Test Book

Counseling e psicologia positiva
Counseling e positive psychology

a cura di Antonella Delle Fave

Università degli Studi di Milano

Annamaria Di Fabio

Università degli Studi di Firenze



Le relazioni tra salute mentale e salute fisica: il circolo virtuoso del benessere

Parte II: la gestione di patologie croniche

 

Antonella Delle Fave, Università degli Studi di Milano

Nella tradizione medica occidentale salute e malattia sono state a lungo considerate gli estremi di un medesimo continuum. Benchè il progressivo consolidamento del modello bio-psico-sociale abbia fornito ampio supporto alla necessità di superare il riduzionismo dell’approccio bio-medico, la pratica clinica resta ancora oggi eccessivamente legata a una visione di salute che, equiparando l’individuo sano alla persona libera da patologie, deficit o disabilità, focalizza l’intervento sulla riduzione del malessere. Al contrario, la possibilità di considerare il benessere psicologico e sociale come dimensioni parzialmente indipendenti dalla salute fisica permette di affiancare a interventi di tipo medico azioni esplicitamente dirette alla promozione del benessere. Ciò si rivela particolarmente importante in tutti i contesti in cui il diretto intervento sui sintomi o sulle limitazioni legate alla patologia è ostacolato o reso vano dalla sua natura cronica.

Numerose ricerche hanno dimostrato che il disturbo fisico in sé non è direttamente connesso alla salute percepita (Urcuyo, Boyers, Carver e Antoni 2005). La percezione di conseguenze positive della malattia, quali cambiamenti di personalità, ridefinizione dei propositi e delle priorità di vita, maggiore spiritualità e relazioni più intime con gli altri, influenzano sia la progettualità e il benessere psicosociale della persona, che la sua salute fisica (King & Miner, 2000).

Uno dei primi costrutti formalizzati nel tentativo di comprendere l’adattamento soddisfacente alla malattia è il Senso di Coerenza (Sense of Coherence; SOC, Antonovsky, 1993). Persone con elevati livelli di SOC mostrano la tendenza a percepire la vita come comprensibile, affrontabile e ricca di significato; questo si traduce in una maggiore probabilità di fronteggiare in maniera costruttiva le difficoltà. Il legame tra SOC e qualità di vita è stato approfondito da una recente rassegna della letteratura sul tema (Eriksson & Lindstrom, 2007).

Alcuni autori hanno specificamente analizzato il ruolo della capacità di costruire significati in condizioni difficili o traumatizzanti. Il positivo percorso di cambiamento che si sviluppa a fronte di circostanze di questo tipo è stato definito Crescita Post-Traumatica (Posttraumatic Growth; PTG; Joseph & Linley, 2006; Triplett, Tedeschi, Cann, Calhoun, & Reeve, 2012). La PTG porta la persona a modificare o ristrutturare il proprio sistema di credenze e significati in conseguenza dell’evento traumatico o destabilizzante. Religione e spiritualità, caratteristiche di personalità, strategie di coping funzionali e la presenza di uno stabile supporto sociale sono i fattori associati con maggiore frequenza alla PTG (Danhauer et al., 2013).

Anche il perseguimento dell’autodeterminazione, centrato sulla soddisfazione dei tre fondamentali bisogni psicologici di competenza, autonomia e relazionalità, rappresenta un importante strumento di promozione del benessere in condizione di malattia (Ng et al., 2012).

Sul versante fenomenologico, l’analisi dell’esperienza quotidiana di persone con disabilità e patologie croniche ha evidenziato il ruolo costruttivo del flow, o esperienza ottimale (Csikszentmihalyi, 1975), che rappresenta non solo un indice di buon funzionamento psicologico, ma anche uno dei fattori in grado di promuovere la crescita personale (Delle Fave, Massimini, & Bassi, 2011). Un consistente numero di ricerche ha messo in luce che la malattia cronica non preclude la possibilità di sperimentare il flow; al contrario, essa può trasformarsi in un’occasione per lo sviluppo di nuove capacità e risorse in grado di contribuire all’esperienza di benessere e alla crescita personale (Bassi et al., 2012; Cortinovis et al., 2011; Delle Fave & Massimini, 2005).

Un recente studio multicentrico condotto tra persone con diagnosi di sclerosi multipla (Bassi et al., 2014) ha evidenziato la coesistenza di dimensioni psicologiche di benessere e malessere, avvalorando il modello proposto da Keyes (2007) secondo cui salute mentale e malattia mentale, seppur negativamente correlate, non rappresentano gli estremi di un’unica dimensione, ma appartengono a due distinti continua. Emerge inoltre sempre più chiaro il ruolo svolto dalle risorse personali, familiari e di comunità, definite fattori di resilienza, nel percorso di sviluppo e crescita in condizioni di disagio, disabilità o malattia (Masten & Wright, 2010; Rolland & Walsch, 2006). Queste evidenze supportano la necessità di sviluppare interventi che consentano di migliorare l’esperienza quotidiana e la qualità di vita delle persone con patologie croniche, accompagnandole nel percorso di costruzione della propria salute in presenza di limitazioni fisiche e disabilità. In questa prospettiva, programmi integrati e multidisciplinari che prevedano interventi di supporto e counseling si potrebbero rivelare la soluzione più adeguata per promuovere il benessere della sempre maggiore percentuale di persone che convivono con patologie croniche, sia nei paesi affluenti che in quelli in via di sviluppo.

Bibliografia

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