«L’imprenditorialità è un importante motore della crescita economica e della creazione di posti di lavoro: crea nuove imprese e posti di lavoro, apre nuovi mercati, migliora la produttività e crea ricchezza. Una mentalità imprenditoriale migliora l’occupabilità di un giovane. L’imprenditorialità e in particolare le piccole e medie imprese (PMI) sono la spina dorsale dell’economia europea e rappresentano la fonte più importante di nuova occupazione» (Consiglio dell’Unione Europea, 2014). Il tema della creazione di impresa nei giovani risulta quindi decisivo sia per la crescita economica di un Paese che per lo sviluppo del potenziale di inclusione sociale e lavorativa delle nuove generazioni.

Lo sviluppo delle capacità imprenditoriali è una policy per l’Unione Europea e gli Stati membri. Oltre dieci anni fa infatti, la Commissione Europea (Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, 2006) ha identificato le otto competenze chiave necessarie per una società basata sulla conoscenza e le ha poi aggiornate nel 2018 (Consiglio dell’Unione Europea, 2018) in competenza alfabetica funzionale; multilinguistica; matematica e in scienze, tecnologie e ingegneria; digitale; personale, sociale e capacità di imparare a imparare; in materia di cittadinanza; imprenditoriale; in materia di consapevolezza ed espressione culturali. Tra queste appunto la competenza imprenditoriale definita come (Consiglio dell’Unione Europea, 2018): «capacità di agire sulla base di idee e opportunità e di trasformarle in valori per gli altri. Si fonda sulla creatività, sul pensiero critico e sulla risoluzione di problemi, sull’iniziativa e sulla perseveranza, nonché sulla capacità di lavorare in modalità collaborativa al fine di programmare e gestire progetti che hanno un valore culturale, sociale o finanziario».

In questa stessa rivista un testimone recentemente sottolineava la necessità di operare nel creare ambienti e reti a sostegno dell’imprenditoria nei giovani (Di Fabio, 2019).

L’imprenditorialità è quindi strumento di sviluppo personale ed economico. La scelta imprenditoriale permette infatti l’espressione di una visione originale, della creatività, degli obiettivi e della realizzazione della persona, crea ricchezza materiale e valore, realizza innovazione attraverso nuovi prodotti e servizi, genera occupazione attraverso la creazione di nuovi posti di lavoro nell’impresa stessa, in quelle dei fornitori e dei clienti e contribuisce alla qualità della vita nella comunità locale (Dowling & Schmude, 2007; Fritsch & Mueller, 2004; Nandram & Samson, 2006; van Praag & Versloot, 2007).

«La decisione di creare una nuova impresa è una delle scelte più significative e interessanti che persone fanno nel mondo delle organizzazioni. Questa scelta è significativa in quanto è una fonte di innovazione, di competizione e di creazione di posti di lavoro… È interessante perché coinvolge rischio, creatività e convinzione a livello individuale e organizzativo» (Forbes, 1999).

I modelli di studio dell’imprenditorialità si spostano sempre più verso la multidisciplinarità in modo da comprendere il fenomeno della creazione di impresa attraverso lo studio delle variabili della persona (caratteristiche anagrafiche, abilità, tratti di personalità, attitudini, atteggiamenti, valori, opinioni, ecc.) e dell’ambiente (fattori socio-culturali, economici, istituzionali, formativi, network, background, ecc.) (Sartori, Favretto & Bortolani, 2007).

In accordo con altri documenti istituzionali (Corbetta, Dawson, & Valentini, 2008; Grilo & Thurik, 2004; OECD, 2011), consideriamo l’imprenditore e il lavoratore autonomo (self-employed) come equiparabili: sono soggetti impegnati in forme di lavoro e provvedono al proprio reddito in forma indipendente.

 

 

Giovani, imprenditoria e formazione universitaria

 

In età giovanile, sotto i 25 anni, vi sono tassi di lavoro autonomo/imprenditoriale relativamente bassi: circa il 4,4% per le donne e il 7,2% per gli uomini in media nei Paesi dell’OCSE. In Italia e in Grecia il tasso di lavoro autonomo tra i giovani è superiore al 10% per entrambi i generi (OECD, 2015).

Dati italiani segnalano la presenza sempre più attiva e positiva delle imprese create da giovani sotto i 35 anni che sono, è vero, solo il 9,1% del totale delle imprese esistenti ma «se si guarda alle iscrizioni di nuove imprese, il ruolo dei giovani imprenditori appare determinante ad assicurare il ricambio della nostra base produttiva. Tra aprile e giugno, infatti, le imprese di under 35 hanno rappresentato il 30,8% di tutte le iscrizioni di nuove imprese ai registri camerali» (Unioncamere, 2018).

Investire in formazione all’imprenditorialità è una scelta vantaggiosa: «I giovani che beneficiano di un apprendimento per l’imprenditoria sviluppano la conoscenza del mondo degli affari e competenze e attitudini essenziali tra cui creatività, spirito di iniziativa, tenacia, lavoro di squadra, conoscenza dei rischi nonché senso di responsabilità» (Commissione Europea, 2012). Inoltre alcune indagini rilevano che vi sono il 50% in più di nuove imprese in coloro che hanno partecipato a programmi di minimpresa nella scuola superiore (Jenner, 2012).

Lo sviluppo di mentalità, conoscenze generali e competenze che sono le basi dell’imprenditorialità può essere integrato fornendo conoscenze più specifiche sul business in base al livello e al tipo di istruzione. Molti Paesi europei hanno adottato approcci diversi per guidare e sostenere lo sviluppo delle competenze chiave facendo passi significativi nell’incorporarle in documenti di indirizzo e curricula scolastici atti a soddisfare le attuali richieste della società (Cubico et al., 2015). Esiste una forte convinzione che l’imprenditorialità sia insegnata e trasmessa in maniera più adeguata al di fuori delle business school (Higgins, Smith, & Mirza, 2013).

La Commissione Europea ha da lungo tempo sostenuto e aiutato a promuovere l’educazione all’imprenditorialità (entrepreneurship education) (Wagner & Sternberg, 2004). Nell’ambito del programma di istruzione e formazione, il Quadro Strategico per la Cooperazione, l’Istruzione e la Formazione 2020 ha, come quarto obiettivo strategico a lungo termine, il potenziamento della creatività e dell’innovazione, compresa l’imprenditorialità, a tutti i livelli dell’istruzione e della formazione. La Commissione infatti continua a sostenere la strategia Europa 2020 evidenziando la necessità di integrare creatività, innovazione e imprenditorialità nei sistemi di istruzione (Commissione Europea, 2009; 2011).

 

 

Competenze imprenditoriali: alcuni modelli di studio

 

Le competenze imprenditoriali sono state identificate come un particolare gruppo di competenze significativo per la pratica dell’imprenditoria di successo (Formicuzzi, Cubico, Ardolino, & Favretto, 2012; Gianesini, Cubico, Favretto, & Leitão, 2018; Mitchelmore & Rowley, 2010) e, secondo Bird (1995), includono conoscenze specifiche, motivazioni, tratti, immagini di sé, ruoli sociali, e abilità. Inoltre (Kuratko, 2005), si riferiscono non solo in termini di know-how tecnico, finanziario, organizzativo e legale ma a una varietà di abilità e conoscenze.

Le competenze imprenditoriali sono multidimensionali e dinamiche per permettere agli imprenditori di prendere decisioni in ambienti incerti e non creano una volta per tutte soluzioni o routine, ma continuamente riconfigurano o rivedono le funzionalità che hanno sviluppato (Zahra, Sapienza, & Davidsson, 2006). Lee, Lee, Shim e Lee (2016) in una recente revisione sistematica della letteratura sulle caratteristiche chiave dell’imprenditore correlate empiricamente alla performance di impresa, hanno identificato cinque dimensioni delle competenze imprenditoriali: Competenze di Opportunità (riconoscere, sviluppare e valutare le opportunità attraverso l’intuizione); Competenze Amministrative (operare bene e avere capacità amministrative); Competenze Relazionali (assumere candidati idonei, creare fiducia e salute nei rapporti con i collaboratori, comunicazione e conduzione di una buona cultura aziendale); Competenze Personali (tratti individuali riflessi nel comportamento dell’imprenditore); Competenze di Impegno (perseveranza e tenacia anche davanti a situazioni incerte).

Le competenze uniche e peculiari che sostengono la creazione di impresa e sono vitali nella navigazione dei contesti imprenditoriali rimangono sempre difficili da afferrare in toto (Morris, Webb, Fu, & Singhal, 2013), sebbene i ricercatori abbiano dedicato molto tempo e sforzi per identificare caratteristiche, tratti, valori, stati affettivi e stili cognitivi associati al successo imprenditoriale.

Gli studi sulle competenze imprenditoriali hanno tentato anche di organizzare le competenze imprenditoriali in vari sub-costrutti. Ad esempio, Man, Lau, & Chan (2002) hanno identificato sei aree di competenza: opportunità, organizzazione, strategia, relazione, impegno e competenze concettuali. In altri studi (Priyanto & Sandjojo, 2005) sono quattro gli ambiti della competenza imprenditoriale: abilità manageriali, abilità industriali, abilità opportunità e capacità tecniche.

Nonostante diversi decenni di interesse nello sviluppo delle capacità imprenditoriali, non vi è ancora consenso su quali siano gli elementi distintivi dell’imprenditorialità come competenza, sebbene la ricerca abbia tentato di identificarli, definirli e classificarli. Le competenze imprenditoriali si riferiscono chiaramente a una varietà di capacità e caratteristiche proprie di un imprenditore di successo. L’imprenditorialità è chiaramente un fenomeno multiforme e quindi è necessario un quadro integrato per descriverlo (Gupta et al., 2016).

Interessante riferimento che si ritiene meriti un approfondimento dedicato, è l’EntreComp Framework sviluppato nel 2016 all’interno del centro di Ricerca (Joint Research Centre) della Commissione Europea (Bacigalupo, Kampylis, Punie, & Van den Brande, 2016). Questo modello propone una definizione di imprenditorialità come composta da tre aree di competenza (Idee e Opportunità, Risorse e Azione) interrelate e interconnesse. Ciascuna delle aree è composta da cinque competenze, per un totale di 15 competenze lungo un modello di progressione di otto livelli con un elenco di 442 risultati di apprendimento. Queste risorse possono essere personali (auto-consapevolezza e auto-efficacia, motivazione e perseveranza), materiali (mezzi di produzione e risorse finanziarie) o non materiali (conoscenze specifiche, abilità e atteggiamenti). La progressione nell’apprendimento imprenditoriale, previsto dall’applicazione del modello, si compone di due aspetti: il primo prevede lo sviluppo di una crescente autonomia e responsabilità nell’agire su idee e opportunità per creare valore, il secondo lo sviluppo della capacità di generare valore da contesti semplici e prevedibili fino a ambienti complessi e in costante evoluzione.

La prima area del modello EntreComp è denominata «Idee e Riconoscimento di Opportunità» ed è costituita dalle capacità imprenditoriali di identificare, cogliere e creare opportunità e perseguirle con forza (contiene quindi creatività, visione, valutazione di idee, pensiero etico e sostenibilità). Shane e Venkataraman (2000) hanno sostenuto che l’identificazione e lo sfruttamento delle opportunità sono concetti centrali dell’imprenditorialità e sono quelle che distinguono l’imprenditorialità dal management. Le idee imprenditoriali comprendono creatività, innovazione, assunzione di rischi e capacità di comprendere modelli di ruolo imprenditoriale di successo e identificazione delle opportunità (Bacigalupo et al., 2016).

La seconda componente della competenza imprenditoriale nel modello EntreComp è definita «Risorse» e rappresenta il know-how imprenditoriale, le abilità o le conoscenze e include auto-consapevolezza e auto-efficacia, motivazione e perseveranza, impiego di risorse, alfabetizzazione finanziaria ed economica e abilità di mobilitare gli altri. Queste risorse supportano la risoluzione dei problemi e il processo decisionale, le capacità di migliorare le relazioni interpersonali, la cooperazione e la gestione del denaro.

La terza componente della competenza imprenditoriale nel modello EntreComp è chiamata «Azioni» e include: prendere iniziative, pianificare e gestire, prendere decisioni che si occupano di incertezza, collaborare e apprendere attraverso l’esperienza.

 

 

Orientamento imprenditoriale negli studenti universitari: l’esperienza del Centro Imprenditoria Giovanile

 

Orientamento verso il lavoro autonomo/imprenditoriale: ricerche realizzate

 

In ventitré anni di lavoro, il Centro Imprenditoria Giovanile del Dipartimento di Economia Aziendale (Università di Verona) ha svolto studi sull’orientamento e le competenze imprenditoriali nei giovani (Favretto & Sartori, 2007; Cubico & Favretto, 2012; Cubico, Bellotto, Ardolino, Formicuzzi, & Favretto 2013; Cubico & Favretto, 2018). Il Centro Imprenditoria Giovanile-cig (http://cig.univr.it/) è un centro di ricerca/intervento nato nel 1996 con gli obiettivi di: approfondire e sviluppare la ricerca psicosociale ed economica sulla imprenditoria giovanile; potenziare nei giovani le capacità di ampliare il loro ventaglio di possibilità professionali; promuovere l’analisi delle potenzialità e la valutazione di un’eventuale scelta imprenditoriale; stimolare all’autoimprenditorialità e a «inventare» la propria attività lavorativa; favorire la valorizzazione delle potenzialità imprenditoriali; promuovere una cultura imprenditoriale nei giovani. Il Centro ha dedicato ricerche/intervento a studenti di scuole professionali, universitari e di dottorato e a ricercatori nei laboratori (oltre a imprenditori coinvolti nei vari stages di ideazione, creazione, sviluppo o transizione di impresa).

Nelle ricerche realizzate è emerso, tra i risultati più evidenti, che l’atteggiamento verso la scelta professionale imprenditoriale nei nostri giovani è piuttosto positivo, infatti il lavoro imprenditoriale è visto soprattutto come:

  • bello

  • prestigioso

  • libero

  • attivo

  • energico

  • soddisfacente

  • interessante

  • desiderabile

  • vario

  • flessibile

  • stimolante, anche se insicuro

  • pesante

  • instabile

  • complesso

  • incerto

È evidente, pur nella sintesi, che vi sia una preferenza quasi naturale quando si stimola la definizione di lavoro autonomo e imprenditoriale, segnaliamo qui che i partecipanti alle ricerche quasi mai sono studenti di corsi dedicati all’imprenditorialità. Questa idea del lavoro autonomo, senza dubbio più caratterizzata da aggettivi positivi, è contrapposta a quella del lavoro dipendente ed è sensibilmente migliore in quei giovani che hanno contatti con altri imprenditori nel network sociale di riferimento (familiari o amici). Un dato interessante che documenta il positivo effetto del contatto con altri imprenditori, i nostri giovani confermano che il network imprenditoriale è una variabile alla base della scelta di un lavoro autonomo, ben vengano quindi iniziative che permettono il dialogo tra chi è già imprenditore e chi si sta definendo nel futuro professionale. L’Università in questo senso può essere luogo di contatto, anche attraverso l’impegno nella Terza Missione.

L’indicatore dell’atteggiamento si conferma un segnale positivo che si rinforza quando viene collegato anche all’idea di futuro lavorativo, infatti nelle nostre ricerche in diverse occasioni abbiamo raccolto questo desiderio chiedendo ai giovani se si vedono imprenditori nel futuro, in Tabella 1 la sintesi le risposte nei gruppi di studenti intervistati:

 

Tabella 1 - «mi vedo imprenditore tra…

 

Cubico_03

 

 

I nostri studenti sentono poi di possedere, più di altre, alcune delle variabili comprese nelle competenze imprenditoriali, in particolare abilità comunicative, organizzative, innovazione, spirito di iniziativa e una adeguata determinazione. Si percepiscono meno dotati di capacità più di tipo organizzativo (quali pianificazione e rendicontazione).

La maggior parte di loro inoltre si dichiara piuttosto interessata e disponibile a seguire attività formative sul tema della creazione di impresa (temi di cui molti segnalano l’assenza nei percorsi di formazione ai vari livelli).

I modelli emersi dalle analisi documentano come il potenziale imprenditoriale nei giovani sia ben strutturato e influenzato positivamente dalle variabili di contesto ambientale quali il network sociale di riferimento e le informazioni che si hanno a disposizione.

Non possiamo ignorare alcune delle paure e difficoltà che i giovani pensano di incontrare davanti a una scelta imprenditoriale (in primis gli aspetti economici, la burocrazia, il reperire soci e collaboratori giusti, il possedere competenze e informazioni), altre nelle scarse conoscenze dei processi di avvio di impresa e dei servizi disponibili e, non da ultimo e piuttosto significativo, dalla convinzione che per aprire impresa siano sempre necessari elevati capitali (sopra i 20.000€ per oltre il 20% dei nostri intervistati; il dato reale non corrisponde spesso a questa opinione).

Le paure e le difficoltà percepite dai nostri giovani non vanno ignorate e vanno condotte nel contenitore adeguato: alcune sono ridimensionabili grazie alle informazioni e ai contatti positivi che le reti sul territorio possono fornire.

Esiste quindi qualche paura ma soprattutto emergono: l’immagine positiva del lavoro imprenditoriale, l’idea diffusa a diventare imprenditore nel medio-lungo termine, la consapevolezza di possedere alcune delle capacità e caratteristiche necessarie a diventare imprenditori e l’interesse verso la formazione all’imprenditorialità, ci sentiamo quindi di poter affermare che i nostri giovani sono un terreno fertile su cui è possibile operare per lo sviluppo delle competenze imprenditoriali.

 

 

Misurazione del potenziale imprenditoriale: il Test di Attitudine Imprenditoriale - TAI©

 

Le considerazioni in merito alle differenze tra imprenditori e non imprenditori in termini di caratteristiche quali attitudini, tratti di personalità, atteggiamenti, motivazioni e valori, hanno portato a riflettere sulla possibilità di creare strumenti che siano effettivamente in grado di rilevare e misurare queste caratteristiche (Power, 1971). Il Centro Imprenditoria Giovanile si è caratterizzato in questi anni anche per il lavoro di ideazione, sviluppo, creazione e continuo perfezionamento di uno strumento di misurazione del potenziale verso la creazione e lo sviluppo di impresa e lavoro autonomo: il Test di Attitudine Imprenditoriale – TAI© (Cubico, Bortolani, Favretto, & Sartori, 2010; Cubico et al., 2018).

Il TAI© è quindi uno strumento che, nella versione cartacea e online, permette a una persona di avere a disposizione un profilo del suo potenziale imprenditoriale sintetizzato nei punteggi che raggiunge nell’area trasversale «Attitudine Imprenditoriale Globale» e nei seguenti otto fattori:

  1. Orientamento al risultato: determinazione a perseguire un obiettivo e percezione di avere un forte controllo della situazione;

  2. Leadership: attitudine alla dirigenza;

  3. Adattamento: capacità di percepire i mutamenti ambientali e di adattarsi ad essi;

  4. Need for Achievement: spinta a ottenere fama e successo sociale;

  5. Need for Self-Empowerment: spinta a realizzare se stessi mediante il proprio lavoro, aldilà del riscontro economico;

  6. Innovazione: atteggiamento e curiosità verso il nuovo;

  7. Flessibilità: tendenza a riorientare i propri obiettivi in base alla situazione;

  8. Autonomia: necessità di avere un proprio spazio autonomo di decisione e di scelta.

Le ricerche realizzate negli anni con l’utilizzo del TAI© (es. Cubico et al., 2012; Noventa, Cubico, Ardolino, Favretto, & Leitão, 2018) hanno evidenziato che questo strumento permette di mettere in relazione chi presenta un buon potenziale imprenditoriale e il successo (misurato ad esempio in fatturato e numero di dipendenti) delle imprese da questi create. Chi ha un buon punteggio nel TAI© incontra anche meno difficoltà nelle fasi di avvio di impresa, nell’affrontare le complessità burocratiche e nella creazione di network preziosi per l’azienda sul territorio.

 

 

Considerazioni conclusive

 

Il rilancio delle economie e lo sviluppo dei territori passa attraverso le imprese innovative, le nuove tecnologie e la formazione universitaria (Moretti, 2013).

Incrementare il lavoro autonomo e la creazione di impresa nei giovani si dimostrano percorsi decisivi per lo sviluppo delle economie a livello locale e internazionale e per l’inclusione sociale e lavorativa delle nuove generazioni.

La scelta di creare un’impresa è un percorso che richiede competenze specifiche; fare questa scelta in giovane età necessita anche di energie e di supporti dedicati. Politica, istituzioni, scuole e università hanno la responsabilità di dedicare parte delle loro risorse a realizzare progetti mirati a sviluppare le competenze imprenditoriali nei giovani.

Diffondere cultura e competenze imprenditoriali nei giovani fa sì che si possa stimolare e guidare lo sviluppo socio-economico permettendo anche il ricambio di generazione nelle imprese.

Le competenze imprenditoriali, sintetizzate nei modelli presentati, si rifanno a conoscenze, abilità e atteggiamenti quali: identificare, cogliere e creare opportunità e perseguirle con forza, creatività, visione, valutazione di idee, pensiero etico e sostenibilità, auto-consapevolezza e auto-efficacia, motivazione e perseveranza, impiego di risorse, alfabetizzazione finanziaria ed economica e abilità di mobilitare gli altri, prendere iniziative, pianificare e gestire, prendere decisioni, collaborare e apprendere attraverso l’esperienza.

I nostri giovani documentano desiderio nei confronti del lavoro autonomo e voglia di fare impresa, le Università si stanno attrezzando sempre più per rispondere a questo attraverso progetti di entrepreneurship education e di business plan competition per fornire loro, nei vari livelli di studio, la formazione utile a sviluppare la cultura imprenditoriale e ad affrontare la scelta del lavoro autonomo (Iacobucci & Micozzi, 2012).

Si ritiene importante, in linea con i suggerimenti comunitari, una ri-progettazione dei corsi universitari in modo che siano maggiormente dedicati allo sviluppo delle competenze imprenditoriali e concentrati nel supportare gli studenti a incrementare la rete sociale imprenditoriale. L’obiettivo generale è quello di creare ambienti formativi, dalla scuola all’università, in grado di fornire una più chiara consapevolezza riguardo vincoli e opportunità esistenti nello scenario della scelta imprenditoriale e di permettere ai giovani di immaginare un futuro professionale autonomo e soddisfacente.

 

 

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Il presente lavoro è possibile grazie ai progetti: Centro Imprenditoria Giovanile per il territorio (finanziato da ESU-Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario di Verona) e An Environmental Model for the Development of Organizations in the current economic crisis E.Mo.D.O. (finanziamento Ricerca di Base 2017 – Università di Verona).

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