Orientamento a scuola
Guidance at school
a cura di Speranzina Ferraro
Dirigente Ministero dell’istruzione, dell’Università, della Ricerca. Responsabile nazionale per la dispersione e l’orientamento, Roma, Italia
Una riflessione su dispersione scolastica e orientamento formativo
“I dati relativi alla transizione scuola-lavoro misurati da Eurostat, dall’OCSE e da AlmaLaurea mostrano il nostro Paese in grande affanno rispetto agli altri paesi dell’UE.
Secondo i dati del MIUR circa il 50% degli studenti che si iscrivono all’università abbandonano senza completare il percorso di studi. Molti studenti restano iscritti per anni e, talvolta, arrivano alla laurea dopo un periodo troppo lungo. Infatti, circa il 40% dei laureati consegue il diploma con un ritardo compreso tra uno e dieci anni rispetto al percorso curriculare previsto dal 3 + 2.
Secondo i dati AlmaLaurea , l’età media alla laurea per gli studenti che iniziano l’università a 18 anni è di 24 anni per chi ha intrapreso il percorso triennale e di 26, 1 anni per chi sceglie anche la specialistica. Ciò significa che se un giovane si laurea con la laurea magistrale a 27-28 anni, deve calcolare che trova un lavoro più o meno stabile verso i 32-33 anni, sulla base dei 45 mesi circa di transizione calcolati dall’OCSE”.[1]
Grande attenzione tutte le Istituzioni rivolgono oggi alle transizioni, sempre più frequenti e significative nella nostra società e nella vita di ogni giovane, spesso impreparato ad affrontarle e superarle senza traumi o insuccessi.
Crediamo che questa incapacità o difficoltà del giovane nell’affrontare le transizioni abbia una radice antica e profonda, che chiama in causa la scuola, il suo compito educativo e il modo in cui esso viene realizzato. Val la pena riaffermare, ancora una volta, quanto siano strettamente e profondamenti collegati la dispersione scolastica e l’orientamento, come già ricordava la prof.ssa Maria Luisa Pombeni:
“La centralità del ruolo strategico attribuito all’orientamento nella lotta alla dispersione e all’insuccesso formativo non è da mettere in discussione.
Il ruolo strategico dell’orientamento viene collegato al fenomeno dell’insuccesso e della dispersione, mettendone in risalto le due facce del problema: da un lato, le ricadute patologiche sul funzionamento del sistema scolastico stesso e le conseguenze sul sistema economico-produttivo e, dall’altro, gli effetti problematici sull’evoluzione delle storie individuali (formative, lavorative, sociali)”[2].
Spesso, però, tale legame non viene colto e le politiche educative ne dimenticano o sottovalutano il collegamento e l’interdipendenza.
Secondo tale nostra visione integrata e interconnessa, non si può parlare e operare per un corretto orientamento intervenendo solamente a partire dall’ultimo anno delle scuole secondarie di primo e/o di secondo grado, dimenticando quanto sia importante investire sin dall’avvio della scolarizzazione in un percorso educativo, centrato sulla persona e sui suoi bisogni e, soprattutto, attento a sostenere e accompagnare la motivazione allo studio e al successo formativo. Studi scientifici importanti hanno dimostrato che le cause della dispersione scolastica, che diventano dirompenti negli esiti durante il biennio delle scuole secondarie di secondo grado, innestano le loro radici molto prima, già nei primi anni della scuola primaria, attraverso le assenze prolungate e periodiche e percorsi scolastici frammentari, disattenti e poco significativi, pregiudicando in maniera permanente il futuro di questi giovani studenti e futuri cittadini.
Questa considerazione ci porta a dire che, se si vuole migliorare e favorire l’occupabilità e l’economia del nostro paese, bisogna davvero investire sui giovani e sulla loro educazione, attraverso un modello di scuola orientativa, che si faccia carico dei bisogni di ogni alunno e che sia consapevole di dover aiutare ciascuno a sviluppare il proprio progetto di vita, in coerenza con i propri sogni e le proprie attitudini ma anche attraverso un conseguente adattamento ragionato alle esigenze del mercato del lavoro e della società.
Questo, però, è possibile solo e soltanto nella misura in cui la scuola tutta, a partire dalla scuola dell’infanzia, diventi sempre più la scuola della persona, che costruisce il percorso educativo sulla base dei bisogni espressi, utilizzando ogni disciplina a supporto di questo macro-obiettivo: la formazione integrale della persona e il suo “ben-essere fisico”, psichico, affettivo. Intervenire sulla persona, sin dal suo ingresso nella scuola, sostenerne la “motivazione allo studio” e contribuire allo sviluppo delle potenzialità di ciascuno è il primo compito della scuola e lo strumento più efficace per contrastare la dispersione scolastica.
Purtroppo, però, una vera strategia di contrasto alla dispersione scolastica nel nostro Paese ancora non esiste. Essa richiederebbe, infatti, il rafforzamento del ruolo dell’orientamento. È ben noto che la dispersione scolastica e formativa è il risultato anche di un cattivo orientamento. Perciò, cambiare la strategia dell’orientamento, i suoi servizi, formare gli operatori a una dimensione orientativa basata sulla domanda dell’utente, più che sull’offerta standard, contribuirebbe significativamente a contrastare la dispersione scolastica. Un’efficace strategia educativa da parte della scuola, che si voglia far carico della formazione integrale della persona e sostenerne la fiducia e la motivazione, deve assegnare un nuovo ruolo all’orientamento, non più o non solo informativo e limitato ai momenti di passaggio, ma fondato su un approccio olistico e formativo, che investe il “processo globale di crescita della persona, si estende lungo tutto l’arco della vita, è trasversale a tutte le discipline ed è presente nel processo educativo sin dalla scuola dell’infanzia”.[3]
La proposta di introdurre l’orientamento in una strategia nazionale contro la dispersione scolastica discende dalla consapevolezza del ruolo positivo che gioca sulla persona, quando efficacemente sviluppato, del sostegno che ne deriva all’efficacia e al successo del percorso formativo. L’orientamento formativo, infatti, ben centrato sulla persona e sui suoi bisogni, si rivela efficace nei momenti della transizione tra scuola/scuola o tra scuola/lavoro, perché fornisce le necessarie informazioni e rafforza le competenze necessarie ad affrontare la transizione e la scelta, momento cruciale nella vita dei nostri giovani.
Va, infine, ricordato che anche l’UE non ha mancato di ribadire con due Risoluzioni (2004 e 2008) il ruolo chiave dell’orientamento nella prevenzione e contrasto della dispersione scolastica attraverso un rafforzamento della qualità dei servizi, centrati sull’utente e sui suoi bisogni, della garanzia di accesso ad essi, del coordinamento degli interventi da parte dei Soggetti abilitati e competenti, del cambiamento del modello di apprendimento, dell’importanza delle career management skills e del ruolo chiave delle tecnologie.
Gli elementi per una visione dinamica, integrata e sociale di una strategia anti dispersione, centrata sull’orientamento formativo, deve poggiare su tre elementi:
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centralità della persona, che significa ruolo attivo della persona nei processi di conoscenza, che prendono avvio dall’esplorazione di compiti/problemi tratti dalla realtà e che facciano cogliere il legame tra individuo e realtà, tra formazione e lavoro;
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nuovo modello di docente, che implica un docente non più trasmettitore di saperi, ma costruttore di saperi in collaborazione con gli studenti, nonché guida e sostegno per l’acquisizione delle competenze di orientamento al lavoro o Career Management Skills (CMS);
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patto di corresponsabilità educativa, perché il coordinamento di Soggetti e servizi è l’unica strategia per moltiplicare le opportunità per i nostri giovani, specie per i più fragili, di orientarsi dentro e fuori la scuola.
Solo una scuola che investe sull’orientamento formativo quale strategia anti-dispersione, può davvero guidare i giovani ad affrontare le transizioni in maniera responsabile e con successo.
Speranzina Ferraro
[1] Fonte: F. Pastore, La voce. Info 31.07.2015.
[2] M. L. Pombeni, Intervento al Convegno “Tavolo per l’orientamento”, Tione (Trento), 2007.
[3] Vedi “Linee guida per l’orientamento permanente” del MIUR del 2009 e del 2014.
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