Interventi comportamentali ed evolutivi per i Disturbi dello Spettro Autistico. Una rassegna clinica sistematica

Clark Brenda, Hartling Lisa, Karkhaneh Mohammad, Krebs Seida Jennifer, Ospina Maria B., Smith Veronica, Tjosvold Lisa, Vandermeer Ben

Per riuscire a fare una sintesi delle prove sull’efficacia degli interventi comportamentali ed evolutivi per i Disturbi dello Spettro Autistico (DSA), abbiamo condotto una rassegna sistematica. Sono state effettuate delle ricerche approfondite di 22 banche dati fino al maggio del 2007 e in seguito sono state raccolte ulteriori informazioni tramite la ricerca manuale di riviste, sezioni bibliografiche, banche dati di tesi e dissertazioni, e il contatto diretto con gli esperti nel campo. La rassegna riguardava studi analitici sperimentali e di osservazione, a condizione che fossero scritti in inglese e contenessero dati sull’efficacia di qualsiasi intervento comportamentale ed evolutivo per soggetti con DSA. Due ricercatori indipendenti hanno effettuato la selezione finale degli studi, hanno estratto i dati e hanno raggiunto un consenso sulla qualità di questi ultimi. I risultati sono stati sintetizzati in modo descrittivo e, ove possibile, sono state svolte delle meta-analisi dei risultati degli studi. Nella rassegna sono stati inclusi 101 articoli che avevano, nella maggior parte dei casi, un rischio elevato di presenza di errori statistici e che riportavano risultati inconsistenti riguardo a diversi interventi. Una meta-analisi di tre studi clinici controllati ha mostrato che il trattamento Lovaas era superiore all’educazione speciale relativamente alle misure del comportamento adattivo, della comunicazione e dell’interazione, del linguaggio recettivo, delle abilità di vita quotidiana, del linguaggio espressivo, del funzionamento intellettivo generale e della socializzazione. Il Lovaas ad alta intensità era superiore a quello a bassa intensità relativamente alle misure del funzionamento cognitivo in due studi retrospettivi di coorte. I dati raggruppati di due studi controllati randomizzati erano in favore degli approcci evolutivi che si basavano sull’interazione spontanea in confronto all’interazione contingente relativamente alla quantità di tempo trascorso con comportamenti stereotipati e al comportamento sociale distale, ma le dimensioni dell’effetto non erano clinicamente significative. Non sono emerse differenze clinicamente significative rispetto a: Lovaas vs educazione speciale per il funzionamento intellettivo non verbale; Lovaas vs DIR (Developmental Individual-difference Relationship-based intervention) rispetto alle abilità di comunicazione; istruzione assistita al computer vs nessun trattamento rispetto al riconoscimento delle espressioni facciali; TEACCH vs assistenza standard rispetto alle abilità di imitazione e all’integrazione occhio-mano. In conclusione, anche se questa rassegna sembra indicare che il Lovaas potrebbe migliorare alcuni sintomi nucleari dei DSA in confronto all’educazione speciale, questi risultati si basano sul raggruppamento di pochi studi, metodologicamente limitati, con pochi partecipanti e periodi di follow-up relativamente brevi. Dal momento che nessuno specifico intervento comportamentale o evolutivo determina un miglioramento di tutti i sintomi manifestati dalla totalità di individui affetti da DSA, si raccomanda di orientare la gestione clinica dei casi secondo le esigenze individuali e la disponibilità delle risorse.

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