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Interviste
Interviews

a cura di Annamaria Di Fabio

Università degli Studi di Firenze



 

Intervista al Dott. Giuseppe De Biasi, Capo di Gabinetto del Sindaco della Città metropolitana di Bologna

1) Transizioni e mondo del lavoro: quali le principali sfide con cui confrontarsi dal Suo punto di vista, in qualità di testimone privilegiato?

Devo dire che, come Assessore a Istruzione, Formazione, Lavoro e Cultura della Provincia di Bologna fino a dicembre 2014, e oggi come Capo di Gabinetto del Sindaco della Città metropolitana di Bologna, il confronto con queste tematiche è stato ed è costante. L'ottica con cui un Ente territoriale, in particolare il nuovo Ente metropolitano, le affronta è quella globale della promozione e del coordinamento dello sviluppo economico e sociale, che rappresenta una delle principali funzioni ad esso affidate.

Il momento della transizione verso il lavoro è sempre delicato e va affrontato in maniera differenziata a seconda della tipologia di persone coinvolte.

Nei miei ruoli istituzionali mi sono trovato a dover programmare azioni specifiche per target diversi: giovani in transizione fra diversi gradi di istruzione e formazione, giovani in transizione dalla scuola al lavoro, giovani con disabilità o con disturbi dell'apprendimento in uscita dalla scuola secondaria di secondo grado, adulti che hanno perso il lavoro, donne in rientro nel mercato del lavoro dopo anni di interruzione per ragioni di cura familiare, persone immigrate o rifugiate che cercano lavoro, donne in uscita da un percorso di violenza che devono conquistare l'autonomia economica e di vita, giovani neet che il lavoro neppure lo cercano... le situazioni sono davvero tante e diverse.

La sfida principale è, a mio avviso, trovare risposte differenziate per i vari target e questo comporta che i servizi pubblici e privati debbano dotarsi di personale qualificato e di un ricco kit di strumenti.

La grande sfida del nostro tempo è quella di effettuare un investimento di risorse pubbliche e private nella formazione degli operatori professionali, nella co-progettazione virtuosa con il mondo delle imprese, nella ricerca degli strumenti più efficaci affinché ogni persona trovi le motivazioni, sviluppi le competenze, metta a frutto le conoscenze necessarie per entrare e permanere efficacemente nel mondo del lavoro.

2) Nella Sua carriera Lei ha avuto modo di confrontarsi con la tematica del lavoro, della formazione, del fare impresa e della conciliazione tempi di lavoro e tempi di vita. Quali riflessioni offre ai professionisti del Counseling interessati a innovare gli interventi in questi ambiti?

Dobbiamo imparare a guardare in modo integrato alle diverse politiche per trovare le giuste connessioni. È universalmente assodato che formazione e lavoro sono due temi strettamente collegati, ma anche il fare impresa ha le sue radici in una formazione all'imprenditorialità che deve partire dalle aule scolastiche, spingendo sull'autonomia decisionale, sulla responsabilizzazione, sull'attitudine alla scelta. Questi temi devono essere presenti nei percorsi di formazione e saranno comunque di utilità, in quanto l'imprenditività è comunque una competenza fondamentale, anche per chi non sarà in futuro imprenditore e lavorerà in un'impresa non propria.

La capacità di conciliare tempi di vita e tempi di lavoro non è solo appannaggio del mondo femminile. Tutti devono essere in grado di trovare il giusto equilibrio fra lavoro e vita privata.
E qui dalle donne si può imparare molto e trarre quegli insegnamenti che possono divenire strumenti professionali – e aggiungo anche di una relazione più bilanciata con l'universo femminile – per gli uomini del XXI secolo.

Nell'ambito degli strumenti da mettere a disposizione per supportare le transizioni e per imparare a stare nel mondo del lavoro, la ricerca scientifica è fondamentale.
Dunque una rivista come “Counseling”, congiuntamente ai professionisti che la animano, svolge, per chi si occupa di questi temi, lo stesso ruolo di analisi e di stimolo che la ricerca industriale riveste per le nostre aziende produttive.

3) La città metropolitana di Bologna costituisce una realtà attiva, intraprendente e di riferimento nel panorama nazionale. Quali gli ultimi eventi da segnalare per portare circolarità virtuosa tra professionisti, istituzioni, scuola, mondo dell’impresa…?

Mi viene in mente un esempio emblematico, a cui sono particolarmente legato avendo contribuito alla sua genesi ormai cinque anni fa, e che ben evidenzia quello che un territorio e le sue istituzioni possono fare in stretta sinergia.

Si tratta del progetto “Il rilancio dell'educazione tecnica” che come Provincia prima, e come Città metropolitana poi, abbiamo promosso e sviluppato dal 2013 a oggi nell'ambito del Piano Strategico Metropolitano di Bologna.

Si è trattato di un'azione corale, che ha coinvolto professionisti, istituzioni, scuola, mondo dell’impresa, ma anche il mondo della cultura, il terzo settore, con modalità e ruoli diversi.

Un intero territorio ha cominciato a lavorare per rilanciare un tratto distintivo dell'area metropolitana bolognese, cioè la cultura tecnico-scientifica, che ne ha fatto nel passato la ricchezza e che è stata rivisitata non solo come ambito formativo che garantisce ampie opportunità occupazionali, ma anche come ambito di competenze e conoscenze che sono oggi irrinunciabili per chiunque e per qualunque sfera della vita professionale e privata.

Abbiamo così realizzato un Festival della Cultura tecnica, che è arrivato quest'anno alla quarta edizione e che coinvolge scuole, aziende, enti locali, associazioni in eventi diversi, che promuovono il sapere tecnico e scientifico in tutto il territorio metropolitano.

Gli eventi del Festival sono divenuti occasione di progettazioni strutturate nelle e con le scuole, che hanno portato, negli anni, a un cambiamento nelle scelte orientative e di iscrizione dei ragazzi e delle ragazze.

Proprio sulle ragazze e sulla loro scarsa propensione a coltivare interessi tecnici e scientifici si è appuntata l'attenzione, con un lavoro trasversale per invertire questa tendenza che, ancora una volta, penalizza in maniera stereotipata il genere femminile nella presenza e nella qualità del suo essere dentro il mondo del lavoro.

Questo mi pare davvero un esempio di osmosi di successo fra attori diversi che hanno trovato in un obiettivo comune, quello del rilancio del territorio e delle sue eccellenze per uscire dalla crisi, il senso dell'agire di comunità.




Note

1 A

© 2017 Edizioni Centro Studi Erickson S.p.A.
ISSN 2421-2202. Counseling.
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