© Edizioni Centro Studi Erickson, Trento, 2022 — Counseling

Vol. 15, n. 3, novembre 2022

STUDI E RICERCHE

Dalla Letteratura Scientifica all’Intervento Formativo

La Pandemia di Covid-19 tra crisi individuale e sociale: per un approccio formativo improntato alla complessità

Manuela Zambianchi1

Sommario

La Pandemia di Covid-19 si configura come un vero e proprio evento traumatico collettivo, con un profondo impatto sugli individui e la società. Attraverso un approfondimento della letteratura scientifica psicologica l’articolo intende restituire dell’evento una lettura complessa a interfaccia tra dimensione individuale e dimensione sociale attraverso l’approfondimento di tre dimensioni di questo evento di portata planetaria, che potrebbero costituire altrettante aree di approfondimento teorico e laboratoriale in specifici percorsi formativi. La prima dimensione è relativa all’impatto emozionale e cognitivo dell’evento traumatico, con riferimento alle risposte emozionali e alla Teoria delle Assunzioni Infrante sul Mondo. La seconda dimensione riguarda la temporalità e l’impatto che la Pandemia può avere su di essa. La terza dimensione riguarda la costruzione sociale della Pandemia, approfondita attraverso la teoria delle Rappresentazioni Sociali, con particolare attenzione al rapporto tra linguaggio scientifico e linguaggio comune, uno dei temi centrali del dibattito contemporaneo sulla comunicazione relativa al Covid-19, con importanti ripercussioni su atteggiamenti, credenze e comportamenti degli individui e dei gruppi sociali. Dopo l’analisi della letteratura vengono discussi e forniti alcuni suggerimenti per attività concrete di laboratorio attivo partecipato.

Parole chiave

Pandemia Covid-19, Formazione, Prospettiva temporale, Credenze, Rappresentazioni sociali, Trauma collettivo.

STUDIES AND RESEARCHES

From Scientific Literature to Training Interventions

The Covid-19 Pandemic between Individual and Social Crises: For a Learning Approach Based on Complexity

Manuela Zambianchi2

Abstract

The Covid-19 Pandemic amounts to a true collective traumatic event, with a profound impact on individuals and society. Through an in-depth study of psychological scientific literature, the article intends to return a complex reading of this critical event at the interface between the individual and social dimensions. This is done by means of in-depth analysis of three psychological dimensions of this planetary event, which could constitute as many areas of specific training courses in both theoretical and workshop settings. The first dimension relates to the emotional and cognitive impact of the traumatic event, with reference to emotional responses and the shattered assumptions theory. The second dimension concerns the perception and representation of time and the impact that the pandemic can have on it. The third dimension concerns the social construction of the pandemic, which was analysed by means of the theory of social representations, with particular attention paid to the relationship between scientific language and common language, one of the central themes of the contemporary debate on communication relating to Covid-19, with important repercussions on the attitudes, beliefs and behaviours of individuals and social groups. After an examination of literature, several concrete suggestions for active participation workshops are also presented and discussed.

Keywords

Covid-19 Pandemic, Learning program, Time perspective, Beliefs, Social representations, Collective trauma.

Introduzione

Un evento traumatico come la Pandemia di Covid-19 ha avuto, e ha tuttora, importanti ripercussioni a livello individuale, sociale, sanitario, economico (Boyraz & Legros, 2020). Le sue caratteristiche di repentinità, durata e diffusione planetaria producono effetti che, molto probabilmente, saranno non solo a breve, ma a lungo termine.

Questi effetti possono riguardare differenti coorti di età, quali le persone anziane, più esposte ai rischi di forme gravi o addirittura mortali della malattia (Belelli et al., 2020), i giovani e gli adolescenti (Caputi et al., 2021; Loscalzo, Ramazzotti, & Giannini, 2021). L’OMS (2020) ha riportato una crescita del 10-20% di disturbi psichiatrici nei bambini e negli adolescenti, dovuta all’esperienza della pandemia, oltre che nella popolazione generale.

Le persone adulte che spesso hanno esperito forme elevate di stress dovuto ai timori legati al lavoro, o alla necessità di modificare rapidamente le modalità di lavoro e comunque di organizzazione dell’intera vita sociale e domestica sono state anch’esse impattate dalla repentina diffusione del Coronavirus (Ingusci et al., 2022). Specializzazioni diverse a livello lavorativo e mansioni conseguenti espongono le persone a vissuti, rappresentazioni, livelli di stress differenti: certamente lavorare in ambito ospedaliero, ad esempio, o in ambito scolastico, ha inciso sul livello di stress e benessere psicofisico in modo differente rispetto ad altre professioni meno esposte e coinvolte nei cambiamenti repentini di organizzazione lavorativa (Mazza et al., 2021).

La formazione si prefigura, in questa situazione, come una modalità di intervento potenzialmente utile ed efficace per molti gruppi di persone.

In questo articolo verranno prese in esame tre aree tematiche, che potrebbero rappresentare contenuti utili per una loro «traduzione» in percorsi di formazione attivabili nelle Scuole secondarie superiori, nelle Università, nelle realtà lavorative, nelle strutture sanitarie.

L’evento traumatico, individuale e collettivo della Pandemia di Covid-19: l’impatto sulle emozioni e sulle dimensioni cognitive

«Sbaglieremmo nel pensare che domani tutto sarà come prima. Questo domani, certo, potrà assomigliare a ieri, la nostra vita potrà riprendere sulle medesime modalità che avevamo quando ci siamo interrotti con l’insorgere dell’emergenza, ma nulla sarà identico a prima, il virus ci avrà modificati nel profondo. Non sarà tanto il mondo ad essere cambiato, ma noi, nella percezione sia del piccolo quotidiano sia nelle grandi architetture dell’esistenza» (G. Lupo, I giorni dell’emergenza. Diario di un tempo sospeso. Milano: il Sole 24 Ore, 2020).

Una prima distinzione proposta dalla letteratura e dalla ricerca viene fatta tra traumi individuali, come ad esempio un incidente stradale, e traumi collettivi, che invece riguardano simultaneamente un gruppo, una comunità o una società intera (Weisaeth, 1992).

Successivamente un’ulteriore, rilevante distinzione viene fatta tra traumi naturali e traumi derivanti da disastri causati dall’uomo. Esempi del primo tipo sono i terremoti, gli uragani, i tornado. Esempi del secondo tipo sono il disastro nucleare di Chernobyl (1986), la fuoriuscita di diossina a Seveso (1976). Questa distinzione appare rilevante in quanto, come sostengono Weisaeth (1992), i disastri vengono rappresentati come sottratti a ogni volontà/causalità umana o invece direttamente causati dall’uomo. Nelle società occidentali, la causa dei disastri naturali, anticamente attribuita alle divinità, viene oggi, con la progressiva scientificizzazione della società, attribuita a elementi naturali (ad esempio, geologia, meteorologia, ecc.). La natura infatti viene vista come potenziale procuratrice di danni, ma senza intenzioni malvagie. L’uomo, invece, possiede questa capacità e volizione intenzionale. Secondo Baum (1986) infatti maggiori sono le responsabilità dell’uomo nei confronti di un disastro, più gravi saranno le conseguenze nei termini del disagio psicologico, o comunque diversi rispetto alle conseguenze psicologiche di eventi la cui causalità attribuita è posta al di fuori del controllo umano.

Dove collocare la diffusione del Coronavirus responsabile della attuale Pandemia? Certamente le pandemie sono fenomeni che nel corso dei secoli e dei millenni si sono presentate alle società umane e di cui le popolazioni hanno fatto esperienza, basti pensare alla Peste Nera che si abbattè sull’Europa tra il 1345 e il 1352, provocando più di cinquanta milioni di morti. Oggi però, i processi di deforestazione, di antropizzazione del pianeta, hanno messo in crisi gli ecosistemi, provocando spesso lo spostamento dagli habitat naturali verso le comunità umane di questi animali, aumentando di conseguenza la probabilità di incontro con gli umani e anche, a quanto sostengono gli scienziati, la possibilità del salto di specie, (spillover) con conseguente aumento del rischio di epidemie o pandemie. Di conseguenza, la rappresentazione di queste pandemie, favorita anche dalla diffusione delle notizie sui media, viene ad essere solo parzialmente attribuita, per il locus di causazione, agli eventi naturali, essendo l’intervento umano di crescente rilevanza per il loro manifestarsi (Quammen, 2012). Per questo, anche la Pandemia di Covid-19 può essere percepita come parzialmente a opera dell’uomo (questo aspetto potrebbe essere legato all’estremizzazione in chiave complottistica della diffusione del Covid-19), e per questo attivare emozioni differenti rispetto ai disastri collocati entro la dimensione naturale. Secondo Weisaeth (1992) infatti, mentre gli eventi traumatici collettivi naturali generano emozioni a sfondo depressivo quali la tristezza, il dolore della perdita, gli eventi traumatici collocati entro la sfera umana generano rabbia, legata alla percezione di un danno intenzionalmente causato.

Sul versante cognitivo, gli eventi traumatici possono inoltre modificare, o infrangere, le credenze, o schemi interpretativi, sul mondo. Si definiscono «schemi» le strutture astratte di conoscenza, conservate in memoria, che sono formate da un ricco network di informazioni su un determinato dominio di conoscenza (Fiske & Linville, 1980). Essi formano le basi per anticipare il futuro e interpretare le nuove informazioni. Janoff-Bulmann (1992) sostiene che essi tendono ad essere stabili, assicurando in questo modo il bisogno di stabilità psichica e controllabilità percepita e di coerenza interpretativa di quanto accade. L’impatto del trauma, secondo l’autrice, avviene non solo sul mondo emotivo, ma anche sugli schemi cognitivi posseduti dall’individuo. Secondo questa autrice infatti tre assunzioni fondamentali sul mondo: la benevolenza del mondo (fisico e sociale), l’intelligibilità del mondo (possibilità di prevedere ciò che accadrà anche sulla base del nostro, personale comportamento) e la giustizia (credenza che ciascuno avrà secondo il proprio comportamento, e non in base a una casualità) come principio fondamentale che regola le relazioni sociali, vengono messe a dura prova quando accadono eventi traumatici, potendo arrivare ad essere infrante (Teoria delle Assunzioni Infrante sul Mondo). Ciò potrà avere profonde ripercussioni sul livello di benessere psicologico e sugli atteggiamenti nei confronti degli altri e della società in senso più generale. Ricerche longitudinali hanno infatti dimostrato come gli eventi critici e traumatici hanno effetti avversi a lungo termine (depressione, cinismo) nel caso di decostruzione delle assunzioni sul Mondo (Janoff-Bulman, 1992).

Esplorare le credenze sul mondo e confrontarsi con il gruppo partecipante al progetto formativo e il conduttore/conduttrice permette di avviare un dibattito, mentre da questo confronto potrebbe determinarsi una modificazione delle credenze, in senso più funzionale al benessere psicologico.

Un evento traumatico quale la Pandemia di Covid-19 può avere un forte impatto sul vissuto emotivo, come dimostrano Schelhorn e colleghi (2022) e Chomentauskas e colleghi (2021), e sulle rappresentazioni cognitive (de Jong, Ziegler, & Schippers, 2020), evidenziando l’emergere di vissuti di ansia, rabbia, tristezza, e per questo richiedendo attenzione e interventi volti a elaborare in particolare le emozioni negative ed elaborare le rappresentazioni della realtà. La condivisione delle emozioni in un gruppo di formazione può per questo aiutare nella loro espressione ed elaborazione, aspetto fondamentale per il superamento di un evento traumatico, assieme alle cognizioni sull’evento stesso (Pennebaker, 2004).

Trauma e Temporalità: l’impatto della Pandemia di Covid-19 sulla prospettiva temporale degli individui

«All’alba, da uno spiazzo nel quale ci eravamo rifugiati, ho visto in alto un mozzicone dell’immensa torre del Castello, e ho intuito che un evento apocalittico era accaduto: un evento epocale, tant’è che oggi in Friuli, per collocare nel tempo un fatto o un episodio, si usa dire “è successo prima del terremoto” o “dopo il terremoto” come negli anni Sessanta-Settanta si usava dire “prima della guerra” oppure “dopo la guerra”» (T. Cancian, Uno psicologo nel terremoto del Friuli, «Rivista di Psicologia dell’Emergenza e dell’Assistenza Umanitaria», n. 16, 2016)

Gli eventi traumatici, per la loro natura di imprevedibilità, incontrollabilità e negatività, hanno un forte impatto sulla temporalità umana (Zimbardo, Sword, & Sword, 2012). In particolare, la prospettiva temporale, definita come la partizione del flusso temporale biografico nei tempi passato, presente e futuro allo scopo di assegnare ordine e coerenza agli eventi (Zimbardo & Boyd, 1999), può essere influenzata dagli eventi traumatici, di natura individuale e sociale-collettiva. Un evento traumatico, se non elaborato, può divenire qualcosa di non collocabile nel tempo passato, compromettendo in questo modo non la sua negazione, ma la collocazione in una zona temporale distinta dal presente e dal futuro. Questa mancata «consegna» dell’evento al tempo passato può portare con sé il rischio di influenzare in modo pervasivo il presente attraverso ricordi intrusivi, evitamento di esperienze che concretamente o simbolicamente lo ricordano, difficoltà di concentrazione, visione negativa del futuro.

Una distinzione importante per le conseguenze sulla temporalità umana è data dalle caratteristiche dell’evento traumatico collettivo. Eventi circoscritti nel tempo e nello spazio, quali ad esempio un terremoto, un tornado, un incendio, si possono definire disastri con un grande impatto sulle persone e le collettività ma circoscritto in intensità e durata; disastri quali la fuoriuscita di radioattività da una centrale nucleare, la diffusione di un virus o patogeno su larga scala invece possiedono caratteristiche diverse. Questi ultimi infatti — definiti come contamination stressors (Bromet, 1989) — non sono circoscrivibili nello spazio geografico, sono invisibili e comunque sottratti al dominio della sensorialità umana, non possiedono un vero e proprio «punto zero», o punto di massima intensità, oltrepassato il quale è possibile iniziare a consegnare al tempo passato l’evento traumatico. La radioattività, così come la diffusione di un virus quale il Sars-Cov-2, non possiede questa caratteristica, rendendo estremamente difficoltosa la creazione di una partizione temporale (Zimbardo & Boyd, 1989) tra un prima e un poi, e per questo influenzando la temporalità passata, presente e soprattutto futura determinando una forte incertezza e difficoltà di pianificazione (Zambianchi, 2020). La progettualità di vita viene infatti a complicarsi, a causa dell’incertezza sull’evoluzione della Pandemia, e per l’impossibilità di identificare zone geograficamente libere dalla presenza del virus, e perciò tali da far percepire alle persone un vissuto di sicurezza e recupero dallo stress (recovery) (Ceccato et al., 2021; Holman & Grisham, 2020).

Sul piano dei rapporti tra prospettiva temporale e comportamenti protettivi contro il contagio una ricerca condotta su un gruppo di persone anziane (Zanin & Zambianchi, 2022) ha evidenziato il ruolo del presente vissuto come tempo sottratto al controllo dell’individuo per l’adozione di comportamenti di rischio per il contagio quali il mancato uso della mascherina dove richiesto e l’assembrarsi, mentre una visione positiva del futuro al contrario li riduce.

Un’ulteriore dimensione temporale, indagata da Hoornaert (1973) è rappresentata dai diversi livelli di analisi dell’esperienza temporale. Secondo Hoornaert esistono diversi livelli di analisi dell’esperienza temporale, e in particolare dell’atteggiamento verso il tempo e le fasi temporali della propria vita. Questi livelli di analisi possono rivelarsi importanti per la comprensione dell’effetto della Pandemia sul vissuto e la rappresentazione del tempo. Essi sono i seguenti.

  1. La direzione della prospettiva temporale: costituisce l’orientamento, o «centraggio preferenziale» sulle diverse fasi temporali passato, presente e futuro. Un evento traumatico quale il Covid-19 può provocare, almeno nel breve-medio periodo, un riorientamento a favore del presente.
  2. La densità temporale: corrisponde alla quantità di contenuti cognitivi che si hanno in relazione alle diverse fasi della prospettiva temporale. Anche la quantità di contenuti sul futuro può essere influenzata dalla pandemia.
  3. Estensione, o profondità della prospettiva temporale: rappresenta l’ampiezza dell’arco temporale concettualizzato dalla persona (in essa trovano posto progetti, rappresentazioni). Anche questo livello potrebbe essere influenzato da questa situazione, per la difficoltà a pianificare il futuro in un arco a medio e lungo termine.
  4. Coerenza: si riferisce al grado di organizzazione degli eventi accaduti o che accadranno. Attività laboratoriali, ma anche di counseling temporale a livello individuale (Boniwell, Osin, & Sircova, 2014; Kazakina, 2015; Zambianchi, 2015) certamente permettono ai partecipanti di acquisire una maggiore consapevolezza della rilevanza dei vissuti e delle rappresentazioni sul tempo sia per le azioni, sia per il benessere e la salute. La possibilità di lavorare in gruppo, o anche individualmente con il counselor sulla propria organizzazione temporale o profilo temporale può contribuire a modificare profili meno funzionali in quanto centrati/orientati su dimensioni temporali critiche quali il passato negativo, una visione fatalistica del presente o la percezione del futuro come una minaccia. La pandemia di Covid-19 non ha ricevuto ancora un’adeguata analisi per quanto riguarda le dimensioni temporali, ma i dati in letteratura (ad esempio, Holman & Grisham, 2020; Zanin & Zambianchi, 2022) indicano in questa area una potenzialità sia di natura esplicativa, sia di natura progettuale di intervento.

La costruzione sociale della Pandemia di Covid-19. I riflessi sulle credenze, sugli atteggiamenti e i comportamenti degli individui

«Bergamo. Italia. Quando Franco Orlandi, un ex camionista, arrivò a metà Febbraio con tosse e febbre al pronto soccorso, i medici dissero che aveva un’influenza e lo mandarono a casa. Due giorni dopo un’ambulanza riportò l’ottantatreenne indietro. Non riusciva a respirare. Monica Avogadri, anestesiologa, non poté testare la presenza del virus perché i protocolli italiani, adottati dall’OMS, raccomandavano di testare solo persone con un legame con la Cina. Quello che i medici allora non sapevano, era che il Coronavirus era già arrivato in Lombardia» (J. Horowitz, The lost days that made Bergamo a Coronavirus tragedy, «The New York Times»).

«La scienza è imperfetta, fatta da uomini ancora più imperfetti, le verità che ci offre sono sempre parziali e mai troppo sicure. Però vale la pena fidarsi, perché l’alternativa è costituita dal buio, dall’oscurantismo e, quando si scherza con la salute propria e altrui, dalla morte» (R. Burioni, La congiura dei Somari, Milano, Rizzoli, 2017).

La Pandemia di Covid-19 ha portato in evidenza un tema già dibattuto a livello di ricerca, ossia il tema della comunicazione sociale di problemi, temi specialistici, per i quali sono necessarie precise competenze ed expertise e che normalmente appartengono al dominio di gruppi esperti. La necessità di informare il pubblico su un evento improvviso e grave a livello planetario come la diffusione improvvisa di un nuovo virus ha mostrato la difficoltà e non linearità del passaggio da un linguaggio scientifico bio-medico, dove la comunicazione tra specialisti non incontra problemi di decodifica e comprensione, al linguaggio di senso comune (De Rosa & Mannarini, 2020; Galli, 2012; Moscovici, 2000), caratterizzato invece da modelli, strutture e linguaggi differenti.

Il tema del rapporto tra scienza ufficiale («universi o saperi reificati») e scienza comune («universi consensuali») è stato oggetto di studio e teorizzazione da parte di Farr e Moscovici (1989) all’interno della Teoria delle Rappresentazioni Sociali. Esse infatti vengono definite come sistemi cognitivi, con una loro logica e linguaggio attraverso i quali gli individui di una società costruiscono la realtà sociale, si può così parlare di una conoscenza socialmente elaborata e partecipata, che concorre alla costruzione della realtà sociale e designa una forma di pensiero sociale. Come sostengono Farr e Moscovici (1989), nella società contemporanea, aperta e con molteplici universi simbolici le Rappresentazioni Sociali sono costituenti dinamiche, branche di conoscenza comune socialmente condivisa che si creano con rapidità. La loro genesi è favorita dall’emergere di notizie, eventi, lontano dalla conoscenza comune: il «non familiare», ciò che non riusciamo a ricondurre a categorie note di pensiero, genera un senso di minaccia, sia a livello individuale, sia a livello di comunità, costringendoci a fare i conti con una conoscenza nuova.

Le rappresentazioni sociali vengono a costruirsi attraverso due processi: l’ancoraggio e l’oggettivazione. Per ancoraggio si intende l’utilizzo e il richiamo a eventi, immagini, termini che sono stati utilizzati in altri tempi storici per definire e raccontare uno specifico evento. Per oggettivazione invece si indica la «conversione» in immagini e metafore concrete di concetti o entità astratti, sottratti al dominio della conoscenza immediata sensoriale.

Attraverso i processi di ancoraggio e oggettivazione i concetti fondamentali, i modelli teorici-interpretativi del Sars-cov-2 e della sua dimensione globale, sono stati reinterpretati, rielaborati all’interno di strutture linguistiche che hanno utilizzato metafore (ad esempio, «L’incubo», titolo sul numero 44 di «L’Espresso», 26 ottobre 2020), ancoraggi al passato storico (ad esempio, «i super-untori», a indicare individui portatori di cariche virali particolarmente elevate) come le epidemie di peste del Trecento e Seicento (articolo apparso sul numero 44 de «L’Espresso» (26 ottobre 2020) con immagini della peste sotto forma di antichi dipinti), oggettivazioni pittoriche (es. il Coronavirus che diveniva un oggetto colorato, curioso e anche, a detta di alcuni, esteticamente bello). La «figurazione della conoscenza» (Moscovici, 2000) ha diffuso un sapere «ingenuo» fortemente legato alle immagini, alle metafore, e dunque in grado di suscitare emozioni, meno facilmente argomentazioni rigorose e conoscenze approfondite del fenomeno in questione, essendo un linguaggio che obbedisce a logiche di tipo più intuitivo che non convergente-deduttivo o argomentativo. Inoltre, il fenomeno della «dispersone dell’informazione» si amplifica con la diffusione dei social media quali Facebook, Instagram, Tik Tok, contribuendo alla circolazione di notizie, informazioni ridondanti ma poco approfondite.

Il tema dell’antivaccinismo, impostosi con particolare forza durante l’anno 2021, per l’avvio della campagna vaccinale di massa, è stato oggetto di approfondimento da parte della psicologia, sia essa di matrice più individuale, legata all’approfondimento delle caratteristiche di personalità connesse con il rifiuto («vaccine resistant») o diffidenza/paura («vaccine hesitant») nei confronti del vaccino contro il Covid-19 (Murphy et al., 2021), sia della psicologia di matrice cognitiva (Bucciarelli, 2021), sia della psicologia sociale e sociologia (Bieper et al., 2021; Bouguettaya, Walsh, & Team, 2022).

Diverse ricerche hanno infatti messo in luce la complessità e multifattorialità alla base dell’antivaccinismo, fenomeno che l’epidemiologia ha evidenziato, in gruppi di popolazione, come presente fin dai tempi della scoperta del vaccino contro il vaiolo, a opera di Jenner (De Donno, Panico, & Gabutti, 2017). Tra queste, la presenza di profili di personalità con spiccate tendenze alla cospirazione e improntate a una sostanziale diffidenza e sfiducia nei confronti degli altri e della società in generale, arrivando anche a configurare veri e propri disturbi di personalità di tipo paranoide-persecutorio (Giovannardi & Lingiardi, 2021; Goldberg, 2021; Hughes & Machan, 2021), mentre la presenza di forte ansia viene «focalizzata» sul vaccino fino a divenire un vero e proprio «oggetto fobico» (Goldberg, 2021). Anche la rilevanza e l’influenza sempre più pervasiva della società digitalizzata contemporanea ha prodotto l’illusione collettiva (Bucciarelli, 2021; Burioni, 2017; Riva, 2019) di possedere competenze specialistiche acquisite attraverso semplici navigazioni in Internet e condivisione sui social network di porzioni di informazioni che difficilmente, senza una reale expertise, possono restituire un quadro complesso, argomentato e rigoroso del tema in questione, ma sono caratterizzati, spesso, da forte carica emotiva e utilizzo «tendenzioso» di questi frammenti di informazioni allo scopo di persuadere gli appartenenti al proprio gruppo o i propri follower a livello virtuale.

La circolazione sui social network, caratterizzati dalla vocazione a essere veri e propri «silos sociali» (Riva, 2019) delle teorie antivacciniste (Bieber et al., 2021; Murphy et al., 2021), ha acuito questa polarizzazione di visioni, opinioni e rappresentazioni, attraverso il rinforzo dell’identità sociale determinato dalla ricorsività delle comunicazioni, circolanti solo o quasi solo all’interno della cerchia degli amici-follower che condividevano la medesima opinione-rappresentazione del vaccino, e del fenomeno dell’interrealtà (Riva, 2017), dove l’identità contemporanea viene forgiata nell’interfaccia tra mondo reale e mondo virtuale, non più separati ma ormai interconnessi.

Se si analizzano alcuni giornali e riviste che appartengono ai primi mesi del 2020, anno dell’emergere e del diffondersi rapidissimo del Sars-Cov-19 si può notare come in essi appaia dapprima la difficoltà ad attribuire alle prime informazioni provenienti da Wuhan (Cina), la gravità che poi connoterà questo evento, molto probabilmente dovuta alla percezione di invulnerabilità determinata dalla distanza territoriale tra Italia-Europa e Cina. Ne è un esempio la notizia riportata sull’evidenziarsi, negli ospedali di Codogno e Vho Euganeo, di «strane polmoniti» molto gravi che nessuno ritiene essere collegate al nuovo Coronavirus in quanto tale patogeno era diffuso in un’area lontana migliaia di chilometri (Horowitz, 2020).

Il processo socio-cognitivo della categorizzazione della realtà (Palmonari, Cavazza, & Rubini, 2012) e le sue funzioni di assegnare ordine, coerenza e intelligibilità alle informazioni può essere utilizzato e discusso attraverso la sua definizione concettuale e per comprendere, anche attraverso l’ausilio di articoli di giornali come la credenza diffusa anche presso le istituzioni politiche e sanitarie del confinamento in Cina del virus porti a sottostimare questi indizi e a ritardare la scoperta della sua presenza sul nostro territorio italiano ed europeo.

I punti essenziali della Teoria delle Rappresentazioni Sociali possono essere ripresi «leggendo» attraverso di essi alcuni fenomeni che si sono imposti all’attenzione generale, quali la gravità della nuova sindrome, l’efficacia dei vaccini di nuova generazione (mRNA Vaccine,) e più «tradizionali», i sistemi di protezione quali le mascherine, i target di popolazione più a rischio. L’analisi di Moscovici (2000) sulla difficoltà «dell’uomo comune» a riflettere e decidere sulla base di concetti quali «probabilità» e «complessità» (propri della scienza e dei suoi modelli) viene approfondita e collocata, come cornice esplicativa, entro la crisi comunicativa evidenziatasi tra scienziati e non esperti sulla interpretazione della Pandemia.

La «figurazione della conoscenza» potrebbe essere introdotta e approfondita attraverso la scelta di alcune immagini storiche di campagne pubblicitarie volte a promuovere l’adesione della popolazione ai vaccini, tratte da Internet per quanto riguarda i dipinti del Settecento e Ottocento (ad esempio, il quadro che dipinge Edward Jenner mentre vaccina un bambino, opera di E.E. Hillemacher, 1884. Wellcome Collection Museum, Londra) e per le foto di campagne ministeriali per la vaccinazione contro il virus della polio e, per il Covid-19, da giornali e siti ufficiali del Ministero della Salute e degli Assessorati Regionali. La rappresentazione iconografica del vaccino appare infatti cambiata dal 1700, dove comparivano essenzialmente immagini di famiglie dipinte attorno al medico che vaccinava il figlio più piccolo (iconografia che celebra non solo la scienza, ma anche il medico, figura autorevole e portavoce del progresso scientifico). Al tempo odierno invece la centralità del medico è stata sostituita da immagini floreali («l’Italia rinasce con un fiore», campagna vaccinale del Ministero della Salute del 2021), oppure, durante la situazione fortemente polemica nei confronti di un vaccino, Vaxzevria (Astrazeneca), l’immagine apparsa su «Il Manifesto» il 21 marzo 2021 dal titolo DisAstra con in primo piano una confusione di boccette, siringhe senza protezione, sembra quasi indicare la crisi acuta della credibilità scientifica e il caos sociale seguito alle notizie sugli eventuali effetti collaterali di questo vaccino. Un percorso formativo attraverso la lettura critica delle immagini collocate nella cornice interpretativa delle Rappresentazioni Sociali potrebbe generare sia consapevolezza e profondità storica sul rapporto degli individui con il tema vaccinale, sia capacità di analisi dei messaggi sociali contemporanei.

Il tema dell’antivaccinismo potrebbe venire analizzato anche attraverso la lettura di post su Facebook, individuato come il social media maggiormente utilizzato per la diffusione delle correnti di pensiero antivacciniste (Xue, Gong, & Stevens, 2021; Bieber et al., 2021).

La visione a scopo formativo e informativo di post, immagini, iconografia apparsa su profili Facebook adeguatamente anonimizzati potrebbe innescare una riflessione di gruppo in un percorso formativo. Ad esempio una immagine inserita nel profilo Facebook di una persona «vaccine resistant» (Zambianchi, comunicazione personale, 2022) che simboleggia la «dittatura sanitaria» (uomo con una pistola puntata contro la tempia da una parte e un infermiere con la siringa pronta con il vaccino vicino al braccio dall’altra) può attivare riflessioni e discussioni, sia presso un pubblico di tardo-adolescenti e giovani-adulti, sia presso un pubblico di persone adulte sul tema del rapporto tra salute individuale, salute sociale, istituzioni, scienza. Un’ulteriore immagine pubblicata in diversi profili Facebook con chiare tendenze antivacciniste, dove si evidenziano due bottoni colorati, rosso simbolo della non aderenza alla vaccinazione e blu simbolo della nuova dose, accettando la quale si «dimostra di non essersi accorti dell’inganno da parte delle istituzioni» può favorire la discussione e riflessione tra i partecipanti, sia in età giovanile, sia in età adulta, dell’impatto di una visione improntata alla sfiducia verso la scienza e le istituzioni sugli atteggiamenti di rifiuto e sospettosità e favorire l’analisi delle sue radici storiche e culturali, oltre che psicologiche (Zambianchi, 2022, comunicazione personale).

Bucciarelli (2021) sottolinea, nella prospettiva cognitivista, la difficoltà di ricostruzione organica e coerente dell’informazione nella società contemporanea, caratterizzata da elevata complessità e la credenza, soprattutto da parte delle persone più competenti sul piano culturale, di poter essere sullo stesso piano conoscitivo di molti esperti, in aree diverse a dissimili dalla propria expertise. Viene ipotizzata dall’autrice, come «antidoto» sociale a questa credenza illusoria, l’analisi di testi specialistici integrali nei momenti formativi, e, per questo ribadendo la necessità di attivare percorsi di formazione e informazione, ovviamente adeguati ai diversi target di popolazione.

Discussione

La letteratura psicologica presa in esame restituisce della pandemia di Covid-19 un’immagine complessa, multifattoriale, con impatto sulle dimensioni cognitive, socio-cognitive, emotive, di organizzazione temporale della propria vita. La capacità di acquisire un approccio complesso di lettura di eventi critici di tale ampiezza rappresenta un traguardo e una sfida per aiutare le persone a comprendere sia le proprie reazioni psicologiche nei loro confronti, sia a possedere più ampi strumenti di pensiero critico per sottrarsi a fake news e informazioni comunque semplicistiche o non verificate.

I percorsi formativi potenziali qui proposti, nella formulazione metodologica che prevede una parte di natura teorica e una parte esperienziale, partono dal presupposto dell’importanza (o forse della necessità) dell’acquisizione, da parte delle persone, di strumenti e competenze che possano aiutare a comprendere in modo più rigoroso e approfondito un evento di portata planetaria quale la Pandemia di Covid-19.

Come infatti sostiene il modello della ricerca-azione partecipata (Kagan, 2012) di matrice teorica lewiniana, l’acquisizione di competenze tecniche o comunque informazioni, se viene condivisa, discussa ed elaborata all’interno di un gruppo, può favorire il cambiamento di rappresentazioni, credenze, vissuti attraverso il confronto con l’altro e attraverso la condivisione dei vissuti emozionali.

Un percorso formativo che contemperi quindi una dimensione di contenuto teorico, imprescindibile per il potenziamento degli strumenti di analisi critica della realtà e una dimensione esperienziale, dove poter utilizzare queste nuove conoscenze/competenze, potrebbe essere utilizzato in diversi contesti sociali e professionali. L’utilizzo di materiali-stimolo quali ad esempio articoli tratti da riviste, quotidiani, letture di brani tratti da libri e narrazioni dedicate a questa tematica, immagini riferite ad aspetti della pandemia, la possibilità di scrivere le proprie esperienze e confrontarle con quelle degli altri partecipanti al gruppo di formazione può favorire l’avvio di una discussione e rielaborazione sia dei propri personali vissuti, sia delle nozioni apprese nella parte teorica del corso. L’analisi di materiali inseriti su Internet relativi alla pandemia può favorire il potenziamento del pensiero critico e l’acquisizione di maggiori capacità di distinzione per quanto riguarda la credibilità dell’informazione circolante. Un confronto infine con la storiografia della medicina, e in particolare la storia delle epidemie recenti, potrebbe favorire la riflessione critica e una comparazione analitica di processi socio-psicologici emersi durante precedenti esperienze, quali ad esempio la pandemia di «Spagnola» (Tognotti, 2015).

La conoscenza teorica acquisita, certamente modulata sulla base delle caratteristiche socio-anagrafiche del target, coniugata ad attività di laboratorio attivo partecipato può favorire una comprensione di fenomeni di natura psicologica individuale quali il vissuto emotivo, la difficoltà di progettazione del tempo futuro, e a interfaccia tra individuo e società quali la creazione di rappresentazioni ingenue di un evento di dominio specialistico della scienza biomedica. Questa conoscenza e conseguente consapevolezza della complessità delle risposte psicologiche e psicosociali può favorire nelle persone la ricerca di strategie più efficaci di risposta alle difficoltà e sfide che questa pandemia pone alle persone e alle società nel loro complesso.

Un evento quale la pandemia di Covid-19 ha colto impreparata la maggioranza delle persone, le quali si sono ritrovate senza strumenti interpretativi e raramente in grado di gestire la complessità del fenomeno. Inoltre, la diffusione dei social media ha ampliato a dismisura la circolazione delle informazioni, senza però aver fornito alle persone strumenti critici per la lettura e la distinzione tra notizie a fondamento autorevole e con solide evidenze e argomentazioni o notizie tendenziose, non verificate e frutto di logiche ben lontane dal desiderio e obiettivo di portare il pubblico a conoscenza dei nuovi sviluppi scientifici che la ricerca ha continuamente fornito e diffuso.

Bibliografia

Baum, A. (1986). Toxins, technology, disasters. In G. R. Van den Bos & B. K. Bryant (Eds.), Cataclisms, crisis and catastrophes: Psychology in Action (pp. 9-53). Washington: American Psychological Association.

Belelli, G., Rebora, P., Valsecchi, M. G., Bonfanti, P., & Citerio, G. (2020). Frailty index predicts poor outcome in COVID patients. Intensive Care Medicine, 46(8), 1634-1636. doi:10.1007/s00134-020-06087-2

Bieber, F., Prelec, T., Jovic, D., & Nechev, Z. (2021). The suspicious virus: Conspiracies and COVID-19 in the Balkans. Retrieved from https://biepag.eu

Boniwell, I., Osin, E., & Sircova, A. (2014). Introducing time perspective coaching: A new approach to improve time management and enhance well-being. International Journal of Evidence Based Coaching and Mentoring, 12(2), 24-40. doi: 10.3316/informit.705193246843703

Bouguettaya A., Walsh, C. E. C., & Team, V. (2022). Social and cognitive psychology theories in understanding COVID-19 as the pandemic of blame. Frontiers in Psychology, 12, 672395. doi: 10.3389/fpsyg.2021.672395

Boyraz, G., & Legros, D. N. (2020). Coronavirus disease (Covid-19) and traumatic stress: Probable risk factors and correlates of posttraumatic stress disorder. Journal of Loss and Trauma, 25(6-7), 503-522. https://doi.org/10.1080/15325024.2020.1763556

Bromet, E. (1989). The nature and effects of technological failures. In R. Gist & B. Lubin (Eds.), Psychological aspects of disaster (pp. 120-139). Hoboken (NJ): John Wiley & Sons.

Bucciarelli, M. (2021). Meccanismi psicologici alla base del disprezzo del sapere scientifico. Giornale Italiano di Psicologia, 2, 335-350, doi: 10.1421/102686

Burioni, R. (2017). La congiura dei somari. Perché la scienza non può essere democratica. Milano: Rizzoli.

Cancian, T. (2016). Uno psicologo nel terremoto del Friuli. Rivista di Psicologia dell’Emergenza e dell’Assistenza Umanitaria, 16, 26-33.

Caputi, M., Forresi, B., Giani, L., Michelini, G., & Scaini, S. (2021). Italian Children’s Well-Being After Lockdown: Predictors of psychopathological symptoms in times of COVID19. International Journal of Environmental Research and Public Health, 18(21), 11429. https://doi.org/10.3390/ijerph182111429

Ceccato, I., Rocco Palumbo, A., Di Crosta., Marchetti, D., La Malva, P., Maiella, R., Marin, A., Mammarella, N., Verrocchio, M. C., & Di Domenico, A. (2021). «What’s next?» Individual differences in expected repercussions of the COVID-19 pandemic. Personality and Individual Differences, 174, 110674. https://doi.org/10.1016/j.paid.2021.110674

Chomentauskas, G., Dereškevičiūtė, E., Kalanavičiūtė, G., Ališauskienė, R., & Paulauskaitė, K. (2021). The impact of quarantine on emotions during the COVID-19 pandemic. The Open Psychology Journal, 14, 273-285. doi: 10.2174/1874350102114010273

De Donno, A., Panico, A., & Gabutti, G. (2017). La diffusione dell’ideologia antivaccinista. Ithaca. Viaggio nella Scienza, IX.

de Jong, E. M., Ziegler, N., & Schippers, M. C. (2020). From shattered goals to meaning in life: Life crafting in times of the COVID-19 Pandemic. Frontiers in Psychology, 11, 577708. doi: 10.3389/fpsyg.2020.577708

De Rosa, A. S., & Mannarini, T. (2020). The «Invisible Other»: Social representations of COVID-19 pandemic in media and institutional discourse. Papers on Social Representations, 29(2), 5.1-5.35.

Farr, R., & Moscovici, S. (1989). Rappresentazioni Sociali. Bologna: il Mulino.

Fiske, S. T., & Linville, P. W. (1980). What does the schema concept buy us? Personality and Social Psychology Bulletin, 6(4), 543-557. https://doi.org/10.1177/014616728064006

Galli, I. (2012). Le Rappresentazioni Sociali. Bologna: il Mulino.

Giovannardi, G., & Lingiardi, V. (2021). Covid, salute, scienza. Nella testa di un no vax.

La Repubblica, 26 novembre. https://www.repubblica.it/salute/2021/10/27/news/nella_testa_di_un_no_vax_su_salute_giovanardi_e_lingiardi-323730179/

Goldberg, J. F. (2021). How should psychiatry respond to COVID-19 anti vax attitudes? The Journal of Clinical Psychiatry, 82(5), 21ed14213. https://doi.org/10.4088/JCP.21ed14213

Holman, E. A., & Grisham, E. L. (2020). When time falls apart: The public health implications of distorted time perception in the age of COVID-19. Psychological Trauma: Theory, Research, Practice, and Policy, 12(S1), S63-S65. http://dx.doi.org/10.1037/tra000075

Hoornaert, J. (1973). Time perspective. Theoretical and methodological considerations. Psychologica Belgica, 13(3), 265-294.

Horowitz, J. (2020). The lost days that made Bergamo a Coronavirus tragedy. The New York Times. Retrieved from https://nyt.ms/33tsDO5

Hughes, S., & Machan, L. (2021). It’s a conspiracy: Covid-19 conspiracies link to psychopathy, machiavellianism and collective narcissism. Personality and Individual Differences, 171, 110559. https://doi.org/10.1016/j.paid.2020.110559

Ingusci, E., De Carlo, E., Madaro, A., De Luca, K., & Signore, F. (2022). Job crafting, capitale psicologico e adattamento al cambiamento post-emergenza. Counseling, 15(2). doi: 10.14605/CS1512205

Janoff-Bulman, R. (1992). Shattered assumptions: Towards a new psychology of trauma. Free Press.

Kagan, C. (2012). La ricerca-azione partecipata e la psicologia di comunità. In B. Zani (a cura di), Psicologia di comunità: Prospettive, idee, metodi (pp. 257-279). Roma.

Kazakina, E. (2015). The uncharted territory: Time perspective research meets clinical practice. Temporal focus in psychotherapy across adulthood and old age. In M. Stolarski, N. Fieulaine, & W. van Beek (Eds.), Time perspective theory: Review, research and application: Essays in honor of Philip G. Zimbardo (pp. 499-516). Springer International Publishing AG. https://doi.org/10.1007/978-3-319-07368-2_32

Loscalzo, Y., Ramazzotti, C., & Giannini, M. (2021). Studyholism e Study engagement in relazione alle conseguenze sullo studio dovute alla pandemia da Covid-19. Counseling, 14(2), 79-91. doi: 10.14605/CS1422106

Lupo, G. (2020). I giorni dell’emergenza. Diario di un tempo sospeso. Milano: Il Sole24 Ore. Retrieved from https://ecommerce.ilsole24ore.com/shopping24/i-giorni-dell-emergenza-diario-di-un-tempo-sospeso.html

Mazza, C., Robbiani, A., Sisti, G., Spinosa, M., Mazzoli, M., & Bazzan, E. (2021). Supporto offerto agli operatori durante la Pandemia di Covid-19. Counseling, 14(3), 30-51. https://doi.org/doi:10.14605/CS1432103

Moscovici, M. (2000). Social representations: Exploration in social psychology. Hoboken (NJ): Wiley.

Murphy, J., Vallieres, F., Bentall, R. P., Shevlin, M., McBride, O., Hartman, T. K., McKay, R., Bennett, K., Mason, L., Gibson-Miller, J., Levita, L., Martinez, A.P., Stocks, T. V .A., Karatzias, T., & Hyland, P. (2021). Psychological characteristics associated with COVID-19 vaccine hesitancy and resistance in Ireland and the United Kingdom. Nature Communications, 12, 1-15. https://doi.org/10.1038/s41467-020-20226-9

Organizzazione Mondiale della Sanità [OMS] (2020). Salute mentale e problemi psicosociali durante l’epidemia di Covid-19. Retrieved from https://interagencystandingcommittee.org/other/interim-briefing-note-addressing-mental-health-andpsychosocial-aspects-covid-19-outbreak.

Organizzazione Mondiale della Sanità [OMS] (2022). Mental Health and COVID-19: Early evidence of the pandemic’s impact. Scientific Brief. Retrieved from https://www.who.int/publications/i/item/WHO-2019-nCoV-Sci_Brief-Mental_health-2022.1

Palmonari, A., Cavazza, N., & Rubini, M. (2012). Psicologia Sociale. Bologna: il Mulino.

Pennebaker, J. W. (2004). Theories, therapies, and taxpayers: On the complexities of the expressive writing paradigm. Clinical Psychology: Science and Practice, 11, 138-142. https://doi.org/10.1093/clipsy.bph063

Quammen, D. (2012). Spillover. L’evoluzione delle Pandemie. Milano: Adelphi. (Edizione originale pubblicata nel 2012).

Riva, G. (2017). Interrealtà: Reti fisiche e virtuali e post-verità, 2, RivisteWeb. Bologna: il Mulino. doi: 10.1402/86030

Riva, G. (2019). Nativi digitali. Crescere e apprendere nel mondo dei nuovi Media. Bologna: il Mulino.

Schelhorn, I., Schluter, S., Paintner, K., Shiban, Y., Lugo, R., Meyer, M., et al. (2022). Emotions and emotion up-regulation during the COVID-19 pandemic in Germany. PLoS ONE, 17(1): e0262283. doi.org/10.1371/journal. Pone.0262283

Tognotti, E. (2015). La Spagnola in Italia: Storia dell’epidemia che fece temere la fine del mondo (1918-1919). Milano: FrancoAngeli.

Weisaeth, L. (1992). Psychological and psychiatric aspects of technological disasters. In R. J. Ursano, B. G. McCaughey, & C. S. Fullerton (Eds.), Individual and community responses to trauma and disaster: the structure of human – chaos (pp. 72-102). Cambridge: Cambridge University Press.

Xue, H., Gong, X., & Stevens, H. (2021). Covid-19 vaccine fact-checking posts on Facebook: Observational study. Journal of Medical Internet Research, 24(6), e38423. doi: 10.2196/38423

Zambianchi, M. (2015). Le competenze temporali per promuovere un invecchiamento positivo. Un progetto di ricerca-azione partecipata. Counseling, 8(3).

Zambianchi, M. (2020). Così il Coronavirus ha rubato il tempo alle persone. Il Sole24 Ore. https://www.previdir.it/cosi-il-coronavirus-ha-rubato-il-tempo-delle-persone/

Zanin, L., & Zambianchi, M. (2022). Anziani, prospettiva temporale e pandemia di Covid-19. Counseling, 15(2), 37-62. doi: 10.14605/CS1522203

Zimbardo, G. & Boyd, J. N. (1999). Putting time in perspective: A valid, reliable, individual differences metric. Journal of Personality and Social Psychology, 77(6), 1271-1288. http://dx.doi.org/10.1037/0022-3514.77.6.1271.

Zimbardo, P. G., Sword, R., & Sword, R. (2012). The time cure. Overcoming PTSD with the new psychology of time perspective therapy. Hoboken (NJ): Jossey-Bass.


1 Università di Bologna; Istituto Universitario ISIA, Faenza.

2 University of Bologna; ISIA Institute for Artistic Industries, Faenza.

Vol. 15, Issue 3, November 2022

Indietro