Rubriche / Columns
NetWork Nazionale dei Delegati del Rettore e dei Responsabili dei Servizi per il Placement Universitario
International NetWork of the Delegates of the Rector and the Responsible for the Services for the University Placement
a cura di Giancarlo Tanucci
Professore ordinario di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni, Università di Bari Aldo Moro
Recenti contributi d’indagine hanno posto, di nuovo, all’attenzione del pubblico dibattito il tema dell’occupazionale giovanile polarizzando la popolazione dei NEET (Not in Employement, Education and Training) con quella degli EET (Employed, Educated and Trained), evidenziando come un “piccolo esercito” di 175 mila ragazzi e ragazze, di età compresa tra i 15 e 29 anni, non si sia arreso e, dopo avere studiato ed essersi formato, batta la crisi aprendo un’impresa (Censis, Confcooperative, 2016). Questa popolazione anti-NEET rappresenta certamente sia un piccolo ma significativo segnale dell’inversione, insieme ad altri, della tendenza del mercato del lavoro, sia il consolidarsi di una nuova e diversa prospettiva e modalità di affrontare il mondo del lavoro e delle professioni, un nuovo e diverso approccio alla socializzazione lavorativa e alla gestione della propria carriera professionale.
In questo universo di acronimi che cercano di rappresentare – in sintesi – una realtà complessa, la pubblicistica e il dibattito tra addetti ai lavori forniscono altre etichette che meritano attenzione per la nostra analisi; nello specifico, quello emergente e di maggiore interesse riguarda i soggetti “Engaged in Education, Employement and Training – E-EET" che, in diversa misura, sono impegnati a effettuare percorsi di sviluppo, di formazione e d’inserimento rispetto alle opportunità occupazionali offerte dal mercato del lavoro e in grado di valorizzare le aspettative e le progettualità da realizzare in linea con le opportunità del mercato del lavoro.
Si potrebbe continuare nella ricognizione degli acronimi che segmentano ulteriormente l’universo dei soggetti alle soglie del mercato del lavoro o impegnati a gestire il processo d’inserimento e di socializzazione lavorativa; vale la pena soffermarsi, invece, in questa sede sul target dei soggetti “Engaged in Education, Emplyoment and Training – E-EET” e, in particolare, sulla popolazione studentesca universitaria, target che solo di recente ha assunto una significativa visibilità per le implicazioni relative alle tematiche dell’employability, del career management, delle transizioni verso il mercato del lavoro.
Se le considerazioni preliminari, qui sinteticamente sviluppate, rappresentano alcuni aspetti dello scenario rispetto al quale il sistema universitario italiano deve collocarsi, allora, una delle azioni possibili, in presenza di una serie di segnali socio-culturali, politici, istituzionali, ecc. è quella di intervenire sui processi di “education”, “employement” and “training”, da un lato, per prevenire e contenere gli esiti NEET e, dall’altro, per favorire e sostenere gli esti EET che, nell’attuale scenario, rappresentano una delle soluzioni di qualità nella promozione dell’occupabilità e della realizzazione personale attraverso il lavoro.
In questi ultimi tempi, la sensibilità e l’attenzione del sistema universitario sono significativamente aumentate; la progressiva condivisione delle linee attuative della Terza Missione, la promozione delle politiche di trasferimento dell’innovazione tecnologica, di processo e del capitale umano, lo sviluppo dell’interesse sui processi di “LifeLong learning” e di Apprendimento Permanente, la necessità di consolidare la reputazione degli atenei nella valorizzazione dei rapporti con il mondo del lavoro, il coinvolgimento in programmi di alternanza università-mondo del lavoro, ecc. rappresentano dei segnali dell’attenzione verso le problematiche del placement e della connessione con il mondo del lavoro e delle professioni.
E’ in questo scenario ed è nell’ambito di queste riflessioni che si colloca l’iniziativa promossa da un comitato spontaneo di Delegati del Rettore per il Placement e dei Responsabili dei Servizi per il Placement degli atenei di attivare una rete nazionale con la finalità strategica di sviluppare una “cultura per il placement” in grado di attrezzare e munire i nostri laureati degli approcci e degli strumenti più adeguati per affrontare il processo di inserimento nel mercato del lavoro e delle professioni.
L’iniziativa – che è allo status nascendi – ha come obiettivi specifici la promozione di una comunità istituzionale e professionale che coinvolga i decisori politici – o loro delegati – e i tecnici professionisti impegnati nella gestione/erogazione dei servizi per il placement degli atenei; l’offerta di uno spazio di confronto sulle problematiche strategiche e sulle metodologie operative che investono il sistema universitario nazionale in tema di placement e di transizione verso il mondo del lavoro; la promozione di azioni finalizzate al riconoscimento delle buone pratiche e dello sviluppo della cultura del placement, anche in termini di incentivi per le università impegnate su questo terreno. In altri termini, l’interesse è quello di valorizzare la componente reputazionale dei nostri atenei a partire dal potenziamento e dalla qualificazione del sistema dei servizi che accompagnano lo studente e il laureato nella sua transizione verso il mondo del lavoro.
La proposta avanzata di dare veste strutturata a questa forma di coordinamento ha raccolto la condivisione generalizzata e il consenso consapevole dei Delegati e Responsabili coinvolti che, a nome dei Magnifici Rettori, hanno espresso interesse e attenzione per un’iniziativa promozionale finalizzata al consolidamento e alla valorizzazione dei servizi rivolti agli studenti.
Sul piano della condivisione istituzionale, la proposta ha intercettato la sensibilità della CRUI e del suo Presidente, prof. Gaetano Manfredi, che ha proposto la costituzione di una commissione per l’elaborazione di un “manifesto” del placement del sistema universitario per rispondere al posizionamento del sistema dell’alta formazione rispetto alle dinamiche del mercato del lavoro. Stesso interesse è emerso, inoltre, dalla Direttrice della Fondazione CRUI – dott.ssa Emanuela Stefani, che ha sottolineato la necessità di promuove momenti istituzionali di confronto e di formazione del personale degli atenei coinvolti nell’erogazione dei servizi di placement e di career development.
Per quanto riguarda l’ambito delle politiche attive per il lavoro, la costituzione dell’ANPAL – Agenzia Nazionale per le Politiche Attive per il Lavoro – rappresenta un’opportunità formidabile per avviare un dialogo operativo tra il mondo dell’università e le agenzie di promozione dell’occupazione e delle strategie di transizione verso il mondo del lavoro.
Alcuni incontri con il Presidente dell’ANPAL, prof. Maurizio Del Conte, hanno permesso di evidenziare il significato e il valore della nostra iniziativa di coordinamento degli attori impegnati nello sviluppo e nel consolidamento dei servizi per il placement universitario con riferimento alle strategie di posizionamento dell’Agenzia rispetto ai processi d’inserimento occupazionale dei laureati, nella logica di una più generale e comprensiva strategia di politiche attive per il lavoro.
In questo scenario, un efficiente servizio di consulenza e sostegno agli studenti universitari e laureati, promosso dagli atenei in maniera integrata e coordinata, consente di intercettare e valorizzare appieno le opportunità attualmente disponibili come i programmi Garanzia Giovani, FIxO YEI, Apprendistato di Alta formazione e Ricerca, Erasmus, ecc. e, al tempo stesso, di fornire il supporto e il contributo dedicato alle istituzioni regionali nella attivazione delle Agenzie Regionali per le Politiche Attive per il Lavoro.
Le variabili di scenario sembrano, dunque, favorevoli e a sostegno dell’iniziativa assunta dai promotori di realizzazione di un coordinamento tra Delegati e Responsabili dei servizi per il placement universitario; ci sentiamo tutti chiamati, dunque, a impegnarci per valorizzare e per consolidare, da un lato, la reputazione degli atenei come istituzioni in grado di perseguire le finalità della Terza Missione e, dall’altro, la capacità di colloquiare e interpretare le istanze del mondo del lavoro e delle professioni, riconfermando il ruolo dell’università come struttura di ricerca, formazione e di mediazione delle transizioni nel percorso di carriera professionale e occupazionale.
Note
1 A
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