Counseling e psicologia positiva
Counseling and positive psychologya cura di Antonella Delle Fave
Università degli Studi di Milano
Annamaria Di Fabio
Università degli Studi di Firenze
Le relazioni tra salute mentale e salute fisica: il circolo virtuoso del benessere
Parte I: la prevenzione
Antonella Delle Fave, Università degli Studi di Milano
Negli ultimi decenni, la relazione tra condizioni fisiche e psicologiche è diventata sempre più spesso oggetto dell’interesse dei ricercatori e dei professionisti, sia nell’abito delle scienze sociali che di quelle mediche, ma anche economiche. Le implicazioni di questa relazione infatti sono molteplici dal punto di vista pratico. Ponendosi in continuità con la visione psicosomatica, primariamente focalizzata sulle ripercussioni negative dello stress e della malattia mentale sulle condizioni fisiche, la psicologia positiva ne ha integrato le evidenze attraverso la valutazione delle conseguenze positive che indicatori di benessere edonico ed eudaimonico possono avere sulla salute fisica. Questi studi hanno innegabili potenzialità di ricaduta sulle politiche sociali, sanitarie e di prevenzione, nonché sui bilanci delle amministrazioni pubbliche a livello sia locale che nazionale. Tali ricadute diventano particolarmente rilevanti nei paesi, come l’Italia, caratterizzati dal welfare state, la cui essenza secondo una definizione classica consiste nella “protezione da parte dello stato di standard minimi di reddito, alimentazione, salute e sicurezza fisica, istruzione e abitazione, garantiti ad ogni cittadino come diritto politico” (Wilenski, 1975).
L’identificazione dei fattori personali e contestuali che promuovono la salute nella sua accezione più ampia – biopsicosociale – è estremamente importante oggi. L’incremento globale dell’aspettativa di vita ha comportato anche l’incremento degli anni che gli individui trascorrono affetti da patologie croniche. Questa tendenza ha dirette implicazioni per la ricerca, i programmi di intervento e le politiche sociali, in particolare per quanto riguarda tre aree.
La prima è la prevenzione primaria: occorre investire più risorse in questo ambito, al fine di evitare o ritardare l’insorgenza di patologie, riducendo così il numero degli anni vissuti in condizioni di malattia e la relativa spesa pubblica. La seconda area riguarda la disabilità e le malattie croniche: occorrono programmi di intervento più efficaci e multidisciplinari per promuovere il benessere e migliorare la qualità di vita della sempre maggiore percentuale di persone che si trovano in queste condizioni, sia nei paesi affluenti che in quelli in via di sviluppo. Infine, occorre prestare particolare attenzione alle esigenze della popolazione anziana, esposta alle transizioni fisiche, psicologiche e sociali legate all’età. Questo numero della rubrica ed i prossimi due saranno dedicati ad una rapida carrellata delle ricerche più recenti condotte in ciascuna di queste aree.
Cominciamo con la prevenzione, E’ fondamentale considerare a questo proposito che l’incidenza delle malattie prevalenti nei paesi ad alto reddito, come le patologie cardiovascolari e le neoplasie, non è esclusivamente legata alla longevità, ma anche agli stili di vita, ai comportamenti ed alle caratteristiche psicologiche degli individui. Negli ultimi anni molti studi longitudinali hanno messo in evidenza la relazione di causalità tra benessere soggettivo (misurato attraverso la soddisfazione di vita percepita ed il bilancio edonico, ovvero la prevalenza di emozioni positive) e salute fisica. In particolare, la soddisfazione di vita risulta essere un predittore efficace di buona salute fisica (Veenhoven, 2008). La medesima relazione di causalità è stata identificata per le emozioni positive, nei confronti sia della salute che della longevità (Chida & Steptoe, 2008; Diener & Chan, 2011). Studi centrati sul modello di salute mentale del flourishing (che include dimensioni di benessere soggettivo, eudaimonico e sociale), hanno dimostrato come le persone con elevati livelli di salute mentale, se confrontate con coloro che presentano livelli di salute mentale moderati o bassi, riportino l’incidenza più bassa di malattie croniche e la più alta probabilità di sopravvivenza a 10 anni (Keyes, Dhingra, & Simoes, 2010).
Sono state anche individuate relazioni di causalità tra supporto sociale e salute: studi sperimentali suggeriscono che questa relazione può essere mediata dalla riduzione fisiologica della risposta agli stressor (Dickerson & Zoccola 2009). Infine, studi epidemiologici hanno rilevato una relazione tra religiosità e riduzione dell’incidenza di patologie croniche e mortalità generale (Chida, Steptoe, & Powell, 2009). I possibili meccanismi alla base di questo fenomeno vanno dalla promozione di stili di vita salutari, tipica di molti sistemi religiosi (Howell, Kern, & Lyubomirsky, 2007), all’effetto benefico della preghiera e della meditazione sul rilassamento psicofisico (Koenig, McCullough, & Larson, 2001), alla percezione di senso e significato della vita (Tsuang, Simpson, Koenen, Kremen, & Lyons, 2007).
Al fine di promuovere la prevenzione primaria – problema non scontato, e tuttora al centro di numerosi dibattiti a livello internazionale - sono stati messi a punto diversi modelli, tra i quali il Modello Transteoretico di Cambiamento (Prochaska & DiClemente, 1982) è risultato particolarmente utile sul piano dell’intervento. Esso fa leva su due importanti risorse psicologiche: le convinzioni di autoefficacia e il livello di autodeterminazione. Il potenziamento dell’autoefficacia percepita è risultato utile nel favorire il raggiungimento di obiettivi di salute e l’adesione a programmi di screening (Schwarzer, 2011). Per quanto riguarda l’autodeterminazione, essa favorisce l’aderenza alle prescrizioni, la pratica costante di attività fisica e una dieta salutare (Kennedy & Gregoire, 2009).
Queste evidenze risultano utili per le loro potenzialità applicative nell’ambito del counseling, in quanto intervento volto a promuovere sviluppo, empowerment e crescita personale. La promozione della salute infatti non coincide con la mera prevenzione di comportamenti a rischio, ma con il supporto di risorse psicologiche e relazionali che, se potenziate, sono di per sé protettive e favoriscono non solo la salute mentale, ma anche la salute fisica e la longevità. Poter fare leva su questi aspetti può rivelarsi una risorsa vincente per i professionisti.
Bibliografia
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Dickerson, S. S., & Zoccola, P.M. (2009). Toward a biology of social support. In C. R. Snyder & J. Lopez (Eds.), Oxford handbook of positive psychology (2nd ed., pp.519-526). New York: Oxford UP.
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Kennedy, K., & Gregoire, T. (2009). Theories of motivation in addiction treatment: Testing the relationship of the transtheoretical model of change and self-determination theory. Journal of Social Work Practice in the Addictions, 9, 163-183.
Koenig, H.G., McCullough, M., & Larson, D.B. (2001). Handbook of religion and health. Oxford University Press, New York.
Keyes, C. L. M., Dhingra, S. S., & Simoes, E. J. (2010). Change in level of positive mental health as a predictor of future risk of mental illness. American Journal of Public Health, 100, 2366-2371.
Prochaska, J., & Diclemente, C. (1982). Transtheoretical therapy: Towards a more integrative model of change. Psychotherapy: Theory, Research and Practice, 20, 161-173.
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Tsuang, M.T., Simpson, J.C., Koenen, K.C., Kremen, W.S., & Lyons, M.J. (2007). Spiritual well-being and health. The Journal of Nervous and Mental Disease, 195, 673-680.
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Wilesky, H. L. (1975). The welfare state and equality: Structural and ideological roots of public expenditures. Oakland, CA: University of California Press.
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