Orientamento a scuola

Guidance at school

a cura di Speranzina Ferraro

Esperta nazionale di orientamento e dispersione (già coordinatore del piano nazionale orientamento del MIUR)

Giovani e occupazione

La parola d’ordine che oggi attraversa insistentemente il nostro sistema educativo, formativo ed economico è sempre più “occupazione”, anzi meglio “lavoro e occupazione”.

Il lavoro è oggi un’ossessione degli adulti, che temono di perderlo e di non poter contare un domani sulla pensione; è un’ossessione per i giovani, disillusi e sfiduciati, che non credono che potranno mai trovare lavoro, qualunque lavoro, per lo meno in Italia, nel loro Paese.

A ciò si aggiunga il numero dei giovani che non hanno completato il corso di studi superiori (quasi 3 milioni di giovani tra i 15 e i 29 anni), pari circa al 24%, che nemmeno il Programma europeo “Garanzia giovani” è riuscito a intercettare e coinvolgere. Su questo fronte e sulle pecche (tante!) dei nostri Sevizi territoriali e, in particolare, dei Centri per l’impiego ci sarebbe molto da dire, ma oggi la nostra attenzione va alla Scuola e alle sue tante lacune.

Si fa un gran parlare sui principali media e da parte di importanti Istituzioni formative e produttive della necessità di promuovere il lavoro tra i giovani e di favorire l’incontro tra domanda e offerta, ponendo particolare attenzione alle transizioni e all’esercizio efficace da parte loro di momenti di scelta e decisione. Varie soluzioni si offrono circa il come favorire la transizione dei giovani al mondo del lavoro: dalla proposta di figure di “mentori”, come ha fatto un gruppo di giovani ricercatori di ADAPT, di cui parla l’articolo del "Sole 24 ore" del 19 gennaio 2016, dal titolo significativo e profetico: “Giovani e occupazione, trovare lavoro è più facile se ti aiuta il mentore”, cioè una guida, una persona che aiuti il giovane a gestire la transizione scuola-lavoro.

Oppure, un’altra via è la promozione di percorsi formativi per lo sviluppo di competenze di imprenditorialità e di occupabilità. Junior Achievement nel 2015 ha sviluppato con successo percorsi di educazione all’imprenditorialità, destinati ai giovani dai 15 ai 19 anni, per aiutarli ad acquisire le competenze necessarie per affrontare il mondo del lavoro (https://www.dropbox.com/s/gl96xc39qcci4ka/Ricerca-JA.pdf?dl=0.). Le riflessioni a conclusione della ricerca sottolineano con forza che la scuola non può esimersi dal prevedere azioni per preparare i giovani a essere protagonisti attivi nella costruzione del proprio futuro in maniera consapevole. Ciò significa che il lavoro e l’occupazione vanno preparati accuratamente, a partire dalla scuola, la quale deve far acquisire ai giovani quell’insieme di conoscenze, competenze e abilità, che rendano ciascuno consapevole delle proprie potenzialità e possibili opportunità e capace di gestire una personale e proattiva progettualità del proprio futuro.

Ma tutto questo impegno e protagonismo di Istituzioni e Soggetti attivi nel campo della formazione sono importanti ed efficaci se si inseriscono in una dimensione orientativa a carattere formativo e processuale, ove la scuola rivesta un ruolo determinante nel preparare i giovani a essere protagonisti responsabili e consapevoli del proprio futuro.

Purtroppo, bisogna ricordarlo, la stessa Legge n. 107/2015 riconosce un ruolo marginale all’orientamento e le idee espresse in proposito non portano chiarezza, anzi…

Inoltre, il Piano orientamento del MIUR dell’ottobre 2015 individua nel percorso di transizione dalla scuola secondaria di primo grado alle superiori e dalle superiori all’università lo snodo da presidiare, tralasciando di inserire questo passaggio in un percorso/processo di orientamento formativo.

Infine, gli interventi a supporto della formazione del personale scolastico, espressi dalla nota n. 35 del 7.01.2016, individuano come temi strategici:

  • le competenze digitali e per l’innovazione didattica e metodologica;

  • le competenze linguistiche;

  • l’alternanza scuola-lavoro e l’imprenditorialità;

  • l’inclusione, la disabilità, l’integrazione, le competenze di cittadinanza globale;

  • il potenziamento delle competenze di base, con particolare riferimento alla lettura e comprensione, alle competenze logico-argomentative degli studenti e alle competenze matematiche;

  • la valutazione.

L’orientamento continua a occupare un ruolo marginale!

Ciò che riteniamo di dover rilanciare è, da una parte, il ruolo educativo della scuola, che è e rimane irrinunciabile e prioritario in quanto costituisce lo “zoccolo duro” di quella formazione per la vita a cui ogni giovane ha diritto e che è dovere della scuola impartire, e, dall’altra, la necessità di richiamare e rivalutare il ruolo chiave dell’orientamento quale strategia contro la dispersione e l’abbandono scolastico. Val la pena ricordare, in proposito, i percorsi accidentati di tanti giovani, le scarse competenze di base della maggior parte dei nostri giovani in uscita dal circuito scolastico e formativo, il numero ancora elevato di giovani che hanno interrotto ogni formazione e non studiano e non lavorano, le cifre ancora elevate di dispersione scolastica…, problema oggi quasi dimenticato nel nostro Paese.

“La dispersione scolastica è anche frutto di un cattivo orientamento” scriveva la prof.ssa Maria Luisa Pombeni, e questa concezione è alla base anche di importanti interventi dell’UE, segnati da due Risoluzioni storiche riguardo all’orientamento, quella del 2004 (…«Rafforzamento delle politiche, dei sistemi e delle prassi in materia di orientamento lungo tutto l'arco della vita in Europa») e quella del 2008 («Integrare maggiormente l'orientamento permanente nelle strategie di apprendimento permanente»).

A partire da queste indicazioni e per cambiare la tradizionale strategia di contrasto alla dispersione scolastica, che non aveva sortito gli effetti auspicati, a seguito di un lungo processo di riflessione sul percorso quasi trentennale di azioni nazionali a contrasto della dispersione scolastica e a seguito di processi di riforma radicale del sistema di istruzione e formazione nazionale, a partire dalla Legge n. 53/2003 e successivi decreti applicativi, sono state prodotte a beneficio delle scuole e del sistema formativo le “Linee guida in materia di orientamento lungo tutto l’arco della vita”, trasmesse con C.M. n. 43/2009, a cui hanno fatto seguito le “Linee guida nazionali per l’orientamento permanente”, a firma del Ministro pro tempore del 19 febbraio 2014, in linea di continuità e integrazione con quelle del 2009. Esse rivedono il modello organizzativo e formativo della scuola, centrando l’attenzione sulla didattica orientativa e sul protagonismo dello studente.

Ciò che le Linee guida sottolineano con forza è l’urgenza di un cambiamento della funzione docente e del sistema d’insegnamento nel suo complesso, da veicolare attraverso un forte e significativo investimento nella formazione iniziale e in servizio del personale docente, introducendo l’orientamento formativo e, in particolare, la didattica orientativa, con un'attenzione mirata da parte della scuola alla rete di Soggetti, che ruotano intorno alla formazione di giovani, e al lavoro e alle sue caratteristiche di oggi, che lo rendono scarsamente riconducibile a categorie tradizionali, rigide e precostituite.

Dunque, da un lato l’attenzione alla persona e alla sua formazione come cittadino e come futuro professionista, dall’altro alle esigenze del mondo del lavoro, che richiede a ogni persona/lavoratore doti di flessibilità e adattabilità, cioè una persona che sia capace di cambiare, che sappia dominare l’ansia, che sappia fronteggiare le situazioni di difficoltà, proponendo soluzioni nuove, che sia capace di risolvere problemi, che sappia lavorare e interagire con gli altri, che sia responsabile delle sue azioni e progetti, che sappia scegliere e decidere, che sia capace di aprirsi al nuovo e di apprendere in modo permanente, cioè lungo tutto il corso della vita.

Questo modello richiede un cambiamento radicale della tradizionale impostazione della didattica, richiede un investimento forte nella formazione del personale docente, richiede di aprirsi alla nuova realtà sociale, al mondo del lavoro e dell’imprenditoria, al fine di rivendicare il ruolo unico e insostituibile della scuola: cioè preparare le condizioni perché ogni giovane possa diventare un buon cittadino e un buon lavoratore, capace di contribuire al progresso personale e della società in cui vive, soprattutto con buona soddisfazione.

Perciò, ben vengano le proposte che tendono ad avvicinare il giovane al mondo del lavoro, attraverso l’introduzione nel percorso scolastico di esperienze reali e concrete, come l’alternanza, il tirocinio o altre forme di addestramento, che possano favorire il processo di conoscenza e di maturazione di ogni giovane, ma all’interno di un percorso scolastico e formativo che voglia davvero condurre i giovani a conoscere se stessi, a maturare consapevolmente il bagaglio indispensabile di competenze trasversali o soft skills o competenze chiave, base per innestare futuri processi di formazione e per rendere ciascun giovane protagonista del proprio futuro.

L’alternanza, infatti, per essere efficace strumento di orientamento deve essere inserita in un percorso educativo/formativo, pensato per aiutare la persona a diventare autonoma e consapevole e all’interno di una definita e condivisa cornice di valori.

Ciò che auspichiamo, perciò, è un rinnovato interesse di ogni Istituzione e Soggetto, pubblico o privato, verso la scuola e la necessità di un coinvolgimento finalizzato al suo cambiamento per renderla più coerente con i processi in atto e con le esigenze di un mercato non solo infido, quanto soprattutto “liquido”, mutevole e confuso.

La formazione del personale a contatto con i giovani ha un grande ruolo in proposito. Fornire le chiavi di lettura del modello sociale in atto, aiutare le persone a conoscersi e a mettersi in gioco, rendere ciascuno consapevole delle proprie potenzialità e dei propri talenti e guidarlo alla ricerca di uno spazio di realizzazione personale, significa ridare speranza e ottimismo a ogni giovane e fiducia nelle proprie capacità e competenze. Una formazione di tal genere aiuta e deve aiutare ad affrontare le difficoltà e avversità, che inevitabilmente entrano nella vita personale e professionale di ogni uomo, oggi ancora più frequentemente, a seguito della incertezza e mutevolezza dei tempi.

Anche in questo campo strategico è il ruolo della scuola e della formazione. Non è più tempo di superuomini o supereroi: è importante addestrare ed educare ogni giovane ad essere se stesso, ed accettarsi per quello e come si è, a imparare dai propri errori e da quelli degli altri, ad avere sempre la forza e la voglia di ricominciare e di credere in se stessi e negli altri, ad accettare sempre il cambiamento, mettendosi in gioco e continuando ad imparare.

Solo così è possibile ridare speranza e fiducia e insegnare la tolleranza e la solidarietà, di cui abbiamo un gran bisogno.

La formazione, quindi è la chiave di volta per produrre i cambiamenti auspicati e attesi e per aiutare i nostri giovani a credere di più e a mettersi in gioco, promuovendo e cercando sempre l’innovazione e nuovi percorsi…

Questo significa fare orientamento, perché orientare è educare.

Il nostro sistema d’istruzione è pronto a raccogliere la sfida?

Speranzina Ferraro

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