Vol. 17, n. 3, novembre 2024 — pp. 126-130
COUNSELING E PSICOLOGIA POSITIVA
Counseling and positive psychology
a cura di (edited by) Antonella Delle Fave e Annamaria Di Fabio
Salute mentale e soddisfazione lavorativa nei professionisti delle strutture sociosanitarie residenziali
Sonia Mangialavori,1Fabiana Riva,2Sonia Baruffi2 e Antonella Delle Fave1
Le strutture sociosanitarie residenziali sono dedicate agli anziani non autosufficienti che necessitano di assistenza medica, infermieristica o riabilitativa, generale o specialistica. Le caratteristiche cliniche di complessità degli ospiti rappresentano notevoli sfide professionali e relazionali per gli operatori, in particolare laddove si accompagnino a un decadimento delle funzioni cognitive e delle capacità comunicative (Costello et al., 2019; Pitfield et al., 2010). Per garantire agli ospiti un’assistenza mirata e dignitosa, infatti, gli operatori sanitari devono soddisfare richieste che implicano non solo competenze tecniche, ma anche coinvolgimento emotivo ed empatia.
Il benessere lavorativo degli operatori sanitari delle aziende di servizi alla persona è un tema di cruciale importanza, alla luce del progressivo incremento dell’età media della popolazione e del conseguente aumento dei bisogni di cura e assistenza quotidiana dei cittadini più anziani. Questo processo di transizione demografica e le crescenti richieste di umanizzazione dell’assistenza si traducono per i professionisti in un aumento dei carichi di lavoro e in sovraccarico emotivo, con conseguenze sulle prestazioni lavorative e sulla salute degli operatori e degli utenti.
Numerose ricerche negli ultimi tre decenni hanno evidenziato come la gestione soddisfacente di tali condizioni problematiche richieda la mobilizzazione di risorse personali, relazionali e organizzative (Bakker et al., 2007). La letteratura ha messo in particolare evidenza il ruolo di alcune caratteristiche individuali — ad esempio la resilienza, l’autoefficacia e l’impegno lavorativo — e di fattori contestuali e organizzativi, come la coesione nel gruppo di lavoro, l’autonomia professionale, lo sviluppo positivo della carriera, le relazioni sociali con i colleghi, il clima aziendale e un’efficace leadership. Tali caratteristiche contribuiscono a promuovere una maggiore soddisfazione lavorativa e, conseguentemente, un maggior benessere psicologico negli operatori che lavorano in strutture sanitarie in generale (Rouxel et al., 2016; Squires et al., 2015; Steca et al., 2008), e in particolare in strutture dedicate all’assistenza di pazienti anziani (Romeo et al., 2018).
La rilevanza del benessere psicologico e lavorativo del personale sanitario si è amplificata durante la pandemia da Sars-Cov-2 (Pappa et al., 2020). Nello specifico contesto delle strutture che si occupano di assistenza e cura degli anziani, infatti, l’elevata vulnerabilità all’infezione degli ospiti, di età avanzata e spesso con comorbidità per altre patologie, ha contribuito all’innalzamento dei tassi di contagio e mortalità, soprattutto durante la prima ondata pandemica (Barnett & Grabowski, 2020; D’Adamo et al., 2020; Le Couteur et al., 2020).
Ciò ha comportato il massivo incremento del carico di lavoro, l’esposizione degli stessi operatori al contagio, l’adozione di regole stringenti di distanziamento all’interno delle strutture con la sospensione di tutte le attività di socializzazione degli ospiti, la sospensione delle visite agli ospiti da parte dei familiari e il conseguente onere per gli operatori di dover comunicare loro notizie, spesso negative, sulla salute dei congiunti da remoto. Queste circostanze hanno rappresentato imponenti sfide professionali, emotive e relazionali per i professionisti, e hanno comportato un globale incremento del turnover (Fuchs et al., 2023; Riello et al., 2020).
Uno studio condotto tra gli operatori sanitari di una grande struttura socioassistenziale italiana durante la terza ondata della pandemia (Mangialavori et al., 2022) ha evidenziato elevati livelli di distress emotivo, soprattutto tra i medici e gli infermieri, controbilanciati però da elevati livelli di resilienza, a conferma del ruolo fondamentale di questa risorsa individuale nella gestione ottimale delle condizioni di avversità generate dalla pandemia (Di Trani et al., 2021).
Un ulteriore studio condotto tra gli operatori della medesima struttura ne ha indagato la soddisfazione lavorativa e la sua relazione con indicatori di distress e di salute mentale positiva (Mangialavori et al., 2024). I risultati hanno evidenziato come, tra le componenti della soddisfazione lavorativa, la relazione con i pazienti rappresenti l’aspetto più gratificante del lavoro per i partecipanti, sottolineando il ruolo di questa dimensione nel supportare sia le prestazioni assistenziali che il benessere e la motivazione degli operatori sanitari (Foà et al., 2020). In linea con altri studi, per converso, sono emersi come fattori di rischio per la salute mentale dei lavoratori la scarsa soddisfazione per la leadership e per le condizioni di lavoro, intese non solo come retribuzione e opportunità di carriera, ma anche come autonomia professionale e apertura al dialogo e al confronto interprofessionale, sia all’interno delle singole unità operative che attraverso i vari livelli di governance dell’organizzazione (Theorell et al., 2015).
Le evidenze emerse da queste indagini si inseriscono in un quadro più generale, che vede tra le problematiche più urgenti da soddisfare nel contesto sociosanitario l’ampliamento dei servizi residenziali e territoriali di supporto per i cittadini anziani, da un lato, e dall’altro il potenziamento delle équipe professionali che si occupano di questa fascia vulnerabile della popolazione, sia in termini di numerosità che di qualità delle condizioni lavorative ad esse garantite.
Bibliografia
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