L’invecchiamento positivo come sintesi di elevato funzionamento a livello fisico, cognitivo e sociale
L’aumento della speranza di vita, che connota in particolare i paesi a forte sviluppo industriale, pone in primo piano la necessità di comprensione dei fattori psicologici, sociali e culturali che possono favorire il raggiungimento di un invecchiamento positivo da parte del maggior numero di persone. I modelli teorici contemporanei sul tema dell’invecchiamento positivo privilegiano un approccio di natura sistemica, individuando in un profilo globale di funzionamento della persona il criterio fondamentale per poter parlare di invecchiamento di successo, o positivo (Zambianchi, 2013).
Il modello sistemico elaborato da Rowe e Khan (1987, 1997) definisce l’invecchiamento di successo come presenza di elevate capacità sul piano fisico, di personalità e cognitivo, che convergono però nella partecipazione attiva alla società. Secondo la concezione sistemico-olistica del funzionamento umano sviluppata da Baltes (1987, 1997), l’invecchiamento è un processo che implica sia continuità che cambiamento, dove le singole funzioni (ad esempio fisiche, intellettuali) sono parte di una più ampia architettura strutturale entro la quale esse interagiscono in modo sistemico. La capacità di mantenere attive tali risorse potrebbe configurarsi come uno dei fattori che maggiormente contribuiscono a un invecchiamento in salute e a una soddisfacente qualità della vita. La prospettiva elaborata da Baltes sull’invecchiamento positivo sostiene che anche in questa fase della vita si riscontrano guadagni, e non unicamente perdite (come ad esempio la perdita della salute, o dell’integrità sensoriale). Uno dei guadagni è rappresentato dal fenomeno della saggezza, che rappresenterebbe una forma di pensiero “tipica” dell’età anziana che consente capacità di giudizio etico-morale e di gestione della complessità delle questioni sociali e della vita superiori a quelle delle età precedenti di vita. L’intelligenza cristallizzata, che Baltes (1993) ha identificato in crescita dall’età giovanile all’età anziana, sebbene rappresenti l’esito dell’esperienza e delle conoscenze accumulate durante la vita, costituisce la base, la premessa su cui si fonda la saggezza, la quale però deriva dalla capacità di utilizzare il pensiero dialettico post-formale per organizzare la conoscenza e il giudizio.
Queste concezioni si integrano in modo sostanziale alla definizione di salute e benessere data dall’OMS (1948) e con il paradigna bio-psico-sociale della salute proposto da Engel (1977).
Il modello Life Skill Education per favorire un invecchiamento positivo
La Divisione della Salute Mentale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità evidenziò, già dagli anni novanta (OMS, 1994), la rilevanza crescente delle Life-Skills, definite come un insieme di competenze sociali e relazionali che permettono ai ragazzi di affrontare in modo efficace le esigenze della vita quotidiana, rapportandosi con fiducia a se stessi, agli altri e alla comunità. Le life skills individuate dall’OMS sono le seguenti: Autoconsapevolezza; Gestione delle emozioni; Gestione dello stress; Pensiero critico; Decision making; Problem solving; Creatività; Comunicazione efficace; Empatia; Relazioni interpersonali. Esse sono state sviluppate fino ad ora per l’età evolutiva (Grillo & Gagliardi, 2013). La psicologia dell’arco di vita (Elder Jr. 1994; Rutter & Rutter, 1995) estende però all’intera vita dell’individuo i concetti e i processi di evoluzione, sviluppo e crescita, delineando in questo modo una prospettiva di accrescimento di competenze e abilità che possano sia garantire sia una gestione efficace delle transizioni della vita (come ad es. l’ingresso nel lavoro, la formazione di una famiglia, il pensionamento), sia la modificazione di traiettorie di vita particolarmente esposte a rischi di natura psicosociale o della salute. Esse perciò possono svolgere un ruolo importante nella promozione della salute, intesa come benessere bio-psico-sociale, anche oltre le età di vita per le quali erano state originariamente pensate, ed estese, seppure con le opportune modifiche di obiettivi, all’età adulta e anziana, considerate le nuove sfide (ma anche opportunità) poste dai cambiamenti strutturali della società (Zambianchi, 2015).
Il pensiero critico come life skill fondamentale nell’invecchiamento di successo
La life skill “pensiero critico” identifica la capacità di analizzare e valutare le situazioni in cui le persone possono trovarsi o che devono affrontare. La persona che possiede una buona capacità di esercitare il pensiero critico è in grado di analizzare informazioni ed esperienze in modo oggettivo, valutandone vantaggi e svantaggi, al fine di arrivare a una decisione più consapevole, riconoscendo e valutando i diversi fattori che influenzano gli atteggiamenti ed il comportamento, quali ad esempio l’influenza dei mass-media (OMS, 1994). Il pensiero critico rappresenta perciò una competenza fondamentale in ogni età della vita, e di crescente rilevanza anche a causa della progressiva complessificazione della società contemporanea (Leccardi, 2009), che richiede sempre più il possesso e l’esercizio di sofisticate competenze cognitive per poter comprendere, elaborare e strutturare l’informazione proveniente da molteplici istituzioni e agenzie.
Questa life skill è stata definita in relazione all’età anziana secondo i seguenti obiettivi:
- approfondimento e consapevolezza dei processi che conducono alla costruzione di credenze, atteggiamenti e stereotipi sociali (Palmonari, Cavazza, & Rubini, 2012).
- Consapevolezza dei processi di costruzione sociale della realtà e formazione delle rappresentazioni sociali come forme di conoscenza ingenua derivanti dalla traduzione del sapere scientifico e tecnico contemporaneo presso i differenti gruppi sociali (Flick et al., 2003; Moscovici, 2000).
- Consapevolezza della presenza, in età anziana, di una forma peculiare di pensiero critico complesso, la saggezza. La saggezza è stata inserita entro questa specifica life skill in quanto costituisce una forma elevata di pensiero, intelligenza e giudizio etico-morale (Baltes & Kunzman, 2003). Essa utilizza il pensiero dialettico post-formale (Labouvie-Vief & Diehl, 2000; Moraitou & Efklides, 2012; Pasqual-Leone, 2000) tramite il quale l’individuo è in grado di integrare informazioni provenienti da aree diverse o differenti punti di vista e restituire una visione più articolata, complessa e integrata di una questione o di un dilemma. Inoltre essa è in grado di considerare la storicità della conoscenza umana, delle regole e dei modelli sociali e valoriali e per questo esercitare una funzione anti-dogmatica aperta al nuovo e all’incertezza insita nella realtà umana.
Questi obiettivi sono stati successivamente articolati sul piano dei contenuti specifici, tendendo in considerazione sia la necessità di potenziare le capacità di pensiero critico a livello generale, sia la specificità dell’età dei partecipanti, che richiede attenzione a contenuti di particolare interesse o utilità per essa. Sono stati privilegiati:
- gli approfondimenti dei processi che concorrono alla costruzione di atteggiamenti, credenze e stereotipi nei confronti della salute e della malattia e dell’età anziana. Partendo dal modello bio-medico e successivamente esplorando e approfondendo il modello bio-psico-sociale (Engel, 1977) come riferimento teorico-concettuale, è stata posta attenzione ai fattori individuali e sociali (ad es. norme, valori, modelli culturali, mezzi di comunicazione di massa) che favoriscono la costruzione di una concezione riduzionista o complessa-sistemica della salute. La presenza di stereotipi legati all’età anziana rappresenta un fattore rilevante all’interno della società contemporanea la quale manifesta la tendenza a considerare la persona anziana non una risorsa su cui poter investire nei diversi ambiti lavorativo, familiare, sociale, ma al contrario un problema da risolvere o di cui farsi carico, producendo spesso fenomeni di isolamento e/o discriminazione (Guglielmi, Curina, Chiesa, & Sarchielli, 2016; Sarchielli & Fraccaroli, 2015). Inoltre, l’adesione agli stereotipi sociali produce spesso nelle persone che ne costituiscono l’oggetto fenomeni di autoemarginazione o svalorizzazione, che possono portare anche a un peggioramento dell’efficienza cognitiva o personale (Levy, 2003).
- La costruzione sociale della conoscenza ha avuto come riferimento teorico la teoria delle Rappresentazioni Sociali (Moscovici, 2000) e i processi socio-cognitivi implicati nella categorizzazione della realtà sociale (Palmonari et al., 2012). Le rappresentazioni sociali possono essere considerate come un modo specifico, particolare, di “tradurre” ed esprimere la conoscenza (in particolare la conoscenza scientifica) in una società; esse vengono elaborate entro un gruppo sociale che si confronta con un problema percepito molto importante, divenendo poi conoscenza condivisa da tutti i suoi membri e rilevante per la formazione degli atteggiamenti individuali (Jaspars & Fraser, 1989). Sul piano strutturale e organizzativo, le rappresentazioni sociali possiedono una logica e un linguaggio propri, fondati su due meccanismi: l'ancoraggio (legare un concetto nuovo a conoscenze pregresse) e l'oggettivazione (rendere con un linguaggio concreto, iconico, metaforico i concetti astratti). Uno studio condotto da Gastaldi e Contarello (2006) ha evidenziato la presenza di rappresentazioni sociali dell'età anziana caratterizzate da elementi positivi quali le potenzialità, l'attività, la riflessività, e contemporaneamente da dimensioni come il declino, il ritiro, la malinconia e depressione, seppur differenziate in base all'identità di genere.
- Gli approfondimenti dei modelli legati alla Psicologia della Salute che individuano i fattori implicati nell’adozione dei comportamenti salutari o viceversa nocivi per la salute. Il modello preso in esame a questo scopo è stato il modello dell’Azione Pianificata (Ajzen, 1991), che individua nell’intenzione comportamentale la variabile più vicina al comportamento osservabile e negli atteggiamenti, nelle norme soggettive e nella credenza di autoefficacia le sue determinanti fondamentali. Questo modello è stato scelto per la sua efficacia nel predire il comportamento salutare e per il fatto che può essere considerato in grado di orientare gli interventi volti a modificare gli stili di vita nocivi per la salute (Nejad, Wertheim, & Greenwood, 2005).
- Gli approfondimenti relativi all’utilizzo del pensiero dialettico post-formale, che costituisce uno dei processi cadine della saggezza (Kramer, 2000; Labouvie-Vief, 1990; Pasqual-Leone, 2000). La discussione in gruppo di esempi di dilemmi etico-morali o questioni dalle profonde implicazioni etiche e le ripercussioni sulle persone che determinate scelte o decisioni possono avere a lungo termine possono aiutare la persona anziana a maturare o sviluppare questa importante risorsa.
Il progetto ha fatto riferimento, dal punto di vista teorico-metodologico, al modello della ricerca-azione proposto da Lewin (1946), che identifica nella ricerca teorica una fase propedeutica al cambiamento di aspetti di criticità attraverso un percorso di apprendimento attivo e partecipato da tutto il gruppo.
Obiettivi
Di ricerca (fase I)
- Valutazione delle rappresentazioni sociali sulla salute possedute dai partecipanti.
- Valutazione delle credenze possedute circa la capacità di uno stile di vita salutare di favorire il mantenimento della salute in età anziana.
- Valutazione delle rappresentazioni sociali possedute dai partecipanti su tre specifiche età della vita (giovane, adulto, anziano) e su due processi cognitivi e psico-sociali, la maturità e la saggezza.
- Valutazione dell’efficacia delle attività di laboratorio attivo partecipato sulle rappresentazioni sociali della salute e sulle credenze circa l’efficacia dell’aderenza alla dieta mediterranea e all’attività fisica regolare per il mantenimento della salute in età anziana.
Di laboratorio attivo partecipato (fase II)
- Costruzione di un percorso di sei incontri con attività di laboratorio attivo volte a potenziare le competenze di pensiero critico, quali il role playing e la discussione di casi-stimolo appositamente predisposti.
Metodo
Partecipanti
Hanno preso parte al progetto di ricerca-azione partecipata 26 soggetti iscritti all’Università per Adulti Primo Levi (Bologna), 11 maschi e 15 femmine (età media 65.28 anni; DS = 6.03); titolo di studio: uno in possesso di diploma di scuola media inferiore, 15 in possesso di diploma di scuola secondaria superiore; 9 in possesso di Laurea.
Strumenti
I partecipanti hanno compilato le seguenti misure self-report di natura quantitativa e qualitativa.
- Questionario sulle rappresentazioni sociali della salute nell’età anziana (Zambianchi & Ricci Bitti, 2010). Il questionario è composto da 14 item che valutano le credenze sulla salute in base a differenti teorizzazioni: la teoria della selezione, ottimizzazione e compensazione (Baltes, 1997), la quale considera questi tre processi come fondamentali per l’adattamento positivo durante l’età anziana (es. di item: “La salute è essere in grado di compensare le perdite o le restrizioni imposte da una malattia”). La teoria ecologico-integrata (Birren & Schroots, 1996), che indaga in chiave sistemica i processi legati all’invecchiamento, è stata considerata come possibile indicatore di salute la capacità di mantenere un’apertura a compiere nuove esperienze (es. di item: “La salute è essere aperti a compiere nuove esperienze”). La concezione comprensiva della salute sviluppata da Kruse (2002), che prende in considerazione la persona che invecchia nelle dimensioni fisica, funzionale, cognitiva, emozionale, relazionale e di attività quotidiana (es. di item: “La salute è essere capaci di creare e mantenere buone relazioni sociali”). La scala valutativa è una scala Likert a 5 punti (da 1 = Per niente d’accordo a 5 = Completamente d’accordo). Il questionario è stato poi sottoposto ad analisi fattoriale esplorativa, la quale ha evidenziato due fattori: il primo, che raccoglie 9 item, relativi a una concezione della salute come apertura a nuove esperienze, capacità di realizzazione di nuovi progetti, di mantenere buone relazioni sociali e di avere la responsabilità per la propria vita. Il fattore è stato definito “Salute come possesso di risorse e sviluppo del sé”, con Alpha di Cronbach = .80; il secondo raccoglie 5 item, relativi a una concezione della salute come efficienza fisica, mantenimento dell’autonomia nella vita quotidiana e capacità di compensazione delle perdite, sia fisiche che relazionali. Per questo è stato definito “Salute come efficienza fisica e autonomia”, con Alpha di Cronbach = .84.
- Un single item ha valutato la credenza che fare attività fisica regolare aiuti la persona anziana a mantenere una buona salute (“Credo che l’attività fisica regolare aiuti le persone anziane a rimanere in salute”) con scala Likert a 5 punti (da 1 = Per niente d’accordo a 5 = Completamente d’accordo).
- Un single item ha valutato la credenza che aderire alla dieta mediterranea aiuti la persona anziana a mantenere una buona salute: “Credo che la dieta mediterranea (elevato consumo di verdure, di cereali, di frutta e di legumi; poco consumo di carne; olio di oliva come condimento) aiuti le persone anziane a rimanere in salute”, con scala Likert a 5 punti (da 1 = Per niente d’accordo a 5 = Completamente d’accordo).
- La parte qualitativa degli strumenti ha chiesto di generare, nel più breve tempo possibile, cinque termini, ognuno per le seguenti parole-stimolo: anziano, adulto, giovane, saggezza.
Procedura
I partecipanti hanno compilato gli strumenti di indagine nella prima giornata del Corso, dopo essere stati informati dell’anonimato e delle finalità del loro utilizzo (strutturazione più mirata della fase di laboratorio attivo partecipato).
Analisi dei dati
Nella prima somministrazione degli strumenti di indagine (test) sono state calcolate dapprima le medie e deviazioni standard delle variabili oggetto dello studio. Una matrice di correlazione (r di Spearman, per la forma non gaussiana delle variabili sulle credenze salutogeniche dell’attività fisica e della dieta mediterranea) è stata poi calcolata per le rappresentazioni sociali della salute e le credenze sugli stili di vita sani. Successive MANOVA hanno verificato la presenza di differenze significative per le variabili genere e titolo di studio sulle rappresentazioni della salute e sulle credenze circa la salutogenicità della dieta mediterranea e dell’attività fisica. Nella fase di re-test (seconda somministrazione degli strumenti) sono stati calcolati medie e deviazioni standard delle variabili e una matrice di correlazioni per le medesime variabili del test. Successivamente modelli ANOVA a misure ripetute hanno valutato la presenza di differenze significative tra i punteggi della prima somministrazione (test) e della seconda somministrazione (re-test) sulle rappresentazioni della salute e le credenze sugli stili di vita sia come punteggio globale, sia anche in relazione al genere edal titolo di studio. La valutazione delle rappresentazioni sociali attraverso procedure qualitative è stata effettuata attraverso il conteggio dei termini generati e la loro appartenenza a una specifica classe semantica.
Risultati parte teorica
Le rappresentazioni soggettive della salute e le credenze sugli stili di vita salutari (in neretto, i valori del re-test)
Tabella 1. Medie e Deviazioni Standard delle variabili incluse nello studio (in neretto, i punteggi del re-test)
Variabili |
M DS |
Rappresentazioni sociali della salute. Salute come possesso di risorse e sviluppo del sé |
4.25 4.18 0.51 0.51 |
Rappresentazioni sociali della salute. Salute come efficienza fisica e autonomia |
3.99 4.22 0.78 0.64 |
Credenza che la dieta mediterranea aiuti a mantenere la salute |
4.54 4.58 0.83 0. 58 |
Credenza che l’attività fisica aiuti a mantenere la salute |
4.62 4.66 0.64 0.56 |
Nota: test: N = 25. Re-test: N = 24.
Correlazioni tra le rappresentazioni sociali della salute e le credenze sui comportamenti salutari
La prima matrice di correlazioni (fase di test) non evidenzia alcuna correlazione significativa (Tabella 2). La seconda matrice di correlazioni (fase di re-test) evidenzia invece una correlazione tendente alla significatività tra la rappresentazione della salute come efficienza fisica e autonomia e l’aderenza alla dieta mediterranea (Tabella 3). Nella prima somministrazione le due rappresentazioni sulla salute presentano intercorrelazione non significativa (.09; p = .68); nella seconda somministrazione invece appare una intercorrelazione significativa e positiva (.60; p < .01).
Tabella 2. Prima somministrazione: test
Variabili |
Rappresentazione della salute come risorse e sviluppo |
Rappresentazione della salute come efficienza fisica e autonomia |
Credenze sulla attività fisica |
.06* |
.07* |
Credenze sulla dieta mediterranea |
.22* |
.01* |
Nota: N = 25. * p ≥ .10.
Tabella 3. Seconda somministrazione: re-test
Variabili |
Rappresentazione della salute come risorse e sviluppo |
Rappresentazione della salute come efficienza fisica e autonomia |
Credenze sull’attività fisica |
.13+ |
.22+ |
Credenze sulla dieta mediterranea |
.21+ |
.40** |
Nota: N = 23. **p ≥ .10. **p < .07.
Differenze in base al genere per le rappresentazioni della salute e le credenze sugli stili di vita salutari (prima somministrazione: test)
Un modello Manova ha evidenziato la presenza di differenze significative sulle credenze relative agli stili di vita salutari (Lambda di Wilks = .65; F(2,20) = 5.15, p < .05). Una successiva Anova univariata ha mostrato una differenza significativa tra maschi e femmine sulle credenze relative alla dieta mediterranea, dove i maschi hanno un punteggio più basso rispetto alle femmine. (F = 9.25, p < .01; Maschi: M = 4.00; Femmine: M = 4.92). Non si sono evidenziate differenze significative per il genere in relazione alle credenze sui comportamenti salutari. Il titolo di studio non è risultato significativo né sulle credenze relative ai comportamenti salutari (p < .18) né per le rappresentazioni sociali della salute (p < .28).
Le differenze tra i punteggi test e re-test per le variabili oggetto di studio
Un modello ANOVA a misure ripetute è stato utilizzato per valutare le differenze tra i punteggi al test e i punteggi al re-test sulle rappresentazioni sociali della salute e le credenze sugli stili di vita salutari. I risultati indicano una modificazione significativa dei punteggi sulle credenze relative agli stili di vita salutari dieta mediterranea e attività fisica (Lambda di Wilks = .84; F(2,41) = 3.62, p < .05) tra test e re-test in relazione al genere. In particolare, risulta significativamente aumentato il punteggio sulle credenze relative alla dieta mediterranea nei maschi, e sull’attività fisica nelle femmine (Figure 1 e 2). Non si sono evidenziate differenze significative tra i punteggi globali sulle rappresentazioni sociali della salute tra il test e il re-test (p < .64), e neppure tra punteggi globali sulle credenze relative ai comportamenti, attività fisica e aderenza alla dieta mediterranea (p < .62).
Figura 1. Credenze circa l’efficacia della Dieta Mediterranea per la salute in età anziana.
Figura 2. Credenze circa l’efficacia dell’attività fisica per la salute in età anziana.
Le rappresentazioni sociali del giovane, dell’adulto, dell’anziano e della saggezza.
Il giovane viene descritto principalmente da sostantivi e aggettivi che ne sottolineano alcune caratteristiche psicologiche tipicamente associate a questa fase di vita: futuro, energia, sogni, progetti. Ai giovani vengono inoltre associate l’apertura alle novità (“confini aperti”; “aperto alle novità”) e l’energia fisica e psicologica per poter costruirsi una forte progettualità futura (“atleta”; “forza fisica”; “velocità”). L’esuberanza e l’entusiasmo producono però anche una forte ambivalenza, legata alla presenza di sfrontatezza e superficialità (“sfrontato”; “superficiale”; “impulsività”). Questa concezione del giovane appare, però, per alcuni incrinarsi a causa molto probabilmente delle incertezze che progressivamente erodono la capacità di definire percorsi biografici chiaramente elaborati (“incertezza”; “difficoltà”) propri della società post-moderna contemporanea.
L’adulto appare rappresentato soprattutto da termini che rinviano alla responsabilità nei diversi ambiti della vita (“responsabilità”;“genitore”;“lavoro”;“impegnato”). Questa responsabilità richiede anche la presenza di una “forza morale” e maturità psicologica (“maturità”). La responsabilità e l’impegno sono aspetti, secondo gli anziani, che costano “fatica”, ma che consentono di ottenere “potere”. Da notare come i termini responsabilità e potere appaiano unicamente nella rappresentazione di questa fase di vita: i più giovani e gli anziani, ne sono privi.
L’anziano appare principalmente connotato come persona bisognosa, stanca e lenta (“bisognoso”; lentezza”; problematiche”) e con legami sociali che progressivamente si riducono (“solo”; “chiusura”). Un'immagine sicuramente non positiva, ma controbilanciata dalla presenza di un solido bagaglio esperienziale (“esperienza”; esperto”; “saggio”) che ne mitiga e compensa gli aspetti legati al declino fisico (“fragile”; scarsa salute”; “perdita di memoria”). In alcuni casi egli viene associato al ruolo di nonno.
La saggezza appare caratterizzarsi per la sua capacità di conferire a chi la possiede una condizione psicologica di equilibro (“equilibrio”; “tranquillità”) e da una costante riflessione e ponderazione sulle situazioni della vita (“riflessione”; “saper riflettere”), che non appartiene a tutti, da custodire e valorizzare quasi come un tesoro personale, una risorsa fondamentale e rara (“anziani, ma non tutti”; “tesoro”; “preziosa”; “desiderio di esserlo”). Essa appare una qualità estremamente positiva, che consente di insegnare agli altri (“tanto da insegnare”; “ha imparato a vivere”), e che quindi rinvia a una funzione di trasmissione intergenerazionale della conoscenza e dell’esperienza. La saggezza si individua anche dalla sua capacità di orientare la condotta dell’individuo verso lo sviluppo degli altri e da una propensione alla pro-socialità (“bontà”; “aiutare”; “altruismo”). La persona caratterizzata dalla saggezza inoltre viene percepita come in evoluzione e crescita personale (“evoluzione”; progetti”; energia”; “ricerca”) e connotata dalla presenza (elementi generati solo nel re-test) di giudizio maturo, assertività e ricerca di spiritualità.
Discussione sui risultati della parte teorica
I risultati del questionario sulle rappresentazioni sociali della salute indicano la presenza di una sua concezione complessa e sistemica, vicina a quella indicata dall'OMS (1948) e dai modelli di natura bio-psico-sociale (Engel, 1977), caratterizzandosi sia come mantenimento di una buona efficienza fisica e autonomia sia come presenza di risorse che consentono l'esplicarsi di una progettualità e di crescere sul piano personale. Elevati anche i punteggi relativi alla credenze circa l'efficacia dei comportamenti salutari per il mantenimento di una buona salute nella terza e quarta età. Le differenze emerse alla prima somministrazione del questionario (test) tra maschi e femmine sulle credenze circa la dieta mediterranea di favorire la salute confermano la maggiore propensione delle donne a adottare e mantenere nel tempo questo modello alimentare salutare, dato già emerso nella letteratura internazionale (Panagiotakos, Pitsavos, & Stefanidis, 2006; Sanchez-Villegas et al., 2002). Il test in uscita, somministrato dopo il laboratorio attivo partecipato, indica che sono avvenuti alcuni cambiamenti rilevanti. La presenza di una correlazione che approccia la significatività statistica tra la rappresentazione della salute come efficienza fisica e la credenza sulla efficacia della dieta mediterranea segnala che è stata “istituita” a livello di consapevolezza cognitiva una relazione positiva che non era presente al momento del primo test di ingresso. Si può per questo ipotizzare che gli interventi abbiano prodotto un cambiamento positivo sul piano della promozione della salute. L’intercorrelazione positiva che è emersa tra i due fattori che definiscono la salute potrebbe suggerire la presenza di una consapevolezza maggiore delle forti interconnessioni tra le sfere di funzionamento fisica, cognitiva e sociale per il mantenimento di un'elevata salute, che prima del laboratorio attivo non esisteva. Inoltre, l'Anova a misure ripetute indica un cambiamento sui valori delle credenze sui comportamenti salutari relativo al genere. Aumenta infatti nei maschi la credenza sull'efficacia della dieta mediterranea, mentre tende ad aumentare nelle femmine la consapevolezza che l'attività fisica aiuti a mantenere la salute. I cambiamenti si sono registrati nella direzione positiva auspicata. Le rappresentazioni sociali mostrano l'esistenza di modelli “ideali” e “tipici” delle varie fasi della vita, anche se compaiono comunque termini che indicano come i mutamenti sociali stiano gradualmente modificando queste rappresentazioni collettive delle diverse fasi della vita, come d'altro canto già la ricerca di Gastaldi e Contarello (2006) ha segnalato. La saggezza come rappresentazione sociale mostra un piccolo cambiamento dal test al re-test: vengono introdotti termini che restituiscono una maggiore complessità di questa forma di conoscenza e competenza a gestire le questioni rilevanti di vita, così come la ricerca di una profondità di significato dell'esistenza che può collocarsi sia in modo immanente, sia in modo trascendente nella sfera della spiritualità.
II fase. Il laboratorio attivo partecipato
Metodo
Partecipanti
Tutti coloro che hanno compilato gli strumenti di indagine della parte teorica hanno preso parte agli incontri formativi.
Strumenti
Il laboratorio attivo ha utilizzato sia i dati della parte teorica come stimolo alla discussione, sia strumenti atti a favorire l’elaborazione di nuovi contenuti come il role playing e la presentazione di casi-stimolo.
Procedura
Le tematiche legate al pensiero critico sono state approfondite in incontri della durata di circa 2 ore ciascuno, in un'aula appositamente predisposta a livello di arredamento (sedie a semicerchio) per favorire la comunicazione e l’interscambio reciproci. Ogni incontro ha approfondito un tema specifico della life skill pensiero critico. La conduttrice ha utilizzato una metodologia non direttiva, cercando di facilitare il dialogo attraverso gli strumenti sopra descritti.
I fattori psicosociali che determinano l’adesione agli stili di vita che promuovono la salute in età anziana. Un laboratorio sul modello dell’Azione Pianificata (Ajzen, 1991)
Il modello teorico dell’Azione Pianificata è stato utilizzato per approfondire il tema degli stili di vita sani ed efficaci per mantenere la salute in età anziana. Viene costruito alla lavagna dalla conduttrice il modello di Ajzen, centrandolo sull’alimentazione sana e l’adesione alla dieta mediterranea. Partendo dalla costruzione degli atteggiamenti verso la dieta mediterranea (definiti come la credenza che essa sia fondamentale per la salute e dal definire la salute come un valore e un obiettivo importante per se stessi), si è poi lavorato sulle pressioni sociali portate dalle persone-gruppi di riferimento (ad es., se in famiglia nessuno la segue, quanto può essere difficile mantenere questo stile alimentare, nonostante la sua comprovata efficacia salutogenica? I gruppi sociali che si frequentano, quanto possono influire sul mantenimento di un determinato stile alimentare?). La discussione si è poi focalizzata sulla capacità di mantenere questo stile alimentare una volta decisa la sua adesione, che appare legato alla percezione di autoefficacia e alla credenza di poter esercitare un controllo personale sul proprio comportamento.
Il dialogo è stato reso più coinvolgente anche attraverso la presentazione dei risultati emersi dai questionari in ingresso, i quali avevano evidenziato una differenza significativa sulle credenze circa l’efficacia della dieta mediterranea nella promozione della salute tra maschi e femmine, a favore delle femmine. L’attività fisica vene successivamente approfondita sempre in relazione al modello dell’Azione Pianificata.
La costruzione sociale della conoscenza: le Rappresentazioni sociali della salute e della malattia. Una visita dal medico
La conduttrice propone ai partecipanti un role playjng centrato sulla visita medica di un paziente anziano che si reca presso l’ambulatorio del suo medico di base per una forma importante di Herpes Zoster, malattia virale che in alcune zone dell’Emilia Romagna viene comunemente chiamato “Fuoco di Sant’Antonio”, e che prevedeva anticamente rituali particolari come tentativo di guarigione. Il medico visita il paziente e chiede se ha iniziato a prendere gli antivirali; il paziente risponde che prima di iniziare a prenderli aveva preferito andare da un “guaritore” a “segnare” il male. Segue un dialogo in cui il medico cerca di spiegare a livello scientifico il virus “varicella-zoster”, mentre il paziente non comprende la spiegazione, ma esclama “io la varicella l’ho avuta da bambino!...", dimostrando di possedere una rappresentazione sociale ingenua di questa malattia. Solo al termine del dialogo il paziente, sebbene poco convinto, accetterà di prendere le medicine antivirali. Ha fatto seguito al role playing un laboratorio attivo con l’analisi delle sequenze interattive, della conversazione e dei motivi che hanno generato le incomprensioni tra medico e paziente. Viene riconosciuta la presenza di due concezioni della malattia Herpes Zoster, l’una di tipo scientifico, l’altra di tipo ingenuo e legata alla condivisione di una rappresentazione sociale di questa patologia. La conduttrice inoltre utilizza l’esempio della patologia Herpes Zoster per approfondire i processi di ancoraggio e oggettivazione che sono fondamentali per la creazione di rappresentazioni sociali di un fenomeno, invitando a valutare quanto spesso, nella vita quotidiana, le rappresentazioni sociali influenzano le azioni e le decisioni delle persone. Al termine della discussione sul role playing la conduttrice introduce brevemente quanto emerso dalla parte del questionario somministrato in ingresso in relazione alle rappresentazioni sociali delle età della vita e dei processi di maturità e saggezza.
La saggezza come forma matura di pensiero critico. Il dilemma di Heinz
La conduttrice legge dapprima ai partecipanti il “dilemma di Heinz”, uno degli strumenti più conosciuti per la valutazione del livello di pensiero morale raggiunto a livello individuale (Kohlberg, Levine, & Hewer, 1983). Questo dilemma etico-morale è centrato sulla figura di Heinz, un uomo la cui moglie è ammalata di una rara forma di cancro che può essere curata solo da una medicina recentemente scoperta da un farmacista, il quale però la pone in vendita a un prezzo inaccessibile per Heinz. Dopo ripetuti tentativi di avere il farmaco a condizioni più favorevoli Heinz, constatata la assoluta chiusura del farmacista che vuole speculare sul farmaco scoperto, decide di rubare la medicina per curare sua moglie e salvarle la vita. Il dilemma di Heinz chiede poi di esprimere una valutazione personale sulla giustezza della scelta di Heinz di rubare la medicina; non valuta la scelta compiuta, ma le argomentazioni e i processi cognitivi che le persone utilizzano per giustificare la loro valutazione dell’azione compiuta da Heinz e la loro scelta circa la liceità o meno del furto. Il dilemma morale di Heinz è stato utilizzato allo scopo di introdurre il concetto di decisione etico-morale complessa e di collegarlo ai processi di pensiero che definiscono la saggezza, in particolare:
- la scelta di Heinz di rubare la medicina è legata a una molteplicità di fattori e circostanze che richiedono un'attenta ponderazione.
- La capacità di utilizzare una conoscenza esperta (Baltes & Smith, 2008) più avanzata rispetto all’intelligenza cristallizzata, e relativa ai problemi più importanti della vita. I differenti valori espressi dal dilemma di Heinz, quali la vita e la ricchezza economica implicano la capacità di valutarli nei contesti storici e culturali, o saperli inserire in una visione etica universale (Kohlberg et al., 1983).
La discussione, inoltre, ha favorito una riflessione sulla rilevanza della saggezza come forma elevata di pensiero complesso nella società contemporanea, caratterizzata da una progressiva velocizzazione delle decisioni (Leccardi, 2009) ma che rischia, al contempo, di non essere sufficientemente adeguata e attrezzata per le decisioni complesse o dilemmatiche, le quali richiedono invece capacità di integrazione, di sintesi, tolleranza dell’ambiguità e dell’incertezza e mancanza di dogmatismo.
Discussione della parte di laboratorio attivo partecipato
La partecipazione assidua del gruppo a tutte le attività di laboratorio ha consentito di esplorare diversi ambiti della life skill pensiero critico. Particolarmente coinvolgenti a livello di discussione si sono rivelate le attività come i role playing e i focus-group, che hanno facilitato l’emergere di processi cognitivi come la categorizzazione delle informazioni o l’attivarsi di stereotipi legati al genere per quanto riguarda i modelli alimentari, successivamente analizzati a livello teorico, che sono stati poi discussi e approfonditi nella loro genesi e nei loro effetti sui comportamenti e sulle decisioni. La valutazione del percorso compiuto dai partecipanti è stata positiva, avendo essi espresso il desiderio di continuare in futuro questa esperienza. La ri-somministrazione degli strumenti valutativi d’ingresso ha poi consentito di valutare l’efficacia del percorso svolto.
Discussione generale e conclusioni
Il progetto di ricerca-azione partecipata ha focalizzato la sua attenzione su alcuni processi basilari coinvolti nel pensiero critico, che in età anziana è stato declinato con obiettivi in parte specifici: mentre infatti il possesso di conoscenze sui processi che conducono alla categorizzazione delle realtà (Palmonari et al., 2012), alla costruzione sociale della conoscenza (Moscovici, 2000) e all’utilizzo di credenze semplificate e non funzionanti come gli stereotipi sociali si può definire di natura trasversale (anche a livello di fasce d’età), specificamente legate all’età anziana sono state l’attenzione posta ai temi della salute e degli stereotipi sull’età anziana (Guglielmi et al., 2015) e la saggezza (Baltes & Kunzmann, 2003). Gli strumenti di valutazione, somministrati sia all’inizio del progetto, prima del laboratorio, sia al termine di quest’ultimo, hanno mostrato una duplice valenza positiva. Anzitutto hanno consentito di valutare la presenza di cambiamenti sui fattori esplorati; attraverso un loro commento in gruppo è stato anche possibile utilizzarli come veri e propri “facilitatori” e “stimoli” per avviare dialogo e focus-group. Le modificazioni avvenute tra i risultati della prima somministrazione e quelli successivi al laboratorio hanno poi attestato la potenziale efficacia degli interventi, sebbene alcune cautele siano essenziali e necessarie.
Anzitutto non era disponibile un gruppo di controllo attraverso il quale verificare che i mutamenti non fossero dovuti a fenomeni esterni agli interventi stessi. Inoltre, l’intero progetto non si è configurato ovviamente come ricerca sperimentale: sebbene siano rimasti gli stessi i contesti delle attività (come l’aula e gli orari), non possono essere escluse altre possibili influenze di natura esogena. Il numero non elevato di incontri chiaramente ha limitato l’approfondimento delle tematiche, non permettendo di aprire la discussione anche su altre componenti del pensiero critico.
Nonostante questi limiti, i risultati indicano una certa efficacia del modello a livello di impianto teorico e metodologico. Successivi lavori futuri potrebbero utilizzare altre prospettive o altre tematiche su cui approfondire il pensiero critico; oppure integrare quella esposta su campioni di popolazione anziana con caratteristiche socio-demografiche diverse (ad es. si potrebbero valutare non solo le credenze sui comportamenti salutari, ma anche l’intero modello di Ajzen attraverso appositi item in ingresso e in uscita e approfondire nei focus-group tutti i fattori implicati in gruppi di persone residenti in aree non metropolitane e con livelli culturali meno elevati), in modo da verificarne la concreta efficacia ed estensibilità alla popolazione anziana generale. Inoltre, essendo il modello life skills education adattato per l’età anziana, focalizzato sul potenziamento di competenze e abilità, potrebbe in futuro costituire un approccio utile anche sul piano degli interventi di counseling, il quale privilegia interventi centrati sullo sviluppo dell’autonomia decisionale e di abilità specifiche possedute dall’individuo, oltre che sul benessere complessivo della persona.
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