Premessa

Il lavoro che presentiamo[footnote]Il presente contributo rielabora in forma sintetica l’esperienza di project work presentata nella mia tesi per il master in “Organizzazione e gestione delle istituzioni scolastiche in contesti interculturali”, discussa presso l’Università di Milano-Bicocca nell’ottobre 2018. Ringrazio le studentesse della classe 5a ES (i cui nomi sono indicati con la lettera iniziale per ragioni di privacy), le Prof.sse Francesca Carrino e Virginia Guarneri, che hanno partecipato attivamente ad ogni fase del progetto, e tutti i “nuovi italiani” dell’Oriani-Mazzini, senza i quali il progetto stesso non avrebbe mai visto la luce. Sono inoltre debitore verso la Prof.ssa Chiara Maria Bove, direttrice del master, per l’incoraggiamento e i preziosi suggerimenti.[/footnote] affronta uno degli istituti giuridici fondamentali dell’umanità almeno sin dal tempo degli antichi Greci: quello della cittadinanza. Nell’età moderna questo istituto ha assunto la forma di un rapporto biunivoco tra gli individui titolari dei pieni diritti di cittadinanza (il popolo) e lo Stato-nazione nel cui territorio tali diritti erano loro garantiti, in cambio di sentimenti di appartenenza e lealtà esclusivi, con il corollario di una tendenziale omogeneità culturale tra i cittadini del medesimo Stato-nazione, il quale al massimo riconosceva e regolava con vari gradi di autonomia la presenza di minoranze storiche, a loro volta internamente uniformi. Il reinsediamento migratorio di porzioni imponenti della popolazione umana rende oggi impraticabile questa concezione della cittadinanza, fondata su un’unica appartenenza di ciascun individuo per tutta la vita al proprio Stato-nazione. Gli immigrati e i loro discendenti hanno invece rapporti politici, sociali, culturali e affettivi con più di uno Stato.

Durante l’a.s. 2017/18, le studentesse della classe 5a ES dell’Istituto professionale “Oriani-Mazzini” di Milano, da me diretto, prendendo spunto dall’acquisizione della cittadinanza italiana da parte di alcune di loro e di vari compagni di scuola, si sono confrontate con le seguenti domande: cosa significa per voi la vostra cittadinanza? Che ruolo gioca nella vostra identità e per il vostro futuro? Come vedete i vostri coetanei che hanno un’altra cittadinanza, o magari più cittadinanze? Secondo voi, chi ha diritto alla cittadinanza italiana? Che idee abbiamo, tutti, della cittadinanza oggi? Queste domande, emerse spontaneamente dall’osservazione della vita dei ragazzi all’interno e all’esterno del contesto scolastico, hanno acceso i riflettori sulla necessità di approfondire, indagare, comprendere le idee e le rappresentazioni degli studenti rispetto a un tema – la cittadinanza – così significativo in prospettiva interculturale. Per questo, abbiamo provato a dare seguito agli interrogativi emersi dal campo – in una prospettiva di ricerca intesa come logica dell’indagine (Dewey, 1910/1961; 1929/1967) – ideando un progetto come ricerca e coinvolgendo docenti e studenti dell’istituto. Nei prossimi paragrafi, dopo una breve premessa teorica, presenteremo l’idea progettuale e ne descriveremo gli obiettivi, le fasi, le attività, gli esiti.

 

I “giovani stranieri” in Italia e la cittadinanza

Il tema della cittadinanza in relazione ai giovani stranieri in Italia è trattato da una letteratura vastissima. Queste osservazioni sono quindi necessariamente selettive. Lo studio di Dalla Zuanna, Farina e Strozza (2009), basato su rigorose analisi quantitative, si è rivelato per molti versi profetico sulle dinamiche demografiche, socio-economiche e culturali dei figli di stranieri in Italia. La tabella 1 presenta un aggiornamento, meno raffinato, relativo all’ultimo decennio.

 

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Tabella 1: Dinamiche demografiche, socio-economiche e culturali dei figli di stranieri in Italia dell’ultimo decennio

 Nota. Elaborazione su dati ISTAT (dati.istat.it, stra-dati.istat.it, demo.istat.it) e ISMU (ismu.org/residenti), relativi alla popolazione registrata alle anagrafi comunali; pertanto non si considerano gli immigrati irregolari.

 

Il fenomeno ha dimensioni cospicue. Nell’ultimo quinquennio, i residenti regolari con cittadinanza non italiana di età compresa fra 0 e 19 anni rappresentano stabilmente circa il 10% di tutti i residenti in quella fascia di età; sono più del 20% della popolazione straniera regolare, ma da soli forniscono ogni anno quasi il 40% di tutti i “nuovi italiani”. Tuttavia, anche per loro l’accesso alla cittadinanza italiana è difficile: benché il dato sia in crescita, nel 2016 ancora solo il 7% circa è riuscito a ottenerla, nonostante la maggioranza di loro sia ormai nata in Italia (Borrini e De Sanctis, 2018).

L’attuale legislazione italiana è una delle più restrittive nella concessione della cittadinanza allo straniero nelle cui vene non scorra sangue italiano o che non si unisca in matrimonio con un cittadino italiano (Colombo, Domaneschi e Marchetti, 2009). Per i minori, in particolare, essa prevede principalmente due casi tipici di acquisizione della cittadinanza (Barel 2018; Borsi e Formosa, 2015):

 

  • per iuris communicatio o tramissione, qualora uno dei genitori acquisti la cittadinanza (art. 14, Legge 91/1992). Il genitore, a sua volta, normalmente ha potuto richiedere la cittadinanza solo dopo 10 anni di residenza legale in Italia (art. 9), presentando al Ministero dell’Interno una domanda il cui accoglimento è ampiamente discrezionale;

  • per beneficio di legge o elezione, qualora il minore sia nato in Italia, vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni fino alla maggiore età e dichiari di voler acquistare la cittadinanza entro un anno da tale data (art. 4/2).

 

Il project work qui illustrato presenta quindi due peculiarità. La prima riguarda le caratteristiche dei destinatari: giovani stranieri nella (tarda) adolescenza. Si tratta di un target particolarmente bisognoso di attenzioni. Per tutti gli adolescenti il percorso di acculturazione verso la propria identità sociale è una fase di sviluppo delicata, in un complesso rapporto di emulazione/competizione anche con le figure genitoriali. I ragazzi con background migratorio incontrano qui un surplus di difficoltà: oltre a collocarsi in una società estranea (se già socializzati prima dell’emigrazione) e parzialmente ostile, devono anche confrontarsi con un modello genitoriale spesso poco adeguato (genitori assenti per ragioni legate al lavoro o alla sua mancanza, che parlano male l’italiano, che conservano abiti culturali del Paese di origine estranei o imbarazzanti per i figli) e talora scontare incertezze sulla stabilità della propria migrazione (Santerini, 2017; Colombo, 2009). Il progetto ha quindi voluto aiutarli ad accrescere la propria autostima e la fiducia nel Paese in cui vivono, partendo dalla scuola e dalla condivisione delle loro esperienze con i pari.

Una seconda peculiarità è legata all’occasione del progetto: l’acquisizione della cittadinanza italiana, da parte di studenti che ne avevano già una o più altre, è stata utilizzata pedagogicamente per valorizzare le loro biografie e suscitare empatia e interesse reciproco fra coetanei, riducendo l’indifferenza che spesso caratterizza le relazioni tra pari. La centratura sulla narrazione delle traiettorie di vita degli studenti e l’attivazione di momenti di ascolto e confronto tra pari hanno creato un contesto che ha permesso di evidenziare come la “stranierità” non sia un dato definitivo, soprattutto nel mondo contemporaneo, globalizzato e percorso da ingenti flussi migratori. Agli studenti autoctoni, il progetto ha mostrato la praticabilità e la ricchezza dell’intercultura. Come la capacità di dare la cittadinanza ai nuovi arrivati ha fondato l’identità e il mito nazionale di Paesi come USA, Canada e Australia (Castles e Miller, 2009/2012), così agli italiani si può insegnare il valore delle persone straniere e la loro piena integrabilità.

 

Metodologia

Il progetto è stato ideato, elaborato e condotto, di comune accordo, da un gruppo ristretto di referenti: chi scrive, due docenti della classe 5ª ES (le Prof.sse Virginia Guarneri di francese e Francesca Carrino di diritto) e un gruppo di studentesse. Nel corso del progetto altre figure, interne ed esterne alla scuola, hanno contribuito alla sua realizzazione, promuovendone l’ampliamento in prospettiva sistemica anche rispetto alla costruzione di una rete con il territorio.

Con una certa flessibilità, è stata seguita la logica della ricerca-azione, che prevede un processo a spirale e alcune fasi interdipendenti:

 

  • individuazione del problema;

  • analisi del problema e definizione degli obiettivi;

  • ideazione delle attività;

  • scelta di metodi e strumenti;

  • realizzazione delle attività;

  • documentazione, monitoraggio e verifica.

 

Ciascuna fase ha previsto momenti di confronto e collaborazione tra i docenti e gli studenti coinvolti. A livello metodologico, il progetto ha intrecciato attività basate sul confronto tra docenti e studenti in aula, lavori di gruppo svolti autonomamente a casa al di fuori delle ore curricolari, attività laboratoriali, partecipazione ad attività seminariali, raccolta di narrazioni e biografie tramite videoregistrazione, questionari. Inoltre, sono stati realizzati dagli studenti coinvolti vari prodotti didattici multimediali (presentazioni su slide; narrazioni e lezioni videoregistrate).

 

Individuazione del problema: contesto e bisogni

Le tre sedi dell’“Oriani-Mazzini” sono collocate in tre diverse periferie della città di Milano, nei quartieri Forlanini a est (via Zante), Romolo a sud-ovest (viale Liguria), e Inganni a ovest (via Ugo Pisa). Sono attivi due indirizzi professionali statali (Servizi commerciali e Servizi socio-sanitari, quinquennali) e un corso regionale di istruzione e formazione professionale (Tecnico dei servizi di animazione turistico-sportiva e del tempo libero, quadriennale). La vocazione sociale della scuola, che forma la maggior parte dei suoi iscritti al lavoro nei servizi alla persona, è testimoniata anche dal numero molto elevato di studenti in situazione di disabilità (121 su 960 circa nell’a.s. 2018/19: oltre il 12%). Come altre scuole, l’“Oriani-Mazzini” ha trovato la propria missione nell’inclusione/integrazione degli studenti con le loro diversità, sviluppando esperienze e competenze specifiche, anche per rispondere al contesto socio-economico assai modesto da cui proviene la maggior parte degli iscritti.

Il trend degli iscritti non italiani è rimasto costante fino al 2016/17, registrando poi un certo aumento dal 2017/18 come si evince dalla tabella 2.

 

Tabella 2: Trend delle iscrizioni all’Istituto “Oriani-Mazzini”

 

 

2012/13

2013/14

2014/15

2015/16

2016/17

2017/18

2018/19

iscritti

795

797

815

945

983

989

997

di cui, con almeno una cittadinanza straniera[footnote]Nel 2017/18 le cittadinanze presenti erano 42, di cui 38 extracomunitarie. Le più rappresentate erano: Filippine (32), Perù (31), Egitto (30), Ecuador (28), El Salvador (25), Romania (23), Marocco (14), Sri Lanka (10). Rispetto alla media delle scuole italiane (Borrini e De Sanctis, 2018), era invece piuttosto basso il numero di iscritti di origine albanese (2), cinese (4) e indiana (1).[/footnote]

181 (22,8%)

184 (23,1%)

190 (23,3%)

210 (22,2%)

229 (23,3%)

261 (26,4%)

254 (25,5%)

di cui, con cittadinanza anche italiana

20 (2,5%)

22 (2,8%)

27 (3,3%)

29 (3,1%)

33 (3,4%)

29

(2,9%)

20

(2%)

 

Il numero degli iscritti con cittadinanza estera è in linea con le altre scuole superiori dello stesso territorio, che mostra un’incidenza di stranieri relativamente moderata rispetto ad altre aree della provincia milanese (Maestri, 2018). Lo spunto per questo progetto è contenuto soprattutto nell’ultima riga della tabella, relativa agli studenti con doppia (o multipla) cittadinanza: in particolare gli studenti che, durante l’adolescenza, acquisiscono la cittadinanza italiana, spesso mantenendo anche quella o quelle precedenti (cosa sempre consentita dalla legislazione italiana, ma non da alcuni Paesi di origine, come ad esempio Cina e Sri Lanka). Nell’a.s. 2017/18, la classe 5a ES a indirizzo socio-sanitario della sede di via Ugo Pisa offriva uno spaccato ben rappresentativo della varietà multiculturale presente nelle scuole superiori di periferia di una grande città italiana:

 

  • otto studentesse italiane autoctone, nate a Milano o in provincia;

  • una cittadina egiziana nata all’estero;

  • tre “nuove italiane” per iuris communicatio, nate a Milano: A., che ha ricevuto la cittadinanza italiana dal padre (conservando quella marocchina); C., che l’ha ricevuta dalla madre (rinunciando a quella ecuadoriana); A., che l’ha ricevuta dal padre (aggiungendola a quella parimenti paterna del Burkina Faso e a quella materna della Guinea);

  • due studentesse “nuove italiane” per beneficio di legge: G., nata in Piemonte da genitori peruviani; H., nata a Milano da genitori turchi. Entrambe sono state le prime a diventare italiane nella loro famiglia.

 

Il bisogno di riflettere sul tema delle cittadinanze è emerso fra queste studentesse, nel dialogo con le insegnanti, a partire da tre circostanze:

 

  1. il dibattito sulla proposta di riforma delle norme sulla cittadinanza (c.d. ius soli temperato e ius culturae), sviluppatosi in Italia durante il 2017 e conclusosi con la mancata approvazione in Senato al termine della XVII legislatura;

  2. l’esperienza delle studentesse “nuove italiane”, che presso l’anagrafe comunale, nei mesi precedenti, avevano prestato il prescritto giuramento di fedeltà alla Repubblica o assistito a quello del genitore;

  3. la visione, durante le lezioni curricolari di francese, di un video realizzato dal governo francese per gli stranieri che acquistano la cittadinanza.[footnote]https://www.youtube.com/watch?v=x_SkgfwFeek (consultato il 18 febbraio 2019).[/footnote]

 

In particolare, ha suscitato molta impressione fra le studentesse l’enfasi con cui questo video sottolinea l’importanza di devenir Français per i nuovi cittadini, che possono “être fiers” di entrare a far parte di una grande nation, ricca di una storia gloriosa e solidi valori politici e morali. Le studentesse che avevano partecipato alla procedura italiana del giuramento presso l’anagrafe riferivano con delusione l’assenza di un discorso pubblico altrettanto coinvolgente e, anzi, lamentavano una certa sbrigatività burocratica. Il sentimento prevalente, nelle prime discussioni con le docenti, era di disorientamento: indipendentemente dall’origine italiana o straniera, tutte dimostravano scarsa riflessione sul significato, per loro, di possedere una determinata cittadinanza, sia in relazione alle loro biografie, culture e identità, sia in relazione al contesto scolastico multiculturale, fatto di compagne con altre cittadinanze, storie, culture e identità. Tuttavia, di fronte al vissuto delle compagne divenute “nuove italiane”, emergeva un bisogno di approfondimento. Inoltre, le “nuove italiane” manifestavano il desiderio, più o meno esplicito, di una valorizzazione anche pubblica della propria esperienza, che compensasse la mancanza di solennità che avevano sperimentato.

 

Analisi del problema

Il focus dell’idea progettuale per rispondere a questi bisogni è stato il tentativo di suscitare e guidare – nel contesto multiculturale prima della 5a ES, poi di tutta la scuola – una riflessione corale sui temi della cittadinanza, dell’identità, delle differenze biografiche, e viceversa dei valori comuni tra coetanei e compagni di studi, partendo dall’esperienza sia degli studenti di origine straniera che, nati in Italia, hanno ottenuto la cittadinanza italiana alla maggiore età, sia di quanti l’hanno ricevuta da un genitore. I casi sono molto diversi. Nel secondo caso, la cittadinanza è frutto di una storia di migrazione, che a volte ha riguardato solo i genitori; a volte, invece, è stata vissuta in prima persona tramite un ricongiungimento familiare, si è sviluppata su molti anni ed è giunta infine a una stabilità anche giuridica. Nel primo caso, invece, si tratta di ragazzi socializzati in Italia, che non hanno conosciuto direttamente l’esperienza migratoria, ma conservano con più o meno intensità il retaggio della cultura familiare, spesso appartengono ad una c.d. “minoranza visibile” (per il colore della pelle o altri tratti somatici) e, da giovani adulti, scelgono la cittadinanza italiana, rinunciando in alcuni casi a quella di origine (Colombo, Domaneschi e Marchetti, 2009; Granata, 2011). Entrambe le esperienze hanno offerto spunti a questi studenti e ai loro compagni, italiani e stranieri, per documentarsi e riflettere: che valore ha la cittadinanza? Cosa significa per loro essere italiani, stranieri o entrambe le cose contemporaneamente? Quale rapporto intercorre tra cultura, identità e cittadinanza? Oltre agli aspetti “utilitaristici”, esistono valori morali e affettivi legati alle cittadinanze? Come si possono connettere questi temi alla vita scolastica?

Ben presto, infatti, ci si è resi conto che tutta la comunità scolastica (pur sparsa sulle tre sedi) era portatrice di bisogni analoghi e, pertanto, costituiva una risorsa fondamentale per il progetto: numerosi altri studenti, anche al di fuori della classe 5a ES, condividevano l’esperienza di essere diventati da poco “nuovi italiani” e di doversi confrontare, anche per questo fatto formale, con la propria identità plurale e multiculturale. Proprio attorno al riconoscimento e alla valorizzazione di questa risorsa rappresentata dall’intera comunità educante è stato costruito, come si dirà, l’evento conclusivo del progetto. È importante sottolineare che anche dal territorio circostante è venuto un contributo importante, grazie all’apporto di realtà molto attive sui temi interculturali, come la Fondazione ISMU-Iniziative e Studi sulla Multietnicità e il COE-Centro Orientamento Educativo (con i quali l’Istituto aveva già avviato da alcuni anni proficue collaborazioni), o come la Comunità di Sant’Egidio e la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Per l’evento conclusivo, infine, è stato possibile mobilitare anche altre importanti risorse del territorio in senso lato: istituzioni come il Comune di Milano, mass media, semplici cittadini.

L’analisi delle potenzialità di un approccio interculturale al tema delle cittadinanze ha consentito di costruire un coinvolgimento di tutti questi attori in una prospettiva sistemica, su più livelli:

 

  • la sfera intima degli studenti, legata alla loro storia individuale e familiare, alle identità più o meno plurali, al senso di appartenenza e alle emozioni personali;

  • il piano relazionale, sia tra compagni di classe, sia tra studenti e docenti;

  • l’ambito didattico, legato all’acquisizione di conoscenze e competenze specifiche in alcune discipline, come diritto e lingua straniera;

  • la sfera pubblica, legata all’organizzazione, alla gestione e alla comunicazione interna ed esterna delle varie attività e dell’evento conclusivo.

 

Definizione delle attività e degli obiettivi attesi

Nel corso di vari incontri periodici con le docenti, sono stati analizzati i bisogni emergenti, è stata circoscritta e sviluppata l’idea progettuale, sono stati precisati i destinatari, le risorse, il metodo e gli strumenti, e gli attori coinvolti.

Si sono così definiti tre cicli di attività, così articolati:

 

  1. dapprima, le studentesse della 5a ES hanno seguito alcune lezioni mirate, tenute dalle docenti coinvolte, e hanno svolto ricerche sulla condizione giuridica dello straniero in Italia e sulle norme relative alla cittadinanza, con un’attenzione comparativa alla legislazione di altri Paesi. In questa fase, rilevante anche ai fini degli apprendimenti curricolari, la classe e le docenti hanno partecipato agli incontri di formazione fuori scuola sul tema della cittadinanza in chiave interculturale (presso Fondazione ISMU, Fondazione Feltrinelli, Comunità di Sant’Egidio).

  2. Acquisite le necessarie conoscenze, le studentesse hanno sviluppato all’interno della classe una riflessione a partire dai propri vissuti e hanno realizzato alcuni prodotti multimediali sulle proprie biografie (narrazioni videoregistrate) e sui vari aspetti della cittadinanza (lezioni videoregistrate e presentazioni su slides), rendendo visibili le proprie esperienze e offrendo lo stimolo per il confronto con gli altri studenti e i docenti.

  3. Infine, la scuola ha organizzato una cerimonia pubblica per festeggiare tutti i suoi “nuovi italiani” (e, in certo modo, ricompensarli della precedente mancanza di solennità del giuramento presso gli uffici dell’anagrafe), durante la quale le studentesse della 5ª ES hanno contribuito attivamente presentando i propri lavori multimediali.

 

Gli obiettivi di questo percorso erano molteplici:

 

  1. accrescere la consapevolezza dell’importanza delle culture, sia di origine sia acquisite, per la costruzione dell’identità e dell’appartenenza personale (italiana, straniera, multipla);

  2. comprendere il valore di tutte le culture, individuando differenze e valori comuni;

  3. imparare quindi a conoscere e rispettare gli altri, a partire da chi è più prossimo (come le compagne di classe);

  4. condividere i valori costituzionali di uguaglianza, solidarietà e buona cittadinanza;

  5. acquisire competenze curricolari attraverso lo studio sui temi della cittadinanza, dell’immigrazione e della condizione dello straniero in Italia e in alcuni altri Paesi;

  6. diffondere e mantenere la sensibilità della comunità scolastica, dei cittadini, dei mezzi d’informazione e dei decisori politici sul tema dei giovani di origine straniera in relazione alla cittadinanza, anche e soprattutto dopo la fine dell’esposizione mediatica legata alla discussione in Senato del disegno di legge sul c.d. ius soli

 

Realizzazione delle attività

In dettaglio, il progetto ha previsto lo svolgimento delle seguenti attività.

 

  1. Condivisione dell’idea progettuale

L’avvio delle attività in classe ha coinciso con la partecipazione a una lezione (22 novembre 2017), nel corso della quale ho affidato “ufficialmente” alla classe 5aES la consegna di affrontare, con la guida delle docenti di francese e diritto, il tema delle identità e delle cittadinanze sotto vari punti di vista (personale, interculturale, sociale, giuridico) e di preparare interventi e prodotti multimediali per una cerimonia di festeggiamento per i “nuovi italiani” della scuola. L’obiettivo era quello di motivare le studentesse e comunicare l’attenzione della scuola verso questi temi, evitando al contempo ogni equivoco: la scuola, infatti, non guarda ai propri studenti neoitaliani come se la cittadinanza italiana fosse migliore di altre, ma desidera prendere spunto dalla loro esperienza per interrogarsi, attraverso un confronto alla pari tra italiani, stranieri e “nuovi italiani”, sulla molteplicità delle vicende personali e giuridiche, sulla ricchezza delle differenze e sull’importanza di avere esperienze e valori comuni fra diversi.

  1. Approfondimento teorico e attività di indagine critica/studio

In un secondo momento, nel corso dei mesi intercorsi tra novembre 2017 e aprile 2018, sempre in riferimento alla classe 5a ES, individuata come contesto pilota per il progetto, le docenti attive nel progetto hanno ideato e proposto alle ragazze due momenti di lavoro diversamente declinati. La visione in classe del video Devenir Français (già citato) e il successivo approfondimento; un ciclo di lezioni sui vari aspetti della cittadinanza: formale, materiale, identitaria, attiva; ragioni storiche e socio-politiche dello ius soli e dello ius sanguinis in Italia, Europa e USA.

  1. Lavoro per gruppi a casa da parte degli studenti

In una terza fase, gli studenti sono stati invitati a proseguire a casa l’attività di studio, ricerca e approfondimento attraverso un lavoro in piccolo gruppo tramite la strategia didattica del WebQuest.

  1. Seminari di approfondimento

Sono stati poi proposti due momenti di approfondimento attivando risorse e associazioni del territorio allo scopo di potenziare le reti con la comunità esterna: il seminario promosso dalla Fondazione ISMU Ius culturae. Giovani, partecipazione culturale e nuove appartenenze (Milano, MUDEC, 1/12/17) e l’incontro “Che cos’è la patria? Gente nostra, sangue nostro” (Milano, Fondazione Feltrinelli, 22/1/18).

  1. Attività laboratoriale in classe

Quindi le docenti hanno proposto e condotto un’attività laboratoriale in classe finalizzata all’approfondimento, alla rielaborazione critica, alla sistematizzazione e alla sceneggiatura del materiale raccolto durante le fasi precedenti.

  1. Preparazione dei prodotti multimediali per la cerimonia conclusiva del progetto

Infine, docenti e studenti hanno preparato i prodotti multimediali da utilizzare nella cerimonia conclusiva, collaborando attivamente all’ideazione, predisposizione e realizzazione della stessa.

  1. Cerimonia conclusiva per tutti gli studenti “nuovi italiani”

A conclusione del progetto si è svolta una cerimonia per tutti gli studenti nuovi italiani, la cui organizzazione e realizzazione hanno richiesto diverse attività preparatorie:

  • Individuazione di tutti gli studenti divenuti recentemente cittadini italiani, sia attraverso l’esame delle risultanze anagrafiche, sia con una circolare per sollecitare la segnalazione degli interessati. Da questa ricognizione, meno banale del previsto, sono emersi nomi di 24 “nuovi italiani”, originari di 13 Paesi extracomunitari (Bosnia, Burkina Faso, Colombia, Ecuador, Egitto, Filippine, Guinea, Marocco, Pakistan, Perù, Senegal, Sri Lanka, Turchia).

  • Cura degli aspetti logistici, dell’accoglienza degli ospiti, della preparazione delle attrezzature multimediali.

  • Predisposizione e invio degli inviti agli studenti “nuovi italiani”, alle loro famiglie, ai compagni di classe, al Consiglio d’Istituto, ai docenti interessati.

  • Contatto, informazione/sensibilizzazione e invito di interlocutori esterni: Comune di Milano, quale diretto interlocutore sulle procedure di acquisizione della cittadinanza per beneficio di legge; mass media: l’evento ha ottenuto un certo spazio sui quotidiani, con foto e interviste agli studenti (Elisabetta Andreis, “Corriere della Sera”, 12 aprile 2018, cronaca di Milano, p. 8; Claudia Zanella, “la Repubblica”, 14 aprile 2018, cronaca di Milano, p. IX), e in televisione (Giulia Lauletta, TG LA7, 13 aprile 2018).[footnote]https://drive.google.com/file/d/1zy5lutcvCUxizNCvwkV0ruyQcoZpouZF; https://drive.google.com/file/d/1HG4u-ucfSNdVV8Z6cFjQ70kFDBOyGclP; http://tg.la7.it/cronaca/milano-24-giovani-ottengono-cittadinanza-italiana-13-04-2018-126532 (consultato il 18 febbraio 2019).[/footnote]

  • Definizione del programma dell’evento. Coerentemente con le logiche della ricerca-azione e con la sua natura partecipativa, la cerimonia conclusiva ha visto la partecipazione di tutti gli attori coinvolti nel progetto: chi scrive, le docenti della classe in cui si sono svolte le attività, gli studenti, i rappresentanti delle istituzioni (Prof.ssa Diana De Marchi, presidente della Commissione Pari opportunità e diritti civili del Consiglio comunale di Milano).

  • Le studentesse della 5ª ES, in particolare, hanno contribuito attivamente, suddividendosi di comune accordo l’oggetto degli interventi: le “autoctone” hanno presentato i prodotti didattici multimediali sugli aspetti giuridici e socio-politici della cittadinanza, mentre le “nuove italiane” hanno raccontato le proprie vicende biografi che e hanno parlato del valore che ha per loro la cittadinanza italiana recentemente acquisita. Le voci delle docenti e delle studentesse sono state intervallate dalla proiezione del video Intercultural Fluencies (ISMU).[footnote]https://drive.google.com/open?id=1_VT2GITsglC9rekX4-55hdd-CrsPp6iN (ultimo accesso 18/02/19). Il video presenta interviste su identità e intercultura a giovani con background mi¬gratorio, tra cui Li Chenxi, giunto a 15 anni dalla Cina per ricongiungimento familiare nel 2012/13, subito iscritto all’“Oriani-Mazzini”, diplomato nel 2015/16.[/footnote] A tutti i “nuovi italiani” della scuola è stato quindi consegnato il testo della Costituzione con una dedica personale del dirigente scolastico, per concludere, infine, con il canto dell’inno nazionale.

 

Documentazione, monitoraggio e verifica

Il progetto ha prodotto quattro tipi di documentazione:

 

  • i materiali didattici multimediali preparati dalla classe 5ªES;[footnote]https://drive.google.com/open?id=1P_gwLH4iGzA_M4_6YgKXlTOFrL6SNHQ5 (consultato il 18 febbraio 2019).[/footnote]

  • le registrazioni video della cerimonia finale;[footnote]https://drive.google.com/open?id=1CtNMmbJRXedfygHMq5gFz9YkVPkkxflu (consultato il 18 febbraio 2019).[/footnote]

  • i servizi giornalistici e televisivi;

  • la “tesina” poi presentata da una “nuova italiana” della 5ªES all’esame di Stato.

 

L’andamento del progetto è stato costantemente monitorato in itinere dalle docenti coinvolte nel progetto per gli aspetti didattici e per i relativi risultati di apprendimento; da chi scrive per gli aspetti organizzativi e di coordinamento. Nei giorni successivi, tutte le classi partecipanti hanno discusso con i propri docenti sui temi emersi durante la cerimonia, al fine di raccogliere le reazioni e le considerazioni sull’esperienza degli studenti coinvolti e di rendere il progetto in un certo senso permanente all’interno della scuola: l’ipotesi di avviare un processo che potesse a sua volta dare avvio a successivi approfondimenti, progetti, ampliamenti è al centro del lavoro svolto. Ai “nuovi italiani” è stato somministrato un breve questionario di percezione sull’esperienza vissuta a scuola grazie al progetto. Sulla documentazione prodotta e sulle risposte al questionario si basano le considerazioni che seguono.

 

Analisi dell’esperienza

L’intensità della partecipazione alla cerimonia per i “nuovi italiani” e la risposta di media, istituzioni e cittadinanza hanno superato di molto le aspettative iniziali.

Il progetto ha rivelato alcuni punti di forza: anzitutto, la scelta di affrontare un tema sensibile dal punto di vista sociale, culturale e politico (mobilitando così l’impegno degli attori coinvolti all’interno della scuola e l’attenzione del pubblico), senza però limitarsi all’attualità politica (il che sarebbe risultato divisivo e strumentalizzabile). Il progetto, inoltre, ha saputo associare la dimensione razionale delle competenze didattiche, acquisite anche in contesto formale nella classe 5a ES, con la dimensione emozionale portata dalle biografie delle “nuove italiane”.

Rispetto a un approccio puramente didascalico, questa soluzione ha mobilitato nelle loro compagne autoctone meccanismi di comprensione, decentramento ed empatia (competenze interculturali di base: Santerini, 2017). Anche l’individuazione precoce di un obiettivo di proiezione anche esterna (la cerimonia finale), percepito come chiaro e prestigioso, ha fornito al lavoro in classe uno sprone particolarmente efficace. Gli esiti appaiono soddisfacenti sotto vari punti di vista. Anzitutto, come risulta dalle risposte al questionario, gli spazi di protagonismo ottenuti grazie al progetto hanno incrementato l’autostima degli studenti “nuovi italiani” (e presumibilmente, di riflesso, anche degli altri studenti di origine straniera). Riportiamo a titolo esemplificativo le affermazioni di alcuni studenti coinvolti:

 

Quando ho acquisito la cittadinanza non mi era sembrato un evento da festeggiare, invece la scuola e i professori hanno valorizzato questo momento fondamentale per una ragazza come me che ha origini straniere ma è nata in Italia (I., 20 anni, origini srilankesi)

 

Mi sono sentito importante almeno per un giorno (S., 17 anni, nato in Ecuador)

 

Sono venuti giornalisti e si sono interessati […]. È stata un’idea carina da parte sia degli studenti sia dei professori e del preside (A.M., 19 anni, origini filippine, nata a Milano).

 

La capacità di apertura interculturale, insieme al coinvolgimento della scuola quale sistema dinamico in relazione con il territorio, è emersa come un valore positivo per tutti:

 

  • per gli studenti di origine straniera, che si sono sentiti rispettati e valorizzati;

  • per gli studenti autoctoni, che hanno appreso con empatia le vicende biografiche dei propri coetanei figli dell’immigrazione;

  • per la comunità scolastica, che ha ricevuto attenzione anche pubblica e ha maturato la soddisfazione di aver fatto qualcosa di bello e giusto;

  • per la cittadinanza, che ha guardato all’iniziativa con inaspettata simpatia.

 

L’evento si è svolto senza concessioni al folklorismo o all’esotismo. Il dono della scuola ai nuovi cittadini – la Costituzione – è servito a indicare nei valori costituzionali di libertà, uguaglianza e solidarietà il fondamento di ogni positiva convivenza. Il canto dell’inno nazionale al termine della cerimonia ha fatto emergere un’appartenenza non nazionalistica, cioè non esclusiva o contrapposta ad altre appartenenze. Non va trascurata l’importanza degli apprendimenti veicolati, soprattutto in ambito giuridico: ad esempio sulle implicazioni concrete della cittadinanza italiana per i ragazzi di origine straniera, in relazione alla libertà di circolazione, alla sicurezza della residenza, alla possibilità di lavoro nella pubblica amministrazione, alle tutele connesse con lo status di cittadini europei. È stato riaffermato il ruolo della scuola come luogo di accoglienza e non discriminazione: “La scuola è aperta a tutti” (art. 34 della Costituzione). Di questo gli studenti hanno dimostrato di possedere una consapevolezza intuitiva (come ha affermato una ragazza della classe coinvolta: “Qui a scuola non ci accorgiamo delle nostre differenze, perché ci trattate tutti come uguali; però ora capiamo che fuori di qui le cose possono essere diverse”), che risulta incoraggiante per chi lavora nella scuola.

Inoltre, gli studenti hanno sperimentato la possibilità di interloquire democraticamente con le istituzioni, attraverso l’attenzione che l’evento finale si è guadagnato da parte del Comune, presente con una propria rappresentante.

Il progetto ha manifestato anche qualche criticità. Il tema dell’acquisizione della cittadinanza italiana da parte degli adolescenti di origine straniera ha ben coinvolto tanto i “nuovi italiani” quanto, empaticamente, i loro coetanei autoctoni, ma ha avuto meno appeal per gli studenti stranieri privi della prospettiva di ottenere la cittadinanza in tempi brevi. Nello svolgimento di queste attività, occorre evitare accuratamente di trasmettere l’impressione che le diverse nazionalità non godano tutte, sul piano valoriale, della stessa considerazione: si rischierebbe, infatti, di enfatizzare le differenze, anziché valorizzarle attraverso una corretta postura interculturale. F. (20 anni, neoitaliano di origini peruviane, nato a Milano), pregiudizialmente, non ha partecipato alla cerimonia: “Per me festeggiare l’acquisizione della cittadinanza è come festeggiare l’entrata nella società che conta, evidenziando la differenza tra straniero e cittadino italiano”. Nel mio discorso introduttivo ho cercato di presentare una visione diametralmente opposta (cfr. infra).

Tuttavia, al di là degli esiti già rilevabili, la speranza è che questo progetto abbia contribuito a rendere meno remoto l’obiettivo principale che esso si prefiggeva, e che tuttavia, per la sua lunga scadenza, non è ancora misurabile: l’obiettivo di migliorare la qualità dell’integrazione di questi giovani migranti, o figli della migrazione, nella società italiana.

 

Conclusioni

Noi oggi non vi festeggiamo perché pensiamo che la cittadinanza italiana sia migliore di altre. Avere più patrie è come avere due genitori: non si vuole più bene a uno rispetto all’altro, e uno non esclude l’altro. Ma ora ne avete acquisita una nuova, di cittadinanza, e pensiamo che questo sia un momento importante della vostra vita e vogliamo festeggiarlo insieme a voi e ai vostri compagni.

Questo passaggio del mio discorso introduttivo alla cerimonia per i “nuovi italiani” contiene l’ispirazione fondamentale di questo progetto.

La scuola ha un ruolo fondamentale affinché tutti gli adolescenti che qui vivono, indipendentemente dall’origine e dallo status giuridico, maturino sentimenti di appartenenza alla società italiana:

 

  1. dal punto di vista “affettivo”, grazie a una biografia di esperienze positive nel gruppo dei pari, all’interno di spazi significativi di questo territorio (come la scuola), mediate prevalentemente dalla lingua nazionale (l’italiano);

  2. dal punto di vista “valoriale”, attraverso la condivisione dei valori della Costituzione, i cui princìpi sono adeguatamente inclusivi da poter accogliere sia le minoranze etniche, religiose e culturali, sia le opzioni personali dei singoli.

 

Occorre promuovere occasioni per valorizzare il lavoro dei docenti, i quali spesso vedono con frustrazione che proprio quegli studenti, da loro formati con dedizione come buoni cittadini (anche) italiani, poi dalla normativa italiana sono obbligati a percorsi tortuosi prima di avere riconosciuta la cittadinanza; quasi anche l’Italia fosse una madre che, come può accadere nelle famiglie più disagiate, non ha abbastanza tempo o energie per i figli.

I 24 “nuovi italiani” dell’“Oriani-Mazzini” sono divisi esattamente a metà per quanto riguarda le modalità di acquisizione della cittadinanza. Ben 4 su 5 sono nati in Italia, ma tutti hanno genitori nati all’estero: nessuno appartiene ancora alle c.d. terze generazioni (tabella 3).

 

 

Beneficio di legge

Iuris communicatio

Totale

 

Nati in Italia

12

dalla madre

3

7

19

 

dal padre

4

Nati all’estero

 

dalla madre

0

5

5

 

dal padre

5

Totale

12

12

24

 

Tabella 3: Modalità di acquisizione della cittadinanza da parte dei 24 “nuovi italiani” dell’Istituto “Oriani-Mazzini”

 

Dai loro interventi durante la cerimonia e dalle risposte al questionario emerge una postura nei confronti della cittadinanza italiana molto differente tra chi è nato in Italia (o vi è giunto in tenera età) e chi invece è arrivato già socializzato e scolarizzato all’estero (Colombo, Domaneschi e Marchetti, 2009). Per tutti è importante avere ottenuto il diritto di viaggiare liberamente ed essersi sottratti a incertezze burocratiche. Ma per i nati in Italia la cittadinanza significa anche il riconoscimento, ovvio benché tardivo, di quello che si è da sempre, cioè italiani (Granata, 2011): un’esigenza particolarmente sentita da chi, per colore della pelle o caratteristiche somatiche, appartiene alle “minoranze visibili” (le c.d. “noci di cocco” o “banane”: Santerini, 2017).

Tutto questo chiama in causa la distanza tra percezione di sé e riconoscimento esterno, tra autodefinizione ed eterodefinizione (Castles e Miller, 2009/2012, p. 72), tra appartenenza e riconoscimento (Colombo, Domaneschi e Marchetti, 2009, pp. 83-88).

Tanto nel caso di chi si sente italiano e vuole essere riconosciuto come tale, quanto nel caso di chi, invece, desidera l’accettazione della propria complessità identitaria e del proprio doppio legame (sia con il Paese di provenienza che con il Paese di arrivo), è indispensabile un’armonizzazione positiva, anche sul piano giuridico, tra il piano dell’autodefinizione/appartenenza e quello dell’eterodefinizione/riconoscimento. Anche attraverso progetti come questo, occorre spostare la percezione della cittadinanza da una concezione fondata sul “principio etnico” dell’essere inseriti “in una storia e in una tradizione che sgorga dal passato”, verso un fondamento dell’appartenenza “posto nel futuro, nella condivisione di un destino”; occorre sviluppare il senso di «sentirsi co-cittadini […] soggetti eguali ma non necessariamente simili, […] piuttosto che com-patrioti» (Colombo, Domaneschi e Marchetti, 2009, pp. 18-19). Le biografie dei “nuovi italiani” dimostrano che si può essere buoni cittadini del Paese in cui si vive, senza dover recidere i legami con le culture di origine.

Il transnazionalismo che caratterizza molti giovani delle nostre scuole (Ricucci, 2010; Granata, 2015; Santerini, 2017), oltre a essere una risorsa didattica, richiede anche a livello normativo soluzioni che facilitino, per chi lo desidera, l’acquisizione della doppia cittadinanza, preservando l’uguaglianza democratica fra tutti coloro che risiedono stabilmente nello stesso territorio (Castles e Miller, 2009/2012; Colombo, Domaneschi e Marchetti, 2009). In un mondo globalizzato e investito da flussi migratori epocali, ogni adolescente è caratterizzato molto più che in passato da vicende originali e fedeltà multiple, ma non per questo meno meritevoli di riconoscimento.

L’obiettivo del progetto era quello di valorizzare la presenza degli studenti con background migratorio attivando le risorse partecipative dei ragazzi stessi e creando un progetto aperto al territorio. Tale obiettivo è stato in buona misura raggiunto. L’attenzione e la simpatia suscitate sui mezzi d’informazione sono un risultato prezioso, soprattutto in tempi in cui crescono sentimenti di chiusura e intolleranza. Sarebbe però imprudente sottovalutare i rischi di insofferenza verso i coetanei di origine straniera da parte dei giovani italiani (Dalla Zuanna, Farina e Strozza, 2009): anche a questi ultimi, quindi, questo progetto intendeva parlare.

Come si è visto, tutti i “nuovi italiani” dell’Istituto “Oriani-Mazzini” appartengono alla prima o alla seconda generazione dell’immigrazione. Governare la loro parabola di integrazione nella nostra società è fondamentale. La scuola italiana – interclassista, multiculturale, gratuita e di massa – ha un ruolo cruciale nel creare le condizioni perché le loro speranze nel futuro non vadano frustrate e siano scongiurati fenomeni di downward assimilation che hanno interessato i Paesi europei con un passato coloniale e una più antica esperienza di immigrazione, quali ad esempio la Francia e la Gran Bretagna (Dalla Zuanna, Farina e Strozza, 2009). In questi Paesi la delusione delle promesse di inclusione sociale è sfociata anche in fenomeni di rivolta sociale (come nelle banlieues francesi alla fine del 2005) o di radicalizzazione di matrice terroristica ad opera di appartenenti alle seconde e terze generazioni, nati e cresciuti come cittadini francesi e inglesi. Per l’Italia, divenuta meta di immigrazione in tempi più recenti, l’attuale generazione di studenti è decisiva. Benché le ostilità che si vanno diffondendo contro l’allargamento dei diritti a questi potenziali nuovi concittadini rappresentino con ogni evidenza battaglie storicamente di retroguardia, occorre tuttavia contrastare gli effetti molto negativi, anche a lungo termine, che esse possono dispiegare sulla convivenza tra i diversi gruppi che compongono la nostra società.

Nel concludere, ritengo doverosa una breve considerazione sull’eco formativa del progetto per la mia figura professionale. Anzitutto, grazie ad esso ho avuto la possibilità di conoscere meglio l’utenza del mio Istituto, scoprendo una realtà numericamente circoscritta, ma socialmente e culturalmente significativa – quella degli studenti neoitaliani con background migratorio – su cui altrimenti, senza l’approccio di ricerca stimolato dal progetto, non avrei avuto modo di raccogliere in tale misura dati, informazioni e riflessioni. I bisogni formativi ed esistenziali avanzati da questi studenti hanno gettato una luce per me parzialmente nuova sulla complessità del ruolo che la scuola è chiamata a svolgere verso la costruzione di una società italiana più armonica, che sappia includere efficacemente anche la grande ricchezza delle vicende biografiche di tutti i nostri giovani e la molteplicità delle loro appartenenze culturali. Durante le fasi di ideazione e realizzazione del progetto, d’altro canto, ho maturato una ragionevole speranza che, nonostante le molte difficoltà, la nostra scuola sia ancora in grado trovare al proprio interno, e mobilitare dall’esterno, le risorse per fare fronte positivamente a questo non facile compito. Per quanto mi riguarda, questa speranza – per così dire – “anticiclica” rispetto a uno spirito dei tempi altrimenti poco rassicurante è un risultato tutt’altro che trascurabile.

 

Bibliografia

Barel B. (2018), Cittadinanza. In P. Morozzo Della Rocca (a cura di), Immigrazione, asilo e cittadinanza. Discipline e orientamenti giurisprudenziali, Santarcangelo di Romagna, Maggioli, pp. 353-392.

Borrini C. e De Sanctis G. (2018), Gli alunni con cittadinanza non italiana a.s. 2016/2017, Roma, MIUR, http://www.miur.gov.it/documents/20182/0/FOCUS+16-17_Studenti+non+italiani/ (consultato il 18 febbraio 2019).

 Borsi L. e Formosa L. (2015), Cittadinanza, Note sull’a.s. n. 2092 trasmesso dalla Camera dei deputati, XVII legislatura, dossier n. 239, Servizio studi del Senato, Roma www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00941909.pdf. (consultato il 18 febbraio 2019). 

Castles S. e Miller M.J. (2009/2012), L’era delle migrazioni. Popoli in movimento nel mondo contemporaneo, Bologna, Odoya.

Colombo M. (2009), Disagio e insoddisfazione a scuola: un ostacolo per il futuro dei giovani migranti?. In E. Besozzi e M. Santagati (a cura di), Giovani stranieri, nuovi cittadini. Le strategie di una generazione ponte, Milano, FrancoAngeli, pp. 153-158.

Colombo E., Domaneschi L. e Marchetti C. (2009), Una nuova generazione di italiani. L’idea di cittadinanza tra i giovani figli di immigrati, Milano, FrancoAngeli.

Dalla Zuanna G., Farina P. e Strozza S. (2009), Nuovi italiani. I giovani immigrati cambieranno il nostro Paese?, Bologna, il Mulino.

Dewey J. (1910/1961), Come pensiamo, Firenze, La Nuova Italia.

Dewey J. (1929/1967), Le fonti di una scienza dell'educazione, Firenze, La Nuova Italia.

Granata A. (2011), Sono qui da una vita. Dialogo aperto con le seconde generazioni, Roma, Carocci.

Granata A. (2015), Diciottenni senza confini. Il capitale interculturale d’Italia, Roma, Carocci.

Maestri M. (2018), Gli studenti non italiani nella scuola milanese. Rilevazione della situazione di inizio a.s. 2017/18, USR Lombardia – AT Milano.

Ricucci R. (2010), Italiani a metà. Giovani stranieri crescono, Bologna, il Mulino.

Santerini M. (2017), Da stranieri a cittadini. Educazione interculturale e mondo globale, Milano, Mondadori.

 

 

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