Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni e Counseling
Work and organizational psychology and counseling

a cura di Pier Giovanni Bresciani

Presidente SIPLO (Società Italiana di Psicologia del Lavoro e dell’Organizzazione), Università degli Studi di Urbino



Politiche per l’occupabilità, servizi per l’impiego e psicologia del lavoro: un incontro ineludibile

 

Pier Giovanni Bresciani, Presidente SIPLO, Università di Urbino

 

 

Che cosa si deve intendere esattamente con la locuzione “servizi per l’impiego”

 

Di norma, nel dibattito socio-istituzionale e anche in quello tecnico-specialistico, si intende con questa espressione riferirsi all’insieme delle attività e delle risorse (procedure, metodologie, strumenti, competenze, attrezzature, layout, ecc.) finalizzate ad accompagnare, supportare, facilitare e strumentare (informare, formare, consigliare, ecc.) le persone nei molteplici percorsi di transizione che sono chiamate ad affrontare nel proprio percorso lavorativo. Le transizioni sono diventate a tal punto la forma “paradossalmente stabile” della nostra esperienza lavorativa e della nostra stessa esistenza, che nel dibattito internazionale è stato dato il nome di lifelong transitional agency alle strutture che (come il caso dei nostri centri per l’impiego, ad esempio) hanno come propria mission quella di offrire servizi di questo genere ai diversi tipi di popolazione che ne possano esprimere domanda, o comunque ne possono trarre beneficio.

 

Dal collocamento all’accompagnamento per le transizioni

 

In effetti, in oltre mezzo secolo abbiamo assistito a un cambiamento epocale, anche se non di rado ancora limitato alla consapevolezza culturale, e non ancora trasformato (non sempre; non dovunque; non in modo adeguato) in pratiche socio-organizzative e di servizio conseguenti:

 

I servizi per l’impiego come attività fruite dagli utenti, ma anche come strutture organizzative deputate a erogarle

 

Da un lato per “servizi” (con la S maiuscola, potremmo dire) si possono intendere le istituzioni e organizzazioni (pubbliche e private) finalizzate alla programmazione, progettazione, erogazione e valutazione dei “servizi” (con la s minuscola, potremmo dire) per l’impiego: informazione e orientamento, promozione della occupabilità, promozione dell’incontro domanda/offerta, promozione dell’imprenditorialità, supporto e accompagnamento alle transizioni, bilancio, validazione e certificazione competenze, supporto a progettualità, formazione e sviluppo professionale, etc. Come si può osservare, parliamo di servizi in entrambi i casi, ma intendendo in realtà riferirci a cose alquanto diverse. È comunque interessante osservare che i servizi per l’impiego (in entrambe le accezioni appena richiamate) costituiscono allo stesso tempo:

In tale prospettiva, i servizi costituiscono un’infrastruttura essenziale to make it happen, e cioè perché sia concretamente possibile realizzare diversi tipi di attività che rappresentano una implementazione concreta della policy.

 

I servizi per l’impiego come fattore di inclusione sociale

 

Se per “inclusione sociale” intendiamo da un lato (a livello individuale) il positivo effetto di accoglienza, presa in carico, contenimento, elaborazione ed eventualmente soddisfazione delle domande e/o dei bisogni delle persone, e dall’altro lato (a livello sociale) il positivo effetto di generazione di un clima, di un “sentiment”, di una cultura e di una rappresentazione condivisa di accoglienza, appartenenza, cittadinanza, solidarietà, legame sociale, allora in un sistema di servizi per l’impiego, quando funziona, può essere certamente considerato un fattore essenziale di inclusione sociale.

Ma oltre che di inclusione, un sistema di servizi per l’impiego può essere considerato anche un fattore di innovazione sociale: poiché in una fase storica come questa, promuovere l’inclusione significa fornire un antidoto alla “malattia del tempo” (che ha molti nomi, forme, sintomi: anomia, disgregazione, frammentazione, solitudine, isolamento, abbandono, competizione). Quanto la psicologia del lavoro e dell’organizzazione abbia “da dire e da dare” in questa prospettiva è evidente per noi: ma abbiamo il dovere di comunicarlo, e di renderlo “pensabile” ai diversi stakeholder. Il seminario “Ecologia della occupabilità. Organizzazione dei Centri per l’impiego, accompagnamento al lavoro e condizionalità”, che SIPLO ha promosso e che realizza con la collaborazione dell’Università di Firenze nel mese di novembre 2018 costituisce un esempio emblematico di questa strategia di comunicazione, e di questo impegno a “mettere a tema” il futuro dei servizi per l’impiego e della psicologia del lavoro, destinati a un “incontro ineludibile”.

 

 

 




Note

1 A

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ISSN 2421-2202. Counseling.
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