Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni e Counseling / Work and Organizational Psychology and Counseling

Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni e Counseling

Work and Organizational Psychology and Counseling

a cura di Pier Giovanni Bresciani

Presidente SIPLO, Professore a contratto Università di Bologna e Università di Urbino

Pier Giovanni Bresciani - Presidente della Società Italiana di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni (SPILO), Professore a contratto Università di Bologna e Università di Urbino

SIPLO è la Società Italiana di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni. Qual è la sua mission?

SIPLO è un'associazione professionale costituita nel 1995 volta a sviluppare e diffondere la Psicologia del Lavoro e dell’Organizzazione attraverso varie modalità e strumenti (servizi, incontri, conferenze, rapporti e scambi con altre associazioni italiane e internazionali, studi e ricerche). Facendo appello a una visione della professione nella quale conoscenza scientifica e competenza professionale interagiscono, convivono, e operano in sinergia (modello scientist-practitioner) SIPLO promuove un sistema di relazioni nazionali e internazionali ponendosi quale interlocutore e riferimento culturale per i professionisti e le imprese che si confrontano con i temi della gestione e sviluppo delle persone, del cambiamento organizzativo e del benessere e della sicurezza sul lavoro.

Come presidente di SIPLO, e sulla base dell’osservatorio di cui dispone l’associazione, può fornire qualche indicazione su come sta cambiando la psicologia del lavoro e su quali sfide stanno emergendo?

Anzitutto vale precisare che l’ambito entro il quale si muove lo psicologo del lavoro è propriamente quello della psicologia WOP (Work, Organization, Personnel) che unisce almeno tre dimensioni: l’individuo, il gruppo e l’organizzazione. Lo psicologo del lavoro e dell’organizzazione è quindi chiamato a occuparsi di questioni di per sé ampie e complesse, già solo per l’intreccio tra queste diverse dimensioni.

La psicologia WOP esprime storicamente una doppia “anima”: una funzionalista volta a massimizzare elementi di adattamento, efficacia e soddisfazione; e una invece valoriale-emancipatoria, volta al miglioramento delle condotte e delle prestazioni. È per vocazione interazionista, positiva, focalizzata sui problemi. Come abbiamo ricordato nel nostro ultimo Congresso, nella psicologia WOP coesistono tre prospettive di ricerca e intervento: “ripartiva” e di cura; di accompagnamento; preventiva. Anche se in misura differente, ciascuna di esse richiede di pensare un nuovo impegno progettuale collettivo della psicologia WOP per creare spazi di interscambio con le altre psicologie e per alimentare sistemi di cooperazione/collaborazione tra professionalità diverse.

Gli psicologi del lavoro, pur nel riconoscimento delle proprie specificità (non c’è integrazione possibile senza identità), sono sempre più spinti “dalle cose” a confrontarsi con saperi, competenze e metodi che fanno parte non solo di “altre” psicologie (la psicologia sociale, di comunità, clinica, dello sviluppo, dell’emergenza, etc.), ma anche di altre discipline e professionalità (si pensi agli ingegneri, agli economisti, o ai medici: un “caso” emblematico è costituito dal tema dei rischi psicosociali, che è stato assunto legislativamente nella forma di “stress lavoro correlato”).

Credo siano destinati a crescere gli interventi che combinano tecniche, metodi e strumenti individuali e organizzativi finalizzati essenzialmente a tre obiettivi: affrontare problemi (governare l’inatteso), definire progetti e piani d’azione, agire il cambiamento. È evidente che il tempo della frammentazione e dell’immaterialità delle relazioni da un lato, e dell’esaltazione del benessere a tutti i costi dall’altro (si pensi ai manager della felicità), si accompagna a una ricerca di “cura” più ampia e generica, che ha che fare con lo spirito e con il corpo insieme, con la riscoperta delle emozioni e con il tema della conciliazione tra pubblico e privato. Ad esempio, l’aumento dell’età pensionabile andrebbe accompagnato da politiche di active ageing che sostengano l’occupabilità dei più anziani e favoriscano la prosecuzione dell’attività.

Tuttavia, proprio perché le identità individuali si rivelano meno stabili, meno scontate, al contrario più fluttuanti, risulta ancora più complesso e difficile il compito di trovare punti di riferimento tramite i quali orientarsi e crescere nel mondo. In particolare, gli scenari di lavoro in continua evoluzione, la mobilità, il superamento di confini organizzativi, danno l’idea di un imprevisto che non è l’eccezione, ma la regola dentro la quale provare a disegnare la propria vita personale e professionale (life design). Forse questo porterà ad affrontare con maggiore determinazione di quanto abbia visto accadere sino ad oggi temi di ricerca e intervento quali il nomadismo professionale e i nuovi percorsi di carriera; le risorse e le competenze per le transizioni professionali e i progetti di vita; la gestione dei tempi e dell’equilibrio tra lavoro e non lavoro.

Più precisamente quali sono gli ambiti “nuovi” sui quali gli psicologi del lavoro, e quindi anche gli stessi soci di SIPLO, stanno operando?

Tenendo conto del panorama della ricerca da un lato, e della pratica professionale dall’altro (a proposito: al rapporto necessario tra ricerca e pratica, e a quello tra scienza e professione, abbiamo dedicato il nostro primo Congresso nazionale nel 2010), siamo consapevoli che in questi ultimi dieci anni la psicologia del lavoro - internazionalmente definita WOP (Work, Organizational and Personnel Psychology) - si è rinnovata profondamente, e sembra indirizzata a non rallentare il proprio percorso in tale direzione. La complessità del mondo, non solo di quello del lavoro, e delle forme che esso assume nella vita delle persone e delle organizzazioni, richiede oggi e in prospettiva una “contaminazione” professionale, finora poco coltivata, forse perché poco compresa nella sua rilevanza.

Credo infatti che occorra partire dal contesto, che in questi anni è cambiato in modo impressionante, per quantità e qualità: mercati, prodotti e servizi, stili di consumo, lavoro, modelli organizzativi e competenze. Nel dibattito tecnico-scientifico, si sono evocate di volta in volta locuzioni quali società del rischio, dell’incertezza, del disagio, delle transizioni (si parla ormai significativamente di “biografie in transizione”). Persone, soggetti economici e sociali, istituzioni manifestano un blocco delle progettualità, un orientamento alla ricerca di soluzioni immediate, un’incapacità di visioni e di programmi di lungo termine sia sul piano esistenziale sia su quello economico e istituzionale. La domanda da porsi in questo contesto (e come SIPLO l’abbiamo anche “messa a tema” in uno specifico seminario di approfondimento già nel 2009) è quindi la seguente: se è cambiato il mondo del lavoro, se e in che misura è cambiata in questi anni anche la psicologia del lavoro? Ovvero: come sono cambiati i modelli di riferimento, gli strumenti e le prassi di intervento di coloro che operano professionalmente in questo campo?

I temi della convivenza sociale e della convivenza organizzativa “nella pluralità nella diversità” costituiscono certamente una delle grandi sfide per il futuro. Se, in generale, si conferma un’attenzione per l’area delle risorse umane (nell’intersezione tra lavoro e organizzazione), il richiamo a un nuovo tipo di contratto psicologico “nel lavoro che cambia” mette in gioco contenuti nuovi: l’occupabilità, l’adattabilità, la multiprofessionalità, l’innovazione e la creatività, la coscienziosità, etc. Lo stesso tema del “benessere” sul lavoro, condizione capace di “generare valore” in quel senso molteplice al quale la psicologia del lavoro è particolarmente legata, richiama l’importanza di dare spazio al punto di vista delle persone e alle loro storie di vita, ovvero alla possibilità/necessità di sviluppare competenze riflessive, relazionali e di networking. In questa direzione, un tema centrale è quello delle organizzazioni come comunità. Transnazionalità, globalizzazione, internazionalizzazione sono termini ormai ampiamente entrati nel vocabolario manageriale e organizzativo, ma va forse ripensata la vasta, e troppo ripetitiva, teorizzazione sulla leadership da un lato, e sulla questione motivazionale al lavoro dall’altro.

Un’ulteriore area di intervento emergente è costituita dal counseling: il dibattito che si è sviluppato negli ultimi anni in Italia, al quale anche SIPLO ha partecipato (sulla funzione di counseling, sulle attività che le sono proprie, sui contesti di esercizio e sui ruoli e le competenze necessarie) ha molti motivi di interesse per gli psicologi del lavoro. Su questo punto l’associazione sta sviluppando al suo interno una specifica riflessione in rapporto a questa area professionale, che assume forme diverse in molteplici ambiti di intervento.

SIPLO è constituent partner di EAWOP (European Association of Work and Organizational Psychology) www.eawop.org.

Sul sito www.siplo.org è possibile rinvenire tutte le informazioni relative alle attività dell’associazione.

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