La perseveranza è stata inizialmente studiata in letteratura come un outcome piuttosto che come un antecedente (Duckworth & Quinn, 2009). A tale proposito si possono riportare come esempi gli studi in cui la perseveranza è stata utilizzata come variabile dipendente in relazione a uno stile di attribuzione ottimistico, all’autoefficacia, al goal orientation e all’esaurimento delle risorse di self-control (Bandura, 1977; Baumeister, Bratslavsky, Muraven, & Tice, 1998; Elliot & Dweck, 1988; Muraven & Tice, 1998; Seligman & Schulman, 1986).
A partire dagli inizi del XXI secolo, la psicologia positiva (Seligman, 2002; Seligman & Csikszentmihalyi 2000) ha spinto a studiare la perseveranza in termini di antecedente, focalizzandosi sulle risorse degli individui (Peterson & Seligman, 2004). In tale cornice, Duckworth, Peterson, Matthews e Kelly (2007) hanno introdotto il nuovo costrutto di grit definito come la perseveranza e la passione per obiettivi a lungo termine.
Gli autori hanno mostrato che la grit predice il successo in ambiti sfidanti oltre e in maniera maggiore rispetto al talento. Inoltre hanno evidenziato che i cadetti della U.S. Military Academy di West Point che avevano ottenuto i punteggi più elevati nella grit avevano minori probabilità di drop out rispetto ai colleghi con punteggi inferiori di grit. Questi risultati si mantenevano anche se controllati per le abilità, il voto finale ottenuto alla high school, la dimensione coscienziosità dei Big Five. La grit risulta invece indipendente o scarsamente correlata all’intelligenza. In particolare, Duckworth et al. (2007) hanno sottolineato che la grit è diversa dalla coscienziosità dei Big Five in quanto riguarda la percezione di essere capaci di mantenere sia gli sforzi che l’interesse nei progetti che richiedono molto tempo per essere completati. La grit risulta inoltre essere legata ma distinta dal bisogno di successo, in quanto gli individui con elevati punteggi nella grit non abbandonano i loro obiettivi anche in assenza di un feed-back positivo.
Per rilevare il costrutto di grit, Duckworth et al. (2007) hanno messo a punto la Grit Scale (GS). La prima versione di tale scala era composta da 12 item. In seguito a una serie di analisi fattoriali si è passati a una versione breve composta da solo 8 item che consente di rilevare due dimensioni di grit: Consistency of interest e Perseverance of effort.
In ambito di orientamento e di career counseling il concetto di grit potrebbe apparire particolarmente promettente per affrontare l’instabilità del mercato del lavoro del XXI secolo dove le sfide da affrontare sono sempre più numerose e le transizioni sempre più frequenti (Guichard, 2013; Savickas, 2011). In tale scenario la grit potrebbe rappresentare una risorsa per l’individuo in una prospettiva di promozione delle forze personali e di prevenzione (Di Fabio & Kenny, 2015, 2016a, 2016b; Di Fabio, Kenny, & Claudius, 2016; Di Fabio & Saklofske, 2014a, 2014b; Kenny, Di Fabio, & Minor, 2014). Tale caratteristica potrebbe costituire infatti un punto di forza per l’individuo per affrontare i continui cambiamenti e le transizioni che caratterizzano il mercato del lavoro del XXI secolo. Inoltre in una cornice di psicologia positiva (Seligman, 2002; Seligman & Csikszentmihalyi, 2000) risulta fondamentale aiutare gli individui a sviluppare il loro potenziale e costruire percorsi professionali e di vita realmente significativi per la persona (Savickas, 2011).
In tale cornice di riferimento appare significativo poter disporre di uno strumento valido e attendibile per la rilevazione della grit anche nel contesto italiano, allo scopo di ampliare le prospettive di ricerca e di intervento in ambito di orientamento e career counseling. Il presente studio si è pertanto posto l’obiettivo di analizzare le proprietà psicometriche della Short Grit Scale nella versione italiana a cura di Di Fabio, al fine di offrire un primo contributo alla validazione dello strumento per l’utilizzo nel contesto italiano.
Metodo
Partecipanti
Hanno partecipato al presente studio 204 studenti dell’Università degli Studi di Firenze di cui 65 maschi (31.86%) e 139 femmine (68.14%) con un’età media di 23.72 (DS = 1.76).
Strumenti
Short Grit Scale. Per valutare la grit è stata utilizzata la Grit Scale (Duckworth & Quinn, 2009) nella versione italiana a cura di Di Fabio. Questa scala è composta da 8 item con modalità di risposta su scala Likert a 5 punti (da 1 = Non del tutto simile a me a 8 = Simile a me). La scala consente di rilevare due dimensioni: Consistency of interest (esempio di item: «Nuove idee o progetti qualche volta mi distraggono da quelli precedenti»); Perseverance of effort (esempio di item: «Finisco qualsiasi cosa io abbia cominciato». Gli item della versione originale della Grit Scale sono stati tradotti tramite il metodo della back translation.
Big Five Questionnaire. Per valutare i tratti di personalità è stato utilizzato il Big Five Questionnaire (BFQ) di Caprara, Barbaranelli e Borgogni (1993). Il questionario, composto da 132 item, individua cinque dimensioni fondamentali per la descrizione e la valutazione della personalità, indicate come Energia (esempio di item «Mi sembra di essere una persona attiva e vigorosa»), Amicalità (esempio di item «Capisco quando la gente ha bisogno del mio aiuto»), Coscienziosità (esempio di item «Tendo a essere molto riflessivo»), Stabilità emotiva (esempio di item «Non mi capita spesso di sentirmi teso»), Apertura mentale (esempio di item «Sono sempre informato su quello che accade nel mondo»).
Gli item presentano una modalità di risposta su scala Likert a 5 punti (da 1 = assolutamente falso per me a 5 = assolutamente vero per me. Il coefficiente alfa di Cronbach è di: .81 per l’Energia, .73 per l’Amicalità, .81 per la Coscienziosità, .90 per la Stabilità emotiva e .75 per l’Apertura mentale.
Connor-Davidson Resilience Scale. Per rilevare la resilienza è stata utilizzata la Connor-Davidson Resilience Scale (CD-RISC, Campbell-Sills & Stein, 2007) nella versione italiana a cura di Di Fabio e Palazzeschi (2012). La scala è formata da 10 item con formato di risposta su scala Likert a 5 punti da 0 = Quasi sempre falso a 4 = Quasi sempre vero. Esempi di item sono: «Sono in grado di far fronte a qualsiasi cosa accada»; «Sono in grado di raggiungere gli obiettivi nonostante gli ostacoli». L’alfa di Cronbach è di .89.
Career Decision Self-Efficacy Scale - Short Form. Per rilevare la career decision-making self-efficacy è stata utilizzata la Career Decision Self-Efficacy Scale - Short Form (CDSES-SF, Betz & Taylor, 2000) nella versione italiana a cura di Nota, Pace e Ferrari (2008). La versione italiana dello strumento è composta da 20 item con modalità di risposta su scala Likert a cinque punti (da 1 = Non ho alcuna fiducia a 5 = Ho completa fiducia). Il questionario consente di rilevare un punteggio totale di career decision-making self-efficacy. Esempio di item: «Quanta fiducia nutre nella sua capacità di individuare i passi necessari per completare con successo il percorso di studio scelto». L’attendibilità del punteggio totale è .74.
Procedura
Le somministrazioni sono avvenute collettivamente, a opera di personale specializzato e nel rispetto delle leggi sulla privacy. L’ordine di somministrazione è stato controbilanciato per controllare gli effetti dell’ordine di presentazione.
Analisi dei dati
La struttura fattoriale della versione italiana della Grit Scale è stata verificata mediante un’Analisi Fattoriale Confermativa (AFC) attraverso l’utilizzo del programma statistico AMOS versione 6 (Arbuckle, 2005) con il metodo della massima verosimiglianza. L’adeguatezza del modello è stata analizzata facendo riferimento non soltanto al valore di χ2 (dato che tale statistica risulta influenzata dall’elevata numerosità dei partecipanti), ma anche valutando altri indici di adattamento quali: il rapporto tra il valore di χ2 e i gradi di libertà (χ2/df) per cui valori del rapporto compresi tra 1 e 3 sono considerati indicatori di un buon adattamento; il Comparative Fit Index (CFI, Bentler, 1990) e il Non-Normed Fit Index (NNFI, Tucker & Lewis, 1973) per i quali valori superiori a .90 indicano una buona adeguatezza del modello (Bentler, 1990); il Root Mean Square Error of Approximation (RMSEA, Browne & Cudeck, 1993) per il quale valori inferiori a .08 indicano un buon adattamento del modello ai dati (Browne, 1990). L’attendibilità della versione italiana della Grit Scale è stata verificata mediante il calcolo dell’alfa di Cronbach e delle correlazioni item-totale corrette. Inoltre per verificare alcuni aspetti di validità concorrente, sono state esaminate, mediante il coefficiente r di Pearson, le correlazioni della Grit Scale con il BFQ, la CD-RISC e la CDSES-SF.
Risultati
Per verificare la struttura bifattoriale della Grit Scale, si è proceduto a un’analisi fattoriale di tipo confermativo. Gli indici di Goodness of Fit sono riportati in Tabella 1.
Tabella 1. Analisi fattoriale Confermativa: Goodness of Fit
Relativamente agli indici considerati, la versione italiana della scala conferma una struttura unidimensionale. Al fine di verificare la consistenza interna dello strumento in esame sono stati calcolati il coefficiente alfa di Cronbach e le correlazioni item-totale corrette. L’alfa di Cronbach è risultato pari a: .81 per Consistency of interest, .83 per Perseverance of effort, .86 per il punteggio totale. Le correlazioni item-totale corrette tutte positive e significative vanno da: .33 a .71 per Consistency of interest, da .31 a .74 per Perseverance of effort, da .36 a .77 per il totale.
Tabella 2. Correlazioni della Grit Scale con il BFQ, la CD-RISC e la CDSES-SF
Nota. N = 204. ** p < .01.
Discussione
L’obiettivo del presente lavoro è stato quello di analizzare le proprietà psicometriche della versione italiana della Grit Scale a cura di Di Fabio.
L’Analisi Fattoriale Confermativa evidenzia l’adeguatezza del modello bidimensionale come per la versione originale (Duckworth & Quinn, 2009). L’attendibilità della scala verificata mediante il calcolo del coefficiente alfa di Cronbach e le correlazioni item-totale corrette è risultata adeguata. Le correlazioni della versione italiana della Grit Scale con il BFQ, la CD-RISC e la CDSES-SF sottolineano un’adeguata validità concorrente della scala relativamente alle misure effettuate. Le relazioni positive e significative ma moderate tra la Grit Scale e le dimensioni del BFQ depongono per un’adeguata validità relativamente alle misure effettuate, sottolineando il legame esistente tra grit e tratti di personalità ma evidenziando contemporaneamente che si tratta di due costrutti distinti come evidenziato in letteratura (Duckworth et al., 2007; Duckworth & Quinn, 2009). Inoltre le correlazioni tra la Grit Scale, la CD-RISC e la CDSES-SF mostrano il legame della grit con la resilienza e la career decision-making self-efficacy dell’individuo, sottolineando l’importanza della grit come risorsa personale per affrontare le sfide del XXI secolo.
Sebbene i risultati ottenuti mostrino come la versione italiana della Grit Scale risulti uno strumento valido e attendibile per la misura della grit anche nel contesto italiano, il presente studio ha il limite di avere esaminato le proprietà psicometriche di tale scala esclusivamente con un gruppo di studenti dell’Università degli Studi di Firenze che non risultano rappresentativi della realtà degli studenti universitari in Italia. Studi futuri dovrebbero pertanto considerare gruppi di partecipanti maggiormente rappresentativi della realtà italiana, comprendendo studenti universitari di altre aree geografiche in Italia e anche studenti di scuola superiore e adulti.
Nonostante i limiti evidenziati, la versione italiana della Grit Scale appare uno strumento in grado di rilevare in maniera accurata la grit anche nel contesto italiano. La possibilità di disporre di tale strumento offre nuove prospettive di ricerca e di intervento in ambito di orientamento e career counseling, sottolineando l’importanza della grit come significativa risorsa per la costruzione di percorsi di sviluppo professionale significativi per l’individuo nel mercato del lavoro attuale caratterizzato da continui cambiamenti e imprevedibilità.
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