Invecchiamento positivo: il ruolo delle risorse e delle competenze

Una delle sfide più rilevanti per la società contemporanea è rappresentata dall’invecchiamento della popolazione, fenomeno che si evidenzia soprattutto nei Paesi industrializzati. L’Europa rappresenta una delle aree geografiche dove l’invecchiamento della popolazione appare più pronunciato, e l’Italia uno dei Paesi con una delle aspettative di vita più elevate, che si attesta sugli 81 anni per gli uomini e gli 86 anni per le donne (EUROSTAT, 2014).

Questa rivoluzione demografica ha portato, negli ultimi decenni, a una forte attenzione ai fattori bio-psico-sociali legati ai processi di invecchiamento e in particolare a quelli che promuovono e sostengono un invecchiamento positivo. Rowe e Khan (1997), adottando una prospettiva sistemico-interazionista sull’invecchiamento, identificano nella presenza di elevate risorse fisiche e cognitive i prerequisiti per il mantenimento della partecipazione attiva alla società, condizione essenziale per poter realizzare un invecchiamento di successo. Secondo questa prospettiva teorica infatti le capacità fisiche e cognitive esprimono le potenzialità possedute dall’individuo; esse dicono che cosa una persona può fare, non che cosa sta facendo attualmente. L’invecchiamento di successo oltrepassa le capacità potenziali possedute e fa riferimento alla traduzione concreta di tali potenzialità nella vita attiva. Il coinvolgimento attivo nella vita, a sua volta, è definito da due sotto-componenti, le relazioni interpersonali e l’attività produttiva.

Partendo da una critica alla visione della persona anziana come passiva e dipendente dal contesto di vita, Kahana, Kahana e Zijang (2005) sottolineano il ruolo giocato dalle risorse e dalle strategie proattive per mantenere un elevato benessere psicologico, una vita ricca di relazioni e significato uniti al rischio ridotto di depressione ed emozionalità negativa, che rappresentano le componenti fondamentali dell’invecchiamento positivo. Le autrici indicano con il termine proattività un insieme di risorse (quali l’autostima, la speranza, l’altruismo, l’orientamento temporale centrato sul futuro, le reti sociali) e strategie che consentono non solo di ridurre i rischi di patologie e isolamento sociale, ma soprattutto di individuare risorse che favoriscono un buon invecchiamento attraverso la prevenzione delle situazioni critiche e la promozione e conservazione di risorse personali e sociali (risorse e strategie di proattività preventiva).

Sempre all’interno di una concezione agentica e non passiva dell’età anziana, sono state identificate alcune strategie che possono favorire un invecchiamento positivo, quali il coping proattivo (Aspinwall & Taylor, 1997; Schwarzer & Taubert, 2002; Zambianchi, 2013, 2014b), che rappresenta un insieme di comportamenti e di processi cognitivo-emozionali volti da un lato a prevenire l’esordio futuro di criticità e conseguente perdita di risorse essenziali, e dall’altro a realizzare se stessi attraverso lo sviluppo di talenti e potenzialità. Queste strategie agentiche e rivolte al futuro, come sottolineano Ouwehand, de Ridder e Bensing (2007) possono favorire un invecchiamento ottimale in quanto consentono di ridurre la probabilità di eventi negativi futuri (ad esempio fare attività fisica regolare e aderire a un modello alimentare sano riducono il rischio di patologie e favoriscono il mantenimento di una buona funzionalità fisica globale nel tempo, aiutando l’anziano a mantenere una buona autonomia di vita; saper ricostruire o mantenere le reti sociali contrasta la solitudine e la depressione), mentre l’utilizzo delle strategie proattive per sviluppare risorse e progetti personali aiuta la persona anziana a mantenere una partecipazione attiva e un senso di integrazione alla vita sociale, assieme alla percezione di crescita e sviluppo personali, componenti fondamentali del benessere psicologico eudaimonico (Ryff & Singer, 2008; Zambianchi, 2014a). Studi recenti (Ryff, 2014; Ryff, Singer, & Love, 2004) indicano come il mantenimento di un senso di direzionalità e progettualità di vita, unito al sentirsi aperti e in crescita come persone è associato in età anziana a un migliore funzionamento fisico e biologico. Il coping proattivo e le risorse di proattività preventiva individuate da Kahana et al. (2005) hanno come comune denominatore il possedere un’intrinseca qualità temporale, orientata al futuro.

Il rapporto tra temporalità e invecchiamento positivo è stato indagato in numerosi studi. La teoria della Selezione Socio-emozionale (Carstensen, Isacowitz, & Charles,1999) identifica nella rappresentazione dell’estensione temporale futura una delle variabili cardine per i comportamenti e le decisioni dell’individuo. Coloro che percepiscono un tempo futuro esteso (spesso i giovani) prediligono relazioni sociali nuove e una forte apertura alle nuove conoscenze e informazioni; coloro invece che si rappresentano un tempo futuro ridotto (come spesso le persone anziane) prediligono le reti sociali strette e ben conosciute, quali familiari e amici stretti e le esperienze emozionali positive che da queste possono derivare. Come però evidenziano le ricerche recenti (Demiray & Bluck, 2014; Palgi & Shmotkin, 2010), la relazione tra rappresentazione e percezione del tempo e invecchiamento positivo è di natura complessa e la presenza di un equilibrio tra temporalità passata e progettualità futura si associa ad un maggiore benessere psicologico.

La prospettiva temporale costituisce uno dei fattori temporali più indagati per le sue relazioni con l’invecchiamento positivo (Zambianchi & Ricci Bitti, 2012). Radicata negli studi sul campo psicologico (Lewin, 1943), la prospettiva temporale è stata definita da Zimbardo e Boyd (1999) come un costrutto formato da cinque dimensioni: passato positivo (la valutazione positiva del passato, percepito come portatore di esperienze e di valori); passato negativo (una visione negativa e traumatica del passato, con eventi dolorosi non ancora elaborati); presente edonistico (definito come un atteggiamento favorevole verso le attività piacevoli, ma anche verso i comportamenti rischiosi); presente fatalistico (la percezione di essere in balia di forze, di eventi minacciosi che non ci si sente in grado di controllare); futuro (lo sforzo coerente e pianificato, che pervade il tempo presente, per raggiungere obiettivi futuri). Recentemente è stata aggiunta un’ulteriore dimensione del futuro, il futuro negativo, che viene definito come la rappresentazione del futuro come tempo vuoto o minaccioso e perciò ansiogeno (Carelli, Wiberg, & Wiberg, 2011). Diversi studi hanno confermato la rilevanza della prospettiva temporale in età anziana; Fry e Debats (2011) evidenziano come il mantenimento di una temporalità orientata al futuro si associ a una maggiore longevità, mentre Zambianchi e Ricci Bitti (2011) confermano la rilevanza sia del tempo passato sia della temporalità orientata al futuro per un elevato benessere sociale in questa fase di vita.

I programmi Life Skills Education per promuovere un invecchiamento positivo

La Divisione della Salute Mentale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità evidenziò, già dagli anni novanta (OMS, 1994), la rilevanza crescente delle Life-Skills, definite come abilità/capacità che permettono di acquisire un comportamento versatile e positivo, grazie al quale è possibile affrontare efficacemente la vita quotidiana. Esse rappresentano un insieme di competenze sociali e relazionali che permettono ai ragazzi di affrontare in modo efficace le esigenze della vita quotidiana, rapportandosi con fiducia a se stessi, agli altri e alla comunità. La mancanza di tali skills può causare, in particolare nei giovani, l’instaurarsi di comportamenti negativi e a rischio in risposta allo stress (OMS, 1994). Luogo di apprendimento privilegiato delle life-skills è la scuola, entro la quale anche nel contesto italiano sono stati attivati diversi progetti e percorsi (Bertini, Braibanti, & Gagliardi, 2006; Grillo & Gagliardi, 2013) Le skills for life, si delineano come “competenze trasversali”, non legate ad alcuna disciplina scolastica specifica ma in grado di migliorare anche le competenze accademiche attraverso la loro applicazione anche al contesto dello studio. Le life skills individuate dall’OMS sono le seguenti: Autoconsapevolezza; Pensiero Critico; Pensiero Creativo; Problem solving; Capacità di prendere decisioni; Empatia; Comunicazione efficace; Capacità di relazioni interpersonali; Gestione delle emozioni; Gestione dello stress.

I programmi di Life Skills Education sono stati utilizzati all’interno di percorsi legati alla prevenzione dei comportamenti a rischio in età adolescenziale, dimostrando la loro efficacia nella riduzione dei comportamenti di rischio per la salute e problematici sul piano psicosociale (Botwin & Griffin, 2004). D’altro canto la psicologia dell’arco di vita (Elder, 1994; Rutter & Rutter, 1992/1995) estende all’intera vita dell’individuo i concetti e i processi di evoluzione, sviluppo e crescita, delineando in questo modo una prospettiva di accrescimento di competenze e abilità che possano sia garantire una gestione efficace delle transizioni della vita (ad esempio l’ingresso nel lavoro, la formazione di una famiglia, il pensionamento), sia la modificazione di traiettorie di vita particolarmente esposte a rischi di natura psicosociale o della salute. Le Life Skills, proprio perché considerate una gamma di abilità cognitive, emotive e relazionali di base che consentono alle persone di operare con competenza sia sul piano individuale che su quello sociale, possono svolgere un ruolo importante nella promozione della salute, intesa come benessere bio-psico-sociale (Bertini, 2008), anche oltre le età di vita per le quali erano state originariamente pensate ed estese, seppure con le opportune modifiche di obiettivi, all’età adulta e anziana, considerate le nuove sfide (ma anche opportunità) poste dai cambiamenti strutturali della società (Luppi, 2008). La consapevolezza circa la rilevanza e l’influenza delle modalità con cui gli individui percepiscono e organizzano il loro rapporto con i tempi passato, presente e futuro sul loro funzionamento positivo globale (Carelli et al., 2011; Zimbardo & Boyd, 1999), permette di utilizzare strategie di organizzazione temporale della vita quotidiana per far fronte allo stress derivante dalle accresciute richieste della società contemporanea (Leccardi, 2009; Macan, 1994) e di simulare mentalmente scenari ipotetici futuri identificando al contempo le strategie idonee a ridurne gli impatti più negativi (Aspinwall & Taylor, 1997) e a sviluppare talenti e progetti di vita (Schwarzer & Taubert, 2002; Zambianchi, 2014a). Ciò ha fatto pensare di poter individuare nella competenza temporale una nuova, fondamentale life-skill, essenziale per favorire il benessere psico-sociale in età anziana.

La competenza temporale si compone di tre aree specifiche:

Time management: è la capacità di utilizzare strategie di organizzazione e pianificazione della temporalità quotidiana. Come hanno evidenziato Eilam e Aharon (2003), il time management può essere considerato una modalità di monitoraggio e controllo del tempo, mentre Lakein (1973) ha suggerito che la gestione del tempo implica il processo di determinazione dei bisogni (needs), ricerca di obiettivi attraverso i quali soddisfare tali bisogni, stabilire e pianificare dei compiti per poter realizzare questi obiettivi. Per questo il tema del time management è stato spesso, a livello di letteratura, identificato a un insieme di tecniche per un uso efficace del tempo. Il modello proposto da Macan (1994), cui si rifà questa componente delle competenze temporali, ipotizza che la gestione del tempo sia definita da tre fattori: la ricerca di obiettivi e priorità, i meccanismi specifici, o azioni, di gestione del tempo, le preferenze per l’uso monocronico (fare le cose una alla volta) o policronico (fare più cose alla volta) del tempo, la percezione di controllo sul proprio tempo. In età anziana costituisce una risorsa che consente di far fronte allo stress derivante dalla presenza di richieste sociali e promuovere nel contempo la ridefinizione della propria agenda quotidiana dopo il pensionamento in base a modelli, criteri e valori personali o comunque cercando di integrare richieste sociali e motivazioni personali.

Prospettiva temporale: questa competenza riguarda sia la consapevolezza che la propria organizzazione temporale influisce in modo determinante sulle decisioni, azioni, sulla salute percepita, sull’adozione di stili di vita salutari e sul benessere globale dell’individuo (Durayappah, 2011), sia la capacità di sintonizzarsi sul tempo richiesto dalla situazione o dal contesto (prospettiva temporale bilanciata, Boniwell & Zimbardo, 2004), ossia senza la prevalenza stabile o di un over focus su di una dimensione temporale rispetto alle altre. Essere ad esempio focalizzati prevalentemente sul tempo passato può comportare il rischio di non aprirsi alle novità o ai cambiamenti che investono la società, mentre essere prevalentemente contrati sul futuro può compromettere l’attenzione a ciò che si svolge nel presente, come ad esempio le attività e le relazioni sociali.

Anticipazione del futuro: rappresenta la capacità di anticipare mentalmente scenari ipotetici futuri identificando successivamente le strategie proattive di coping più idonee a ridurre i rischi di realizzazione di quelli più negativi, stressanti o critici per la salute e il benessere (Aspinwall & Taylor, 1997), e a promuovere la progettualità personale nei diversi ambiti di vita attraverso l’accumulo di risorse e la modificazione del contesto di vita per realizzare i propri talenti e potenzialità, ed esperire un elevato livello di benessere eudaimonico (Zambianchi, 2014a).

Queste tre componenti della life skill definita “competenza temporale” sono state oggetto del progetto di ricerca- azione che ha avuto i seguenti obiettivi:

     di ricerca (fase 1)

  • Valutazione delle caratteristiche della prospettiva temporale, della capacità di organizzazione e gestione del tempo quotidiano e del livello di progettualità personale nei diversi ambiti di vita; valutazione di eventuali differenze per il titolo di studio sulla prospettiva temporale e la progettualità personale.

Di laboratorio attivo partecipato (fase 2)

  • Costruzione di un percorso di attività partecipate dal gruppo per ridurre le aree critiche emerse nella parte teorica, sviluppare competenze per rapportarsi all’esperienza temporale in modo costruttivo e per aumentare il livello di benessere edonico e eudemonico.

Metodo

Partecipanti

Hanno partecipato al progetto 22 soggetti (16.66% maschi e 83.34% femmine, età media 63.77 anni, DS = 7.22; range: 50-81; titolo di studio: 10% con diploma di scuola media inferiore, 50% con diploma di scuola secondaria superiore, 40% con Laurea, 2 non hanno indicato il titolo di studio) iscritti a un Corso di Psicologia presso l’Università per adulti Primo Levi (Bologna).

Strumenti

Fase I: somministrazione dei seguenti strumenti self-report:

Questionario sulla prospettiva temporale (S-ZTPI, Carelli et al., 2011): lo strumento è formato da sei dimensioni temporali. Passato negativo (il passato percepito come portatore di eventi critici, traumi e sofferenze non ancora elaborati). Esempio di item: “Rivivo spesso le esperienze dolorose del passato”, α = .72. Passato positivo (una visione del passato dove le esperienze compiute divengono rifermento costruttivo, saggezza e ricordo che riattiva emozioni positive). Esempio di item: “Immagini, suoni, odori familiari dell’infanzia richiamano ricordi meravigliosi”, α = .78. Presente edonistico (la capacità di godere della relazioni di amicizia, di compiere esperienze che arricchiscono di significato e al tempo stesso la ricerca di emozioni forti). Esempio di item: “Riunirsi con gli amici e far baldoria è uno dei piaceri più importanti della vita”, α = .73. Presente fatalistico (la credenza che gli eventi di vita siano posti al di fuori del proprio controllo e non sia possibile modificare il proprio corso di vita in modo auspicato). Esempio di item: “Il corso della mia vita è controllato da forze che non posso influenzare”, α = .74. Futuro negativo (la percezione e rappresentazione del futuro come un tempo minaccioso, vuoto o carico di ansie). Esempio di item: “Pensare al futuro mi rattrista”, α = .70. Futuro positivo (il tempo futuro come tempo della progettualità e per il quale si possiedono capacità di pianificazione adatte a realizzare gli obiettivi che ci si è prefissati). Esempio di item: “Quando voglio ottenere qualcosa, mi pongo degli obiettivi e valuto i mezzi adatti a raggiungerli” α = .65. Tale questionario ha modalità di risposta su scala Likert a 5 punti (da 1 = Molto falso a 5 = Molto vero).

Questionario sui progetti personali di vita (Zambianchi, 2014a). Esso valuta il livello di progettualità della persona anziana in cinque aree di vita: la famiglia (ad esempio prendersi cura dei nipoti, mantenere vivi i legami familiari..); la cultura (ad esempio frequentare corsi presso istituzioni come le Università della terza età, visitare mostre, musei); il tempo libero (ad esempio fare shopping, dedicarsi ad hobby come il giardinaggio); l’attività fisica e sportiva non competitiva (ad esempio iscriversi a corsi presso una palestra, fare attività fisica o sportiva non competitiva, iscriversi a una società sportiva); l’impegno civico e politico (ad esempio fare attività di volontariato; dedicarsi all’attività politica nel proprio paese o città). Esempio di item: “Attualmente quanti progetti ha che ritiene importanti da realizzare nelle seguenti aree di vita? (quelli che lei vede tra parentesi sono solo alcuni esempi). Area familiare (ad esempio fare un viaggio con il /la partner; organizzare incontri con i fratelli, i figli, i nipoti; dedicarsi alla cura dei nipoti...)”. Tale questionario ha modalità di risposta su scala Likert a cinque punti (da 1= Nessuno a 5 = Moltissimi), α = .54.

Quattro item del Questionario Time Management (Macan, 1994) che valutano la capacità di organizzare il proprio tempo quotidiano stabilendo dei criteri di priorità e stimano il tempo necessario per portare a termine ogni impegno in cui si è coinvolti. Esempio di item: “Definisco delle priorità per stabilire con quale ordine svolgere i miei impegni ogni giorno”. Tale questionario ha modalità di risposta su scala Likert a cinque punti (da 1 = Quasi mai a 5 = Quasi sempre).

Procedura

Fase II: dopo la somministrazione degli strumenti self-report è seguita la costruzione di un percorso di otto lezioni di approfondimento/apprendimento attraverso una metodologia di intervento mista che ha incluso lezioni frontali e successive attività a carattere interattivo-pratico (laboratori con attività di role playing, focus group).

La modalità con cui è stato svolto il corso ha fatto rifermento teorico al paradigma della ricerca-intervento (Lewin,1951), per il quale lo sviluppo di un gruppo si configura come modalità di intervento che presuppone la conoscenza dei fattori sui quali innescare, attraverso la partecipazione attiva e il coinvolgimento delle persone, il cambiamento auspicato.

Analisi dei dati

Medie e DS delle variabili oggetto della parte teorica

Per la prospettiva temporale due sono i tempi con punteggi elevati: il futuro positivo e il passato positivo, mentre il punteggio più basso riguarda il presente fatalistico. La progettualità personale si concentra soprattutto in tre aree, l’area culturale, l’area familiare e l’area del tempo libero, mentre la partecipazione civica e politica appare il settore con minore progettualità. Buona la capacità di organizzazione del tempo quotidiano, con punteggi elevati in modo particolare nella definizione delle priorità con cui organizzare la propria attività (Tabelle 1, 2, 3).

Tabella 1
La prospettiva temporale

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Tabella 2
La progettualità personale

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Tabella 3
La gestione del tempo quotidiano

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Progettualità personale e titolo di studio

Un modello Manova ha evidenziato differenze significative per quanto riguarda il titolo di studio posseduto nella progettualità personale (Lambda di Wilks = .24, F(10,24) = 2.42, p < .05); le successive Anova Univariata hanno identificato differenze tendenti alla significatività nei progetti personali legati all’ambito culturale, dove al crescere del titolo di studio aumenta il numero di progetti personali formulati dalla persona anziana. (F = 2.77; p = .06) (Figura 1).

Figura 1
Progetti personali dell’area culturale e livello di scolarità

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Discussione

La prospettiva temporale del gruppo che ha partecipato al progetto è centrata su due tempi costruttivi, il passato positivo e il futuro positivo, mentre punteggi bassi o medio-bassi si sono riscontrati sul presente fatalistico e sul futuro negativo. Questo indica da un lato la presenza di una concezione ottimistica sul proprio tempo futuro, la presenza di progetti personali, il possesso di un’elevata self-efficacy e di un locus of control interno (come si è potuto desumere dal basso punteggio sulla dimensione del presente fatalistico), dimensioni che favoriscono la pianificazione e realizzazione di attività, come evidenziato dai risultati emersi dal questionario sui progetti personali. Questi si concentrano principalmente nell’area della cultura (come era ipotizzabile, considerando l’elevato livello culturale posseduto dai partecipanti), della famiglia e del tempo libero. Di ampiezza molto minore invece l’investimento progettuale sull’attività sportiva non competitiva e sulla partecipazione civica. La capacità di pianificazione del proprio tempo quotidiano appare sostanzialmente elevata, in particolare la definizione di priorità in base alle quali definire l’agenda temporale quotidiana, ulteriore aspetto che favorisce la costruzione di una progettualità ampia ed articolata anche in questa fase della vita.

Seconda fase: il laboratorio attivo

Questa fase si è articolata in otto incontri, della durata di due ore ciascuno. Vengono presentati qui le principali fasi del laboratorio.

La gestione del tempo quotidiano

Una lezione frontale introduttiva ha avuto come obiettivo l’approfondimento di alcuni fattori individuali e sociali che influenzano le strategie di distribuzione della risorsa tempo. Essendo molti partecipanti in condizione post-lavorativa, viene dapprima svolta una riflessione sul problema della negoziabilità del tempo: il tempo del lavoro è tra i più vincolati strutturalmente e quindi non oggetto di negoziazione. Il pensionamento rappresenta un aumento del tempo flessibile e aperto a una strutturazione legata a norme, valori sociali, desideri, bisogni propri dell’individuo (Sarchielli & Fraccaroli, 2015). Viene successivamente svolto un lavoro con il gruppo dove è chiesto a ciascuno di strutturare una “agenda temporale” settimanale indicando quali attività vengono inserite, con quale priorità e le motivazioni che hanno portato a stabilire quell’ordine specifico di priorità. Viene inoltre menzionato il meccanismo della procrastinazione, legata a determinate caratteristiche di personalità come il perfezionismo e l’ansia, che aumenta il rischio di trovarsi di fronte ad una agenda temporale con una densità di attività attivatrice di forte stress e ansia.

La prospettiva temporale e la sua relazione con il benessere edonico e eudaimonico

Nella parte teorica viene dapprima spiegato il costrutto di prospettiva temporale nelle sue dimensioni e successivamente utilizzato il modello sulle forme di vita felice elaborato da Durayappah (2011) che identifica modalità differenti di relazione cognitiva ed emozionale con il tempo passato, presente e futuro a seconda della prospettiva di benessere cui si fa riferimento (Figura 1). Tre incontri vengono poi dedicati sia all’analisi di due differenti aspetti del benessere, edonico, centrato sulla soddisfazione per la vita e l’affettività positiva (Ryan & Deci, 2001) e eudaimonico, centrato sull’attualizzazione delle proprie potenzialità (Ryff & Singer, 2008), sia alle esperienze di natura temporale che possono aumentare queste tre componenti di benessere. Uno di questi approfondisce il tema della flow experience, che conduce a elevata soddisfazione e impegno. Essa si realizza nell’incontro tra sfide e competenze possedute dall’individuo (Csikszentmihalyi, 1990) e potenzia la motivazione intrinseca. Un incontro invece focalizza sulle emozioni positive legate al passato, come la gratitudine e la reminiscenza. Il terzo incontro introduce il tema dalla propositività legata al futuro come realizzazione dei talenti, facendo anche riferimento alla teoria dell’autodeterminazione (Ryan & Deci, 2000) (Figura 2).

Figura 2
Modello sulle tre forme di vita felice e le sue componenti temporali (A. Durayappah, 2011; adattamento e traduzione di M. Zambianchi)

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La prospettiva temporale bilanciata: essere capaci di “sintonizzarsi” sul tempo richiesto dalle circostanze

Nella lezione frontale la conduttrice introduce dapprima la nozione di prospettiva temporale bilanciata, che viene definita come la capacità di operare-sintonizzarsi su una dimensione temporale appropriata alle circostanze. L’abilità di saper utilizzare in modo appropriato le differenti dimensioni costruttive che compongono la prospettiva temporale (il passato positivo, il presente edonistico e il futuro positivo) in base ai diversi contesti di vita o alle circostanze che ci si trova a vivere (ad esempio è più rilevante per il benessere relazionale saper gioire dei rapporti di amicizia, familiari nel tempo presente, mentre può essere più utile al proprio benessere o alla soddisfazione in campo professionale se è presente una forte capacità di organizzazione e pianificazione delle attività future) riveste un ruolo fondamentale nella soddisfazione di vita (Boniwell, Oysin, Linley, & Ivanchenko, 2010). Viene poi condotto un role playing che ha come oggetto una conversazione di “altri tempi”: il gioco di ruolo è ambientato in un bar, dove si incontrano due anziani amici che da tempo non si vedevano; l’uno vorrebbe invitare l’amico a una mostra d’arte nel pomeriggio, mentre l’altro rimane centrato su ricordi del suo passato, dimostrando scarso interesse per la proposta dell’amico. Il dialogo a poco a poco si rarefà e la proposta di visitare insieme la mostra insieme rimane senza realizzazione. Un focus group successivo ha come obiettivo l’individuazione delle dinamiche interattive e temporali che non hanno consentito la realizzazione del progetto, tra le quali emerge ma mancata sintonizzazione temporale dei due amici, l’uno centrato sul passato e l’altro invece focalizzato sul futuro.

Anticipare il futuro: il futuro negativo e le strategie proattive di coping per ridurre il rischio di esiti negativi e criticità

Viene dapprima introdotto il concetto di coping e la sua rilevanza nelle situazioni di stress e criticità, evidenziando come esso sia stato prevalentemente approfondito a livello di strategie di gestione delle crisi o degli eventi stressanti già accaduti. Dopo un breve cenno a queste strategie (come il problem solving, la ruminazione emozionale, l’evitamento, il supporto sociale) e la loro efficacia, viene introdotta la nozione di coping proattivo e le cinque fasi di cui è composto (Aspinwall & Taylor, 1997) che invece ha come obiettivo la riduzione dello stress legato all’accadere di eventi critici temuti ma posti nel futuro. La capacità di prevenire le criticità future riveste un ruolo essenziale in età anziana, quando è necessario conservare le risorse e ridurre il rischio di patologie e fragilità. Le strategie proattive di coping (accumulo di risorse, attenzione/ricognizione, valutazione iniziale, coping preliminare, richiesta di feedback) vengono successivamente presentate con alcuni esempi concreti in modo da facilitarne la comprensione da parte dei corsisti. Nella fase di laboratorio attivo viene consegnato un foglio con la richiesta di identificare le situazioni più temute nel futuro, definirle attraverso la costruzione di scenari ipotetici e utilizzare le cinque strategie proattive per la loro precoce identificazione e messa in atto di azioni volte a ridurne l’impatto o a limitarne gli effetti critici e stressanti. La successiva lettura in gruppo degli scenari e la discussione sui processi cognitivi ed emozionali che sono stati utilizzati per simularli e identificare azioni atte a neutralizzarli contribuisce a mostrare come attraverso queste strategie sia possibile cercare di evitare o minimizzare eventi negativi futuri. Molte sono le situazioni future che riguardano le patologie acute e soprattutto croniche (come la disabilità) partendo dalle quali vengono discussi interventi e azioni precoci per scongiurarne l’accadere futuro.

Anticipare il futuro. Il futuro positivo: realizzare se stessi attraverso i progetti personali. Le strategie proattive di coping come attualizzazione di talenti e progettualità personale.

Nella parte teorica viene presentato e approfondito il modello sui progetti personali di vita elaborato da Little (1983) dove i progetti sono definiti come “insiemi di azioni pianificate dirette a mantenere o a raggiungere una condizione auspicata e desiderata dall’individuo stesso… esso (il progetto personale) riflette e contiene in sé aspetti cognitivi, affettivi e comportamentali propri ed essenziali alla natura umana” (p. 276). I progetti personali vengono poi inseriti nella prospettiva teorica legata all’identità individuale e alla prospettive telica e autotelica della realizzazione del sé (Maslow, 1968; Ryff & Singer, 1996). La proattività intesa come insieme di strategie di potenziamento delle risorse possedute per realizzare le proprie potenzialità e i propri talenti (Schwarzer & Taubert, 2002; Zambianchi, 2014a) viene successivamente analizzata assieme ai partecipanti. La conduttrice poi si sofferma sul tema delle emozioni positive come fattore che contribuisce ad aumentare la motivazione alla loro realizzazione attraverso il modello “broaden and build” (Fredrickson, & Branigan, 2005). Secondo questo modello, le emozioni positive ampliano il repertorio di pensieri, l’attenzione, il desiderio di esplorare e conoscere, accrescono l’intuizione e la creatività. Tutto questo non avviene una sola volta, ma si manifesta attraverso l’instaurarsi di un processo circolare di ampliamento (broaden) e di costruzione (built) di risorse fisiche, intellettuali, psicologiche, sociali. La conduttrice consegna in un successivo incontro un foglio a ciascuno dove viene chiesto di descrivere i primi tre progetti che ognuno definisce come i più motivanti, amati e che si desidera realizzare. Viene poi richiesto di indicare la distanza temporale e quanto i progetti sono integrati tra di loro oppure appartengono ad aree percepite come difficilmente integrabili. L’ultima domanda chiede di indicare le emozioni che si accompagnano all’envisioning dei progetti. Viene poi avviato un confronto attraverso la lettura dei progetti personali e alcune riflessioni sui fattori in grado di facilitarne la realizzazione. Un partecipante di 81 anni indica due progetti: il primo a forte valenza simbolica: “Spero di riuscire a vedere fiorire un albero che ho piantato in giardino 7 anni fa. Non so quando inizierà a fiorire (è una specie che fiorisce dopo anni dalla piantagione) ma mi farebbe piacere assistervi”. Il secondo invece legato a “una sfida importante agli stereotipi”: a 81 anni vorrei imparare a usare in modo completo lo Smartphone. È una sfida ai miei familiari che la considerano un’attività da ragazzini”. Le emozioni che li accompagnano sono la gioia, la paura, la sfida. Viene sollecitata una riflessione di gruppo sulla rilevanza degli stereotipi sociali nella progettazione della propria vita e la capacità del vissuto emozionale di porsi come indicatore della motivazione che sorregge e “significa” i progetti futuri di ciascuno (Moè, 2010). Una partecipante che ha attraversato un momento critico dovuto a un’importante malattia, indica nel viaggio (“Il Sentiero di Santiago”) come metafora di crescita ed evoluzione un progetto che intende realizzare nei prossimi mesi.

Discussione della fase di laboratorio attivo

Il progetto, nato sotto forma di corso proposto dall’Università per adulti, ha incontrato un buon livello di partecipazione da parte di tutti gli iscritti, che hanno dato vita a un vero e proprio gruppo di lavoro e apprendimento motivato e aperto alla conoscenza e al cambiamento. La presenza di momenti di apprendimento teorico e di successive attività di laboratorio è stata apprezzata da tutti i partecipanti, che hanno avuto modo di acquisire una conoscenza di base sulla psicologia del tempo e abilità-competenze per poter intervenire fattivamente sul piano dell’organizzazione temporale quotidiana, sulla prospettiva temporale e identificare alcuni fattori che favoriscono la progettualità futura.

Conclusioni generali

Il progetto di ricerca-azione partecipata ha evidenziato la rilevanza del rapporto dell’individuo con il tempo, sia esso inteso come rappresentazione del proprio passato, anticipazione del futuro e modalità di vivere e rapportarsi al presente, come capacità di definire e strutturare il proprio tempo quotidiano in base ai propri valori, alle priorità e all’integrazione tra bisogni personali e richieste sociali e come capacità di anticipare mentalmente il proprio futuro e intervenire precocemente per ridurre i rischi di esiti negativi e realizzare una propria progettualità di vita. La ricerca indica come anche in età anziana si mantenga un’apertura alla progettualità di vita, cosa che, almeno in questo gruppo è sostenuta e promossa dalla buona capacità di pianificare e organizzare le attività quotidiane. La progettualità personale si concentra in questo gruppo in tre aree specifiche, la cultura (molto probabilmente favorita dal livello elevato di scolarità), la famiglia e il tempo libero, quest’ultimo probabilmente legato desiderio di coinvolgersi in attività informali e meno strutturate rispetto all’età adulta, dove ruoli lavorativi e ruoli familiari (come l’essere genitori di figli piccoli) rendevano molto difficile la presenza di molto tempo per sé (Facchini & Rampazi, 2006). Essa invece appare molto bassa nell’area dell’attività fisica e sportiva non competitiva, della partecipazione civica, aspetti che sono stati oggetto di riflessione e discussione nella parte di laboratorio attivo. L’età anziana oggi, grazie al prolungamento dell’età in salute e all’apertura ai nuovi orizzonti progettuali post-lavoro consente di continuare a investire nella vita attiva; la presenza di abilità di gestione del proprio tempo può aumentare sia la partecipazione attiva alla vita sociale, sia l’investimento motivazionale in progetti personali, la cui realizzazione consente di mantenere un elevato benessere psicologico eudaimonico, che ha nel dispiegamento delle potenzialità umane a favore della società il suo pilastro concettuale (Ryff & Singer, 2008; Zambianchi, 2015). Facchini e Rampazi (2006) evidenziano come la capacità di progettare la propria biografia dopo l’età lavorativa sia facilitata dalla maggiore flessibilità dei percorsi biografici propria della società contemporanea, ma influenzata essenzialmente dalla presenza di buone competenze culturali e generali. Le Life Skills, identificate dall’OMS (1994) come sistemi di competenze fondamentali per lo sviluppo positivo in età evolutiva, possono costituire perciò anche in altre età della vita un insieme di risorse per continuare a crescere come persone e mantenere un elevato livello di funzionamento fisico, psicologico e sociale. Il percorso di ricerca-azione è stata valutato positivamente dai partecipanti, che hanno chiesto di proseguire il percorso di apprendimento sulle Life Skills.

Il progetto di ricerca- intervento presenta alcuni limiti, il più rilevante dei quali è costituito dalla mancanza di re-test, che non consente un confronto pre-post intervento; inoltre il numero non elevato di partecipanti e le caratteristiche socio-demografiche (elevato livello culturale e residenza in una città molto ricca di risorse socio-culturali come Bologna) non permettono di estendere quanto emerso alla popolazione anziana generale. I risultati tuttavia identificano due possibili linee future di indagine, la prima legata alla estensione del progetto di ricerca-azione partecipata a gruppi di persone anziane provenienti da aree geografiche diverse e con livelli di scolarità differenti, la seconda invece legata all’approfondimento, sul piano della ricerca, del rapporto tra temporalità e progettualità di vita in età anziana.

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