Test Book

Interviste
Interviews

a cura di Annamaria Di Fabio

Università degli Studi di Firenze



Giancarlo Tanucci

Professore Ordinario di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazione

Università di Bari Aldo Moro

Delegato del Rettore per il Placement universitario

Promotore della “Consensus Conference” per il Counseling

 

 

Come testimone privilegiato, come colloca la realtà del counseling nella psicologia del lavoro e delle organizzazioni?

La collocazione del counseling nell’ambito della psicologia del lavoro e delle organizzazioni scaturisce e si declina a partire da una precisa e condivisa risoluzione di una questione strategica e dirimente: la realtà complessiva del counseling può e deve essere declinata come funzione e non già come professione. Concettualmente e operativamente la collocazione e l’esercizio di un’attività di counseling vanno considerati come una forma di “completamento” di una pluralità di professionali nella misura in cui le stesse richiedono interventi distintivi e qualificati di informazione, sensibilizzazione, orientamento, chiarificazione, sostegno, aiuto, supporto, ecc. La citata progressione degli interventi rappresenta una sorta di continuum consulenziale che si dipana e interessa una pluralità di professionali specialistiche e specifiche che necessitano di competenze accessione ed integrative per informare, orientare influenzare, sostenere, aiutare, ecc. ad integrazione e valorizzazione di quanto l’intervento professionale specifico richiede. In estrema sintesi, la realità del counseling si declina come funzione e non come professione; diversamente, si tratterebbe, per paradosso, di una “professione del nulla”. Nell’ambito della psicologia del lavoro e delle organizzazioni, quindi, la funzione consulenziale è una risorsa strumentale specializzata volta a veicolare le specificità dell’intervento professionale dedicato.

 

Quanto considera specifica la funzione del counseling rispetto alle professioni di aiuto, sostegno e intervento sociale?

Nei suoi ambiti di operatività tipici, lo psicologo del lavoro e delle organizzazioni non opera mai come decisore e/o responsabile diretto dell’azione ma come risorsa, come valore strumentale qualificato per il titolare committente/utente; ne è investito di una titolarità operativa in quanto referente di un “consenso informato”, ma opera in quanto portatore e promotore di una strategia di condivisione delle proposte d’intervento la cui titolarità operativa spetta ad altri: cliente/utente, committente, ecc.

La funzione consulenziale, in questo ambito, è di fondamentale importanza e centralità; deve consentire al professionista psicologo del lavoro e dell’organizzazione di esercitare un’azione di “nudging”, di convincimento, di condivisione tale da consentire al titolare/committente di agire correttamente ed efficacemente per il successo.

Non si tratta di un intervento di aiuto rivolto a persona “bisognosa” ma di un intervento finalizzato a promuovere, valorizzare, potenziare le strategie d’azione di soggetti/committenti, in ogni caso orientativamente consapevole, di agire sulle leve del miglioramento e della qualificazione della propria azione.

 

Quali sono le competenze strategiche del counseling in riferimento alla psicologia del lavoro e delle organizzazioni?

La declinazione del profilo di competenze dello psicologo del lavoro e delle organizzazioni che esercita una funzione consulenziale si articola con riferimento allo spazio di operatività che consente, da un lato, di cogliere, individuare, analizzare e razionalizzare la richiesta d’intervento qualificandola come domanda funzionale alla valorizzazione e al potenziamento e, dall’altro, di esplicitare, condividere, sollecitare, promuovere l’adozione di soluzioni, interventi, azioni di potenziamento, valorizzazione delle risorse in funzione di piani, obiettivi rilevanti per il committente. In questo senso e a partire da questa specifica connotazione della funzione consulenziale per lo psicologo del lavoro e delle organizzazioni, si può fare riferimento a quanto codificato nella configurazione delle divisioni dell’American Psycholgical Association (APA) tra Psychological Counseling e Psychological Consulting: si tratta di due approcci profondamente diversi e lo Psicologo del lavoro e delle organizzazioni è, decisamente, sul versante del consulting.

 

Infine, quale è auspicio di consapevolezza operativa?

In definitiva, l’identità professionale dello psicologo del lavoro e delle organizzazioni, impegnato in un'azione di natura consulenziale, deve delimitare e confermare questa sua specificità di operare e gestire, esplicitamente, una funzione “consultancy” rispetto ad approcci agibili in contesti organizzativi, istituzionali, professionali e del mondo del lavoro e, in conseguenza di ciò, rafforzare e consolidare il profilo di competenze distintive e specifiche in grado di fronteggiare complessità organizzative, impatti tecnologici, diversificazione delle potenzialità individuali in termini di carriera professionale, di realizzazione personale e di benessere e qualità della vita.

 



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