Vol. 16, n. 2, giugno 2023 — pp. 111-114

COUNSELING E PSICOLOGIA POSITIVA

Counseling and positive psychology

a cura di (edited by) Antonella Delle Fave e Annamaria Di Fabio

Lo studio della felicità in psicologia positiva

Passato, presente e futuro

Antonella Delle Fave1

Felicità come Armonia ed Equilibrio: Una nuova prospettiva

Le due definizioni di felicità più accreditate nella prima decade di sviluppo della psicologia positiva — emozione positiva e soddisfazione di vita — erano già state messe in dubbio da studiosi che, nelle decadi precedenti, si erano impegnati a elaborare modelli di benessere e salute mentale più articolati, che tenessero conto anche di dimensioni eudaimoniche.

L’aggettivo è mutuato dal termine aristotelico eudaimonia, che identifica la felicità con la massima realizzazione dell’essenza autentica e buona della natura umana (eu-daimon). In linea con la visione aristotelica, i modelli eudaimonici di felicità includono variabili riferite alla coltivazione delle proprie competenze e risorse in chiave virtuosa, per il bene non solo individuale ma anche sociale e comunitario (Huta & Waterman, 2014; Ryff, 2014). Questi studiosi, tuttavia, hanno gradualmente sostituito il termine «felicità» con quello di benessere, dedicandosi alla formalizzazione di modelli di salute mentale, come il Dual Continua Model (Keyes, 2007).

Il problema dunque rimaneva aperto, a maggior ragione considerando alcuni aspetti linguistici, sia tecnici che di consuetudine d’uso, della parola «felicità» in nazioni e culture diverse. In inglese i vocaboli happiness e happy sono usati comunemente; la loro radice linguistica è il verbo happen, accadere; essi si riferiscono quindi a un evento (più o meno improvviso o atteso) che si verifica nella realtà, inducendo un’esperienza positiva. Non meraviglia pertanto che i ricercatori di lingua inglese abbiano definito la felicità come emozione e come soddisfazione derivante dai risultati conseguiti.

Al contrario, nelle lingue neolatine (italiano, spagnolo, portoghese) la parola «felicità» non è ricorrente nel linguaggio quotidiano; essa inoltre deriva dalla radice indoeuropea «fe», comune ai termini «fede», «feto», «fecondità», «fertilità», tutti riferiti a un processo di creazione, crescita, sviluppo. In questa accezione la felicità rappresenta un processo dinamico più che un evento statico, un fenomeno sostanzialmente eudaimonico, benché desiderabile e foriero di emozioni e risultati positivi.

Nella sola compagine dei Paesi dell’Europa occidentale coabitano quindi due definizioni notevolmente distanti tra loro. Come mai, alla luce di queste differenze linguistiche e semantiche, gli studiosi di psicologia positiva non si sono posti il problema di analizzare il significato che i comuni cittadini attribuiscono a un termine chiave della loro area di ricerca?

Per colmare questo vuoto di conoscenze, nel 2007 un gruppo internazionale decise di avviare il progetto Eudaimonic and Hedonic Happiness Investigation (EHHI), basato su un metodo misto qualitativo e quantitativo. I partecipanti erano individui adulti, residenti in aree urbane di diverse nazioni, i quali erano stati invitati a descrivere, con parole proprie, cosa fosse per loro la felicità. Lo studio includeva anche domande aperte e scale relative a varie dimensioni edoniche ed eudaimoniche, quali obiettivi, significati, emozioni positive e soddisfazione di vita.

I primi risultati, ottenuti da partecipanti di cultura occidentale distribuiti in sette nazioni, furono piuttosto sorprendenti: la definizione psicologica di felicità più ricorrente, indipendentemente dalla radice germanica o neolatina delle lingue parlate dai partecipanti, si riferiva all’armonia e all’equilibrio interiore (Delle Fave et al., 2011, 2013). Un successivo studio che coinvolgeva campioni più numerosi, appartenenti a 11 nazioni distribuite nei 5 continenti, i cui partecipanti parlavano lingue di matrice germanica, neolatina, slava, sanscrita e dravidica, restituì il medesimo risultato: la felicità veniva più frequentemente definita — anche dai partecipanti statunitensi — come armonia ed equilibrio interiore (Delle Fave et al., 2016). Queste due dimensioni si riferiscono a uno stato di bilanciamento più che di polarizzazione positiva: non escludono il negativo né lo negano, piuttosto rimandano all’integrazione costruttiva di diverse componenti dell’individuo.

Altri autori nel medesimo periodo si occuparono di sviluppare scale di «felicità autentica/duratura» rispetto a quella «fluttuante» e temporanea dell’edonia, includendo tra le variabili l’equilibrio e la pace interiore (Dambrun et al., 2012). Negli anni successivi venne sviluppata la scala Harmony in Life (Kjell et al., 2016); altri studiosi si focalizzarono sul costrutto di Quiet Ego (Wayment & Bauer, 2018); infine nel 2022 l’agenzia Gallup ha incluso alcune domande su pace, equilibrio e tranquillità nel suo sondaggio internazionale annuale. I risultati, pubblicati nel World Happiness Report 2022 (Lomas et al., 2022), hanno evidenziato il contributo specifico di queste dimensioni alla comprensione del benessere delle nazioni.

È interessante sottolineare che i risultati delle ricerche sopra descritte sembrano più allineati con le concezioni asiatiche di felicità che con la visione edonica emotivo/cognitiva identificata a priori dai ricercatori occidentali. Infatti le tradizioni filosofiche di India, Cina e Giappone enfatizzano l’armonia e l’equilibrio (sia a livello interiore che di relazione con gli altri, la natura e l’universo) come gli elementi fondamentali della felicità umana (Delle Fave et al., 2022). Questi interessanti sviluppi, pertanto, aprono nuove prospettive di ricerca, i cui primi risultati saranno discussi nel prossimo numero.

Bibliografia

Dambrun, M., Ricard, M., Després, G., et al. (2012). Measuring happiness: From fluctuating happiness to authentic-durable happiness. Frontiers in Psychology, 3, Article 16. https://doi.org/10.3389/fpsyg.2012.00016.

Delle Fave, A., Brdar, I., Freire, T., Vella-Brodrick, D., & Wissing, M. P. (2011). The eudaimonic and hedonic components of happiness: Qualitative and quantitative findings. Social Indicators Research, 100(2), 158-207. https://doi.org/10.1007/s11205-010-9632-5.

Delle Fave A., Brdar I., Wissing M. P., et al. (2016). Lay definitions of happiness across nations: The primacy of inner harmony and relational connectedness. Frontiers in Psychology, 7(30). https://doi.org/10.3389/fpsyg.2016.00030.

Delle Fave, A., Wissing, M. P., & Brdar, I. (2022). The investigation of harmony in psychological research. In C., Li, & D., During (Eds.), Harmony as a virtue (pp. 253-327). Oxford: Oxford University Press.

Delle Fave, A., Wissing, M., Brdar, I., Vella-Brodrick, D., & Freire, T. (2013). Cross-cultural perceptions of meaning and goals in adulthood: Their roots and relations with happiness. In A. S. Waterman (Ed.), The best within us: Positive psychology perspectives on eudaimonia (pp. 227-247). American Psychological Association.

Huta, V., & Waterman, A. S. (2014). Eudamonia and its distinction from Hedonia: Developing a classification and terminology for understanding conceptual and operational definitions. Journal of Happiness Studies, 15(6), 1425-1456. https://doi.org/10.1007/s10902-013-9485-0.

Keyes, C. L. (2007). Promoting and protecting mental health as flourishing: A complementary strategy for improving national mental health. American Psychologist, 62(2), 95-108. https://doi.org/10.1037/0003-066X.62.2.95.

Kjell, O. N. E., Daukantaite, D., Hefferon, K., & Sikström, S. (2016). The harmony in life scale complements the satisfaction with life scale: Expanding the conceptualization of the cognitive component of subjective well-being. Social Indicators Research, 126, 893-919. https://doi.org/10.1007/s11205-015-0903-z.

Lomas, T., Lai, A. Y., Shiba, K., Diego-Rosell, P., Uchida, Y., & VanderWeele, T. J. (2022). Insights from the First Global Survey of Balance and Harmony. In J. F., Helliwell, R., Layard, J. D., Sachs, J. -E., De Neve, L. B., Aknin, L. B., & S., Wang (Eds.), World Happiness Report 2022 (pp. 126-154). New York: Sustainable Development Solutions Network.

Ryff, C. D. (2014). Psychological well-being revisited: Advances in the science and practice of eudaimonia. Psychotherapy and Psychosomatics, 83, 10-28. https://doi.org/10.1159/000353263.

Tsai, J. L., Knutson, B., & Fung, H. H. (2006). Cultural variation in affect valuation. Journal of Personality and Social Psychology, 90, 288-307. https://doi.org/10.1037/0022-3514.90.2.288.

Wayment, H. A., & Bauer, J. J. (2018). The quiet ego: Motives for self-other balance and growth in relation to well-being. Journal of Happiness Studies, 19, 881-896. https://doi.org/10.1007/s10902-017-9848-z.


1 Dipartimento di Fisiopatologia Medico-Chirurgica e dei Trapianti, Università degli Studi di Milano.

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