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Il dialogo interculturale indica un processo di scambio di vedute aperto e rispettoso fra persone e gruppi di origine e tradizioni etniche, culturali, religiose e linguistiche diverse, in uno spirito di comprensione e di rispetto reciproci. La libertà e la capacità di esprimersi, la volontà e la facoltà di ascoltare ciò che gli altri dicono, ne sono elementi indispensabili. Il dialogo interculturale contribuisce all’integrazione politica, sociale, culturale ed economica, nonché alla coesione di società culturalmente diverse. Favorisce l’uguaglianza, la dignità umana e la sensazione di condividere obiettivi comuni. Il dialogo interculturale è volto a far capire meglio le diverse abitudini e visioni del mondo, a rafforzare la cooperazione e la partecipazione (o la libertà di operare scelte), a permettere alle persone di svilupparsi e trasformarsi e, infine, a promuovere la tolleranza e il rispetto per gli altri. (Consiglio d’Europa, 2008, p. 17)

 

In un’epoca storica in cui, sebbene aumenti sempre più la dimensione di interdipendenza e interscambio a livello locale, si continuano a promuovere i valori legati a una prospettiva individualistica (Bauman, 1977), valorizzando competizione, efficienza e standardizzazione (Portera, 2013), parlare di dialogo interculturale, uguaglianza, coesione, obiettivi comuni, cooperazione, tolleranza, rispetto e partecipazione, corrisponde a porsi un difficile obiettivo trascendentale in direzione di speranza, emancipazione e differenza (Contini et al., 2014). Il testo curato da Grant e Portera, Intercultural Education and Competences. Challenges and Answers for the Global World, nasce grazie al dialogo congiunto e interdisciplinare, caro alla prospettiva interculturale, tra autori che esprimono una pluralità di sguardi, riunendosi in un’unica prospettiva comune: l’educazione come strumento per la promozione di pari dignità per ciascun essere umano («living togheter as equals dignity»). Questo dialogo interdisciplinare, reso possibile dalla conferenza internazionale Intercultural Education and Competences for the Global World, tenutasi a Verona nel 2013, ha dato l’occasione per confrontarsi costruttivamente e criticamente sulle tematiche più rilevanti oggetto di analisi del Libro bianco sul dialogo interculturale, testo riflessivo e operativo, pubblicato nel 2008 a seguito dell’intenso lavoro avviato dal Consiglio d’Europa per rispondere alle sfide educative della società globalizzata.

Il volume accompagna il lettore in un complesso ma coerente percorso, guidato da prospettive teoretiche differenti, ma accomunate da uno sguardo rivolto agli obiettivi verso i quali una società globalizzata dovrebbe tendere, avendo cura della sua sfumatura problematica. E’ proprio la sfumatura problematica, riflessiva, aperta, dubitante e critica che dà forza ai contributi, orientati a un approccio che mira a porre domande, piuttosto che a fornire risposte; esplicitando, anche laddove si fa riferimento a possibili modelli, interventi e progettualità, che il testo desidera presentare proposte e non offrire soluzioni.

Al centro, fra tutte, la domanda più importante: quale ruolo per l’educazione nella promozione di competenze interculturali nell’epoca della globalizzazione?

Lontano da una dimensione legata alla qualificazione professionale (Pellerey, 2003), un sapere rigido e puramente operativo, ma più vicina a un ethos interculturale trasversale e flessibile (Tarozzi, 2014), la competenza interculturale è presentata come quella «capacità di orientarsi all’interno di una cultura straniera per comprendere la cultura in azione e non la cultura come oggetto» (Abdallah-Pretceille, 2008, p. 54), congiuntamente, come afferma Deardoff (cit. in Portera, 2014, p. 77), alla «capacità di interagire in modo efficace e adeguato in situazioni interculturali; […] supportata da specifici atteggiamenti e particolari caratteristiche affettive, da conoscenze (inter) culturali, abilità e riflessività».

Le competenze interculturali, pensate nella loro triplice natura (teorica, operativa e riflessiva), sono ritenute elementi indispensabili per ripensare a un incontro/dialogo nel quale i differenti interlocutori possano essere equamente riconosciuti e valorizzati all’interno di una società che, sebbene sempre più multiculturale, rischia anche di essere sempre più etnocentrica e autoreferenziale. Urgente, secondo i 23 autori dei contributi presentati in questo volume, la costruzione di un pensiero che possa andare oltre la località e parzialità degli sguardi, imparando a utilizzare la complessità come strumento di comprensione (Morin, 2000), allenando il proprio pensiero a un continuo decentramento riflessivo, grazie al quale è possibile arricchire il proprio bagaglio culturale, personale e relazionale, senza per questo dover abbandonare i propri preziosi riferimenti culturali e valoriali.

D’altronde, proprio come afferma la famosa citazione dello scrittore George Bernard Shaw:[footnote]Sebbene questa citazione venga ricollegata allo scrittore e drammaturgo George Bernard Shaw, essa non è rintracciabile nei suoi testi. Alcuni approfondimenti attribuiscono la medesima citazione (o citazioni similari) ad altri autori (es: Stanley B. Moore, Charles F. Brannan, Jimmy Durante), http://quoteinvestigator.com/2011/12/13/swap-ideas/, ultimo accesso: 29/03/17).[/footnote]

Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu e io abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un’idea, e io ho un’idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee.

 

Bibliografia

Abdallah-Pretceille M. (2008), Communication interculturelle, apprentissage du divers et de l’altérité, «Congrès international, année européenne du dialogue intercultural, communiquer avec les langues-cultures», http://frl.web.auth.gr/sites/congres/Interventions/FR/Abdalah-pretceille.pdf (ultimo accesso: il 7/02/17)

Bauman Z. (1977), Postmodernity and its discontents, New York, New York University Press.

Consiglio d’Europa (2008), Libro bianco sul dialogo interculturale. «Vivere insieme in pari dignità»http://www.coe.int/t/dg4/intercultural/Source/Pub_White_Paper/WhitePaper_ID_ItalianVersion.pdf (ultimo accesso: il 7/02/17)

Contini M., Demozzi S., Fabbri M. e Tolomelli A. (2014), Deontologia pedagogica. Riflessività e pratiche di resistenza, Milano, FrancoAngeli.

Deardoff D.K. (2006), Intercultural competencethe Key Competence in the 21th Century, Gütersloh, Bertelsmann.

Morin E. (2000), La testa ben fatta: riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero, Milano, Raffaello Cortina.

Pellerey M. (2003), Le competenze individuali e il portfolio, Firenze, La Nuova Italia.

Portera A. (2013), Manuale di pedagogia interculturale, Bari, Laterza.

Portera A. e Grant C.A. (a cura di) (2017), Intercultural Education and Competences. Challenges and Answers for the Global World, Newcastle upon Tyne, UK Cambridge Scholars Publishing.

Tarozzi M. (2014), Building an «intercultural ethos» in teacher education, «Intercultural Education», vol. 25, n. 2, pp. 128-142.

 

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