengono coinvolti nella rappresentazione di racconti arabi o camerunesi.

Queste passeggiate interculturali sono ideate e realizzate dall’amministrazione comunale dal 2012 come pratica di educazione interculturale itinerante efficace nel promuovere la curiosità, l’interesse e il coinvolgimento nell’incontro con persone di diverse origini, età e ruoli sociali, oltre che uno strumento di coesione sociale. Scoprire la pluralità culturale del territorio e interagire con persone di altri Paesi nei loro luoghi di vita o di lavoro facilita in grandi e piccoli il senso di appartenenza a una comunità multiculturale dialogante, a vantaggio anche della coesione sociale.

L’iniziativa si colloca all’interno delle attività di educazione interculturale del progetto comunale Mondo in Classe[footnote]Il progetto Mondo in Classe del servizio LInFA (Assessorato Saperi e Nuove Generazioni del Comune di Casalecchio di Reno) prevede percorsi di valorizzazione delle differenze culturali e di facilitazione all’inserimento scolastico di chi proviene da altri Paesi.[/footnote] ed è rivolta a classi di scuole dell’infanzia, primarie e secondarie: la proposta è presentata nel corso delle edizioni annuali della Settimana dell’Intercultura INCONTRI DI MOnDi.[footnote]Per dettagli sulla settimana dell’intercultura INCONTRI DI MOnDI si rimanda al sito ufficiale del Comune di Casalecchio di Reno, sezione LInFA, INCONTRI DI MOnDI.[/footnote] Il percorso è realizzato in collaborazione con gli operatori interculturali dei servizi pubblici territoriali e delle associazioni, i volontari del Servizio Civile Regionale, le mediatrici dei Servizi sociali distrettuali e, soprattutto, i vari cittadini di origine straniera che hanno accolto con entusiasmo la possibilità di presentare se stessi e il modo in cui le identità di origine convivono con il nuovo senso di appartenenza alla comunità locale.

 

Il progetto

Il progetto prevede come destinatari primari i gruppi classe delle scuole dell’infanzia, delle scuole primarie e delle scuole secondarie di primo grado del territorio, ma in altre occasioni la formula della passeggiate, opportunamente declinate, è stata rivolta anche a gruppi di cittadini adulti oppure a gruppi di volontari del Servizio Civile Regionale in formazione. Recentemente, inoltre, sono state utilizzate come percorso di progettazione partecipata scuola-ente locale con gli studenti di una classe delle scuole secondarie di secondo grado. Come accennato precedentemente, per quanto riguarda gli alunni delle classi, si è puntato a questi obiettivi e motivazioni educative:

  1. stimolare curiosità, conoscenza e coinvolgimento reciproco nell’incontro tra persone di diverse provenienze culturali;

  2. promuovere negli alunni una conoscenza del territorio più attenta alle diversità che lo abitano e valorizzarne il pluralismo culturale;

  3. favorire in tutti i soggetti coinvolti il senso di appartenenza a una comunità “plurale”, a vantaggio della coesione sociale.

Metodologicamente, dopo alcuni incontri preparatori tra guide, testimonial e insegnanti, il giorno prestabilito le guide accompagnano il gruppo classe in una passeggiata con tappe che prevedono l’incontro con i testimonial, cioè una persona originaria di altri Paesi, a volte genitore di alunne/i, che presenta se stessa e alcuni aspetti della propria esperienza personale o della propria cultura d’origine. I piccoli partecipanti vengono invitati a salutare nella madrelingua di chi li ospita, e a interagire.

Al termine di ogni incontro con un testimonial vengono proposte brevi attività collegate al suo Paese di origine: letture bilingue, esercizi linguistici, presentazione o realizzazione di oggetti tipici, giochi, balli, animazioni di racconti. Inoltre vengono consegnati piccoli oggetti-ricordi dell’incontro. Si predispone anche un passaporto sul quale ogni testimonial lascia un particolare visto alla fine di ogni tappa. Finora sono state realizzate tappe rumene, albanesi, marocchine, egiziane, pachistane, bengalesi, cinesi, camerunesi, ghanesi, filippine e brasiliane presso vari luoghi, tra i quali una macelleria araba; un ristorante, un albergo, un negozio di frutta e verdura, un bar e una pizzeria con gestori asiatici; una chiesa ortodossa; la sala in cui una volontaria stava insegna l’italiano a donne straniere; un condominio di profughi africani e alcuni spazi pubblici o dell’associazionismo frequentati da persone provenienti da altri Paesi.

 

L’esperienza

Gli effetti positivi rilevati dalle insegnanti nel lavoro in classe successivo alle passeggiate sono stati proporzionali al grado di progressiva curiosità e apertura all’incontro con l’altro che gli alunni hanno maturato nel corso della passeggiata. La proposta di un approccio gioioso e ricco di sorprese rispetto l’incontro con il differente da sé può influenzare in senso positivo l'atteggiamento verso le altre culture realtà circostante; la sperimentazione personale e l’esplorazione di incontri e attività insolite ha proposto ai bambini la visione del circostante in un’ottica di valorizzazione delle multiculture presenti tra di loro e attorno a loro.

Avendo subito compreso e adottato quest’ottica, i bambini stessi in alcuni casi hanno allargato il confronto a differenze che prescindevano dalla nazionalità estera, dichiarando proprie provenienze e conoscenze dialettali percepite come non locali (Napoli, Sicilia, San Severo, Fermo). Incoraggiati da questo e dal contesto valorizzante, molti loro compagni stranieri hanno voluto esplicitare la loro diversa origine, cosa che normalmente preferivano evitare. Ad esempio una bambina di origini marocchine, durante la visita presso una macelleria araba, inizialmente ostentava indifferenza ma alla fine si è rivolta goffamente al macellaio Abdul, sussurrando con timido orgoglio: «Anche io sono Marocco».

abdul fez

Anche le persone straniere coinvolte nelle tappe hanno accolto positivamente l’occasione di esplicitare le loro differenti identità culturale: lo stesso Adbul ha detto: «Nel mio negozio ho voluto ricreare un piccolo suk così portiamo un po’ di Marocco a Casalecchio, e ho aderito all’iniziativa perché noi desideriamo che gli altri comprendano maggiormente le culture di altri Paesi».

Scoprire vicino a sé riferimenti e tracce delle proprie origini culturali o delle proprie esperienze personali è stato importante per alcuni alunni di recente arrivo in Italia: «Per me la cosa più importante è stata la visita alla chiesa ortodossa, perché mi sono sentito in Ucraina, che è il mio Paese, era tutto uguale, le icone e il resto, è stata la cosa più bella perché io credo in Dio», scrive un ragazzo. Un bambino filippino ha scritto: «Ho riflettuto su tutto questo e ho pensato che non sono io solo a vivere in Italia come straniero, ma sono tanti quelli che sono venuti qui da Paesi molto lontani».Naturalmente la percezione e elaborazione dell’esperienza è stata diversa a seconda della fascia d’età di chi l’ha espressa: dagli scritti dei bambini più piccoli emerge il loro entusiasmo per aver fatto veramente un giro del mondo, calandosi nella finzione proposta dalle guide: «Sembrerebbe impossibile, ma l’altro giorno siamo andati con la classe a fare il giro del mondo a Casalecchio» ha scritto un’alunna. «Quando siamo andati in Albania ho scoperto come si vestono lì per i balli popolari», scrive un’altra. Durante la passeggiata, alcuni bambini

delle scuole d’infanzia, interrogati dai passanti che chiedevano loro cosa avessero visitato, rispondevano senza esitare: «L’Egitto!», «La Cina!».izumi

I ragazzi più grandi, forse perché impegnati nella fase della loro definizione identitaria e individuale, hanno invece catalizzato le loro riflessioni sui binari del confronto e della distanza con le alterità culturali che venivano loro presentate, quasi misurando la distanza o la non distanza tra se stessi e l’altro. Alcuni esempi: «Non sapevo che in Africa le stoffe fossero così importanti da rappresentare famiglie, personaggi storici, dell’attualità, della fantasia. Erano stravaganti e originali, francamente non so se le indosserei…»; «Alla macelleria araba si è parlato di abitudini alimentari, di cibi che conosciamo anche noi, come il cous-cous e dei modi per cucinarlo; e di aspetti della religione islamica come le regole del Ramadan… Ci sono alcuni aspetti della cultura araba che non mi convincono, mi pare che ci sia poco riguardo per le donne. Solo un’impressione? O un mio pregiudizio? Forse…»; «Da Joyce ho imparato che nella nostra cultura la sirena è simbolo di bellezza, mentre in Africa è un mostro, molto temuto dai bambini. Anche a me le sirene fanno un po’ senso, le vedo come esseri ingannevoli»; «Io adoro mangiare, perciò mi interessa molto conoscere le abitudini alimentari delle altre culture. Anche se il Ramadan mi metterebbe un po’ a disagio, non è facile stare 12 ore senza bere né mangiare».

Le insegnanti hanno dimostrato interesse per questa formula di educazione interculturale, come testimonia una maestra della scuola primaria: «Il percorso, con tutte le sue tappe multiculturali ha permesso di toccare temi riguardanti la diversità, l’accoglienza, l’integrazione sotto una prospettiva diversa dal solito fare scuola che soprattutto oggi, a causa delle scarse risorse disponibili, è spesso circoscritto nelle mura scolastiche».

Pakistan

I percorsi, le documentazioni e gli elaborati che le insegnanti hanno sviluppato in classe in collegamento con l’esperienza sono state organizzate e presentate pubblicamente in varie occasioni.

In generale ne emerge che l’esperienza ha effettivamente permesso di dare voce all’alterità e alla curiosità senza pregiudizi, stimolando atteggiamenti che hanno trasformato questo evento in un vero e proprio “ponte verso l’alterità” per tutti i soggetti coinvolti.

Una particolare esperienza è stata quella sperimentata da una classe di Liceo[footnote]L’attuale classe IV A dell’indirizzo di Scienze Umane del Liceo “Leonardo Da Vinci” di Casalecchio di Reno, su iniziativa della Professoressa Paola Guazzotti.[/footnote] che ha collaborato alla progettazione e realizzazione delle passeggiate interculturali nell'ottica di realizzare una stabile collaborazione fra il Liceo e il Comune. Dopo avere avuto le opportune indicazioni organizzative degli operatori comunali, gli studenti hanno realizzato la mappatura dei luoghi della città sede di attività commerciali o di socializzazione di persone straniere, e hanno verificando la disponibilità dei titolari a aprire le porte a visitatori. In seguito gli studenti hanno contribuito alla realizzazione delle passeggiate in veste di guide. L’esperienza ha favorito la valorizzazione della diversità culturale del loro gruppo classe e ha permesso di coniugare lo studio teorico di alcune discipline (antropologia culturale, psicologia, sociologia, pedagogia) con una prassi civica e educativa attenta all'altro e alla creazione di una comunità educante, in senso orizzontale oltre che verticale.

 

Riflessioni finali

Le passeggiate interculturali sono pensate come un viaggio nelle culture altrui, un viaggio a chilometri zero e senza costi, un viaggio per conoscere chi ci sta accanto, le persone che quotidianamente incrociamo, con le quali studiamo, giochiamo e anche discutiamo! Questo viaggio ha permesso a grandi e piccini di vivere una significativa esperienza di vita, di conoscenza di altre identità, di altre storie e racconti, di universi che vivono intrecciandosi con le nostre quotidianità.

Come ente locale crediamo sia fondamentale il coinvolgimento della scuola in una progettazione educativa interculturale capace di costruire ponti per superare gli ostacoli all’incontro, al dialogo e allo scambio. Siamo di fronte a una sfida che dobbiamo cogliere nei suoi valori positivi senza lasciarci influenzare dalle innumerevoli immagini che i media ci inviano quotidianamente. Dobbiamo leggere e far leggere ai nostri ragazzi queste immagini, non nasconderle alla loro vista, ma insieme a loro studiarle, analizzarle.

È a partire dal sistema formativo scolastico che si deve andare a creare lo spazio dell’incontro necessario per favorire una civile e democratica convivenza fra individui che appartengono a culture differenti. La scuola è fondamentale per orientare gli studenti verso un dialogo che si apra tra culture diverse e il dialogo nasce quando c’è intenzionalità, capacità di accostarsi all’altro, di saperlo ascoltare e di riuscire a trovare punti di contatto per far crescere noi stessi e gli altri.

In particolare l’ascolto testimonia la disponibilità a una cura dell’altro e di noi stessi: la cura diventa luogo d’incontro tra individui appartenenti a culture differenti. Solo così si possono valorizzare le differenze e le somiglianze reciproche nell’ottica della crescita individuale e dei sistemi socio-educativi. In un contesto sociale sempre più complesso e problematico, come quello in cui ci troviamo a vivere oggi, emerge la necessità di ridefinire il senso della cittadinanza e della condizione di cittadino, perché il termine stesso di cittadino è in continua trasformazione ed è entrato in crisi. La crisi della cittadinanza è da ricercare nella mancanza di equilibrio tra diritti e doveri, cioè nella mancanza di corrispondenza fra ciò che il cittadino dà e deve dare alle istituzioni politiche e ciò che riceve da esse.

Le passeggiate interculturali sono pensate come percorsi di cittadinanza e di partecipazione attiva che hanno coinvolto scuole, cittadini immigrati e l’associazionismo che da tre anni condividono il percorso con l’Amministrazione comunale. Come ultima riflessione si sottolinea che non possiamo fingere che il mondo sia rimasto immutato: il nostro mondo è cambiato, il pianeta è cambiato e la trasformazione sta avvenendo continuamente, è un ciclo che si ripete da sempre, un viaggio verso nuovo mete, verso nuove conoscenze, verso nuove storie e nuovi approdi. Questo è il nostro Viaggio.

 

Bibliografia

Amodio G. (2008), Le Adolescenze , Rimini, Maggioli.

Beneduce R. (1998), Frontiere dell’identità e della memoria, Milano, FrancoAngeli.

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