La fatica lavorativa rappresenta un crescente problema nei Paesi industrializzati (Winwood, Winefield, Dawson, & Lushington, 2005). La fatica lavorativa non è un problema di per sé: infatti, in molti casi, può essere considerata come una risposta adattiva all’attività lavorativa e allo stress. Tuttavia, la letteratura relativa al costrutto indica che il mantenimento di questa risposta adattiva dipende da un adeguato recupero tra tali richieste e le richieste di lavoro successive (Dienstbier, 1989, 1991).

Se tale recupero non viene regolarmente raggiunto, i lavoratori possono iniziare un ciclo di affaticamento acuto (dopo il periodo di lavoro); basso recupero interspaziale (tra un periodo di lavoro e quello successivo), che progredisce fino allo sviluppo di tratti di affaticamento cronico (o persistente) (McEwen, 2003a, 2003b; Sluiter, de Croon, Meijman, & Frings-Dresen, 2003). La fatica cronica (exhaustion) è una risposta disadattiva caratterizzata da: inefficaci piani di azione, ridotto interesse, coinvolgimento e motivazione, peggioramento dell’umore, riduzione della concentrazione e del commitment accompagnati da emozioni negative. Tale affaticamento non è alleviato dal semplice riposo o da una diminuzione del carico di lavoro. Si tratta di uno stato associato a un’aumentata incidenza e a una maggiore vulnerabilità in termini sia di problemi di salute specifici (ad esempio cardiaci, digestivi, riproduttivi) sia di salute generale derivante dal progressivo deficit del sistema immunitario (McEwen, 2003a; Meijman, 1989).

 Sebbene esistano numerosi strumenti per misurare la fatica, soltanto alcuni di essi sono costruiti per rilevare in maniera specifica la fatica lavorativa. Inoltre, nessuno di essi distingue tra fatica acuta (fatigue) e fatica cronica (exhaustion) e nemmeno permettono di rilevare allo stesso tempo il costrutto di recovery.

Per rispondere a questa mancanza è stata sviluppata l’Occupational Fatigue Exhaustion Recovery (OFER) Scale. Si tratta di un questionario self-report composto da 15 item con tre dimensioni: fatigue, exhaustion, recovery (Winwood, Lushington, & Winefield, 2006; Winwood, Winefield, Dawson, & Lushington, 2005). I lavoratori con più alti livelli di fatica acuta e minori livelli di recovery presentano più alti livelli di fatica cronica (exhaustion) (Winwood et al., 2005, 2006).

L’OFER può essere presentata in due versioni chiedendo ai partecipanti di rispondere ad affermazioni relative all’esperienza di fatica e carico al lavoro nel corso degli ultimi pochi mesi (neutral version) oppure nel corso delle ultime ventiquattro ore (state version).

Il presente studio si è posto dunque l’obiettivo di offrire un primo contributo alla validazione della versione italiana dell’OFER (neutral version), al fine di poter offrire un primo contributo alla validazione dello strumento per l’utilizzo nel contesto italiano.

Metodo

Partecipanti

Sono stati coinvolti nello studio 227 lavoratori appartenenti a organizzazioni educative e di cura in Toscana (33% partecipanti sono maschi e 67% partecipanti sono femmine con un’età media di 41.67 anni; DS = 11.83). 

Strumenti

Occupational Fatigue Exhaustion Recovery (OFER) Scale. Per rilevare i costrutti di fatigue, exhaustion e recovery è stata utilizzata la versione italiana dell’OFER (Winwood et al., 2005, 2006). La scala risulta composta da 15 item con format di risposta su scala Likert a 7 punti da (0 = Fortemente in disaccordo a 6 = Fortemente d’accordo). Consente di rilevare tre dimensioni ciascuna composta da 5 item: Fatigue (esempio di item «Spesso mi chiedo quanto tempo posso continuare ad andare avanti con il mio lavoro»), Exhaustion (esempio di item «Di solito mi sento esausto quando torno a casa dal lavoro»), Recovery (esempio di item «Anche se sono stanco da un periodo di lavoro, sono di solito ricaricato per l’inizio del periodo successivo»).

I coefficienti alfa di Cronbach della versione originale sono i seguenti: .89 per Fatigue, .84 per Exhaustion, .84 per Recovery. Le proprietà psicometriche della versione italiana dell’OFER saranno analizzate nel presente studio. Gli item della versione originale dell’OFER sono stati tradotti tramite il metodo della back translation.

Job satisfaction. Per rilevare la soddisfazione lavorativa è stata utilizzata la versione italiana a cura di Di Fabio (in press a) della Job Satisfaction Scale di Blau (1985). La scala è composta da cinque item con formato di risposta su scala Likert a 7 punti (da 1 = Fortemente in disaccordo a 7 = Fortemente d’accordo). Esempi di item sono: «Mi sento abbastanza soddisfatto del mio lavoro attuale», «La maggior parte dei giorni sono entusiasta del mio lavoro». L’alfa di Cronbach è .80.

Intenzione di abbandonare il lavoro. Per rilevare l’intenzione di abbandonare il lavoro è stata utilizzata la Withdrawal Intentions Scale (Judge, Locke, Durham, & Kluger, 1998) nella versione italiana a cura di Di Fabio (in press b). La scala è composta da 3 item con formato di risposta su scala Likert a 5 punti (da 1 = Fortemente in disaccordo a 5 = Fortemente d’accordo). Un esempio di item è: «Sto pensando di lasciare la mia attuale occupazione». L’alfa di Cronbach è .75.

Procedura

Le somministrazioni sono state condotte in gruppi, a opera di personale specializzato e rispettando le leggi sulla privacy. Al fine di controllare gli effetti dell’ordine di presentazione è stato controbilanciato l’ordine di somministrazione.

Analisi dei dati

La struttura fattoriale dell’OFER è stata verificata mediante un’Analisi Fattoriale Confermativa (AFC) attraverso l’utilizzo del programma statistico AMOS versione 6 (Arbuckle, 2005) con il metodo della massima verosimiglianza. L’adeguatezza del modello è stata analizzata facendo riferimento non soltanto al valore di χ2 (dato che tale statistica risulta influenzata dall’elevata numerosità dei partecipanti), ma anche valutando altri indici di adattamento quali: il rapporto tra il valore di χ2 e i gradi di libertà (χ2/df) per cui valori del rapporto compresi tra 1 e 3 sono considerati indicatori di un buon adattamento; il Comparative Fit Index (CFI, Bentler, 1990) e il Non-Normed Fit Index (NNFI, Tucker & Lewis, 1973) per i quali valori superiori a .90 indicano una buona adeguatezza del modello (Bentler, 1990); l’SRMR e il RMSEA (Browne & Cudeck, 1993) per i quali valori inferiori a .08 indicano un buon adattamento del modello ai dati (Browne, 1990). L’attendibilità dell’HEXACO-60 è stata verificata mediante il calcolo dell’alfa di Cronbach. Inoltre, per verificare la validità concorrente, sono state esaminate, mediante il coefficiente r di Pearson, le correlazioni dell’OFER con la soddisfazione lavorativa e l’intenzione di abbandonare il lavoro.

Risultati

Per verificare la struttura a tre dimensioni dell’OFER è stata condotta un’analisi fattoriale di tipo confermativo. Gli indici di Goodness of Fit sono riportati in Tabella 1.

Tabella 1. Analisi Fattoriale Confermativa: Goodness of Fit

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Relativamente agli indici considerati, la versione italiana dello strumento conferma una struttura a tre dimensioni. 

Per quanto riguarda la consistenza interna, il coefficiente alfa di Cronbach è di: .85 per Fatigue, .81 per Exhaustion, .80 Recovery, .88 per il punteggio totale dell’OFER.

Le correlazioni dell’OFER con la soddisfazione lavorativa e l’intenzione di abbandonare il lavoro sono riportate in Tabella 2.

Tabella 2. Correlazioni dell’OFER con la soddisfazione lavorativa e l’intenzione di abbandonare il lavoro

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 Nota. N = 227. * p < .05. ** p < .01.

Discussione

L’obiettivo del presente lavoro è stato quello di offrire un primo contributo alla validazione della versione italiana dell’OFER a cura di Di Fabio.

L’adeguatezza del modello a tre fattori è stata provata dall’Analisi Fattoriale Confermativa. L’attendibilità della scala verificata mediante il calcolo del coefficiente alfa di Cronbach è risultata buona e in linea con la versione originale dello strumento (Winwood et al., 2006). Le correlazioni delle dimensioni Fatigue e Exhaustion dell’OFER risultano inverse con la soddisfazione lavorativa e positive con l’intenzione di abbandonare il lavoro. Invece le correlazioni della dimensione Recovery dell’OFER risultano positive con la soddisfazione di vita e inverse con l’intenzione di abbandonare il lavoro. Questi risultati depongono per un’adeguata validità concorrente dello strumento relativamente alle misure effettuate, sottolineando come la fatica e l’esaurimento sul posto di lavoro appaiano legati alla soddisfazione lavorativa e una maggiore intenzione di abbandonare il lavoro. Al contrario avere la possibilità di recuperare tra una fase di lavoro intensa e quella successiva consente al lavoratore di percepire una maggiore soddisfazione per il proprio lavoro prevenendo fenomeni di abbandono.

I risultati mostrano dunque che l’OFER è in grado di rilevare in maniera adeguata e simultanea i tre costrutti di fatigue, exhaustion, recovery.

Sebbene i risultati ottenuti evidenzino come l’OFER sia uno strumento valido e attendibile per la misura dei tre costrutti di fatigue, exhaustion, recovery nel contesto italiano, è necessario sottolineare che il presente studio mostra il limite di aver analizzato le proprietà psicometriche di tale strumento esclusivamente con un gruppo di lavoratori appartenenti a organizzazioni educative e di cura in Toscana che non risultano rappresentativi della realtà italiana. In studi futuri sarebbe dunque importante includere lavoratori provenienti da altre aree geografiche in Italia e anche da differenti realtà organizzative.

Nonostante i limiti evidenziati, la versione italiana dell’OFER risulta uno strumento in grado di rilevare in maniera accurata i tre costrutti di fatigue, exhaustion, recovery anche nel contesto italiano, offrendo nuove prospettive di ricerca e intervento in una cornice di prevenzione primaria (Di Fabio, Kenny, & Claudius, 2016; Hage et al, 2007; Kenny & Hage, 2009), ampliando la riflessione sulla possibilità di porre in essere azioni volte da un lato a favorire il recovery e dall’altro a ridurre la fatica e l’esaurimento delle risorse umane nelle organizzazioni a favore della costruzione di healthy organizations (Di Fabio, 2016, 2017a, 2017b; Di Fabio & Kenny, 2016a, 2016b; Di Fabio et al., 2016; Di Fabio, Palazzeschi, & Bucci, 2017).

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