Progetto «Un mare di gioia, una scuola di vita»

Laura Cerri, Simonetta Lumachi, Silvano Solari

Le modalità di intervento per lo sviluppo delle capacità relazionali delle persone con Disturbo dello Spettro dell’Autismo rappresentano il perno di un sistema di trattamento che tende a svilupparsi e ad ampliarsi secondo dei modelli sempre più vari e creativi, nel tentativo di creare dei processi di crescita che, riducendo la chiusura autistica, permettano ai soggetti coinvolti di esprimere e manifestare capacità e talenti nascosti, nell’ottica di una visione evolutiva del problema. Tale prospettiva, secondo Laura Schreibman (Schreibman et al., 2018), potrebbe capovolgere il quadro generale dell’autismo e contribuire alla ricerca di potenziali di sviluppo che finora non sospettavamo esistere, così come sta emergendo dai tantissimi contributi provenienti dalla ricerca. Il progetto «Un mare di gioia, una scuola di vita» si inserisce chiaramente in questa nuova dimensione, superando una visione standardizzata di tipo comportamentista ormai obsoleta, e amplia le dimensioni prospettiche della persona con ASD, permettendole di agire direttamente, con lo stimolo di guide esperte e competenti, lungo le vie del mare aperto. In tal senso «stare in barca a vela» vuol dire: partecipare alla visione delle immagini della rotta; percepire le mete e i porti in cui approdare; tenere il timone e dare un senso al percorso; vedere spazi grandi in cui orientarsi; chiedere e fare domande; imparare a stare con gli altri in spazi piccoli da condividere e in spazi grandi da osservare, per poi riportare il tutto sul diario di bordo e sviluppare il senso della reciprocità, nello scambio delle informazioni e nella gioia del percorso completato.

DOI 
10.14605/AUT1731905

Keywords
Viaggio, velaterapia, Metodo Interattivo Emozionale (MIE), legami sociali, inclusione, lavoro di rete.

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